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I granchi di Leonardo osservati speciali del Montalbano
Cambiamento climatico
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Foto: Montalbano Domani
Leonardo da Vinci li aveva ritratti in varie opere e ora, proprio nel suo paese natale un gruppo di volontari li sta monitorando per proteggerli. I granchi di fiume sono infatti, da un paio d’anni, gli osservati speciali del Montalbano, area collinare toscana a cavallo tra la provincia di Firenze e quella di Pistoia.
Per preservare questa storica popolazione di crostacei l’associazione di appassionati di natura ed escursionismo ‘Montalbano Domani’ sta portando avanti un progetto con le Università di Pisa e Firenze. “Il granchio di fiume - spiega Matteo Tamburini, naturalista e volontario dell’associazione - è una specie relativamente resistente, ma risente molto dello stato dell’ambiente in cui si trova. Monitorarlo è quindi utile per più ragioni”.
Il Potamon fluviatile è l’unica specie di granchio d’acqua dolce nativa presente in Italia. Solitamente vivono nei fiumi e nei ruscelli, dove la corrente rallenta e tollerano anche acque con livelli di ossigeno variabili: per questo resiste ancora oggi una piccola popolazione nel tratto fiorentino dell’Arno.
Il progetto portato avanti nel Montalbano consiste nel monitorare la popolazione presente nei pressi di Anchiano, frazione in cui si trova la casa natale di Leonardo, nel Comune di Vinci. Il monitoraggio parte dall’osservazione, che avviene in notturna, ovvero il momento di maggiore attività del granchio. “Nell’estate appena trascorsa - racconta Matteo Tamburini - abbiamo effettuato sei campionamenti, ai quali hanno partecipato in tutto una ventina di volontari. Andavamo in gruppetti di massimo 3-4 persone alla volta per non arrecare troppo disturbo al delicato ecosistema attraversato. I volontari formati dall’associazione avevano il compito di osservare e segnalare la presenza dei crostacei, ma senza manipolarli”.
Il Potamon è infatti protetto da una legge della Regione Toscana, che li tutela e, tra le altre cose, ne impedisce la manipolazione, se non a chi è autorizzato. “Tramite il protocollo che abbiamo stipulato con le Università ho avuto l’autorizzazione alla manipolazione, in quanto naturalista con esperienza. - spiega Tamburini - Per questo ho potuto marcarli e valutarne così la presenza, la misura e il peso”.
Nelle sei uscite dell’associazione ne sono stati trovati oltre cinquanta, mentre nel 2023 se ne erano segnalati non più di venti. “I risultati del 2024 sono incoraggianti ma dobbiamo proseguire nel monitoraggio per qualche anno ancora. I granchi sono delle buone sentinelle per capire lo stato di salute del territorio”.
I granchi d’acqua dolce, infatti, evitano le rive prive o povere di copertura arborea perché non gradiscono l’esposizione diretta al sole e le variazioni repentine di temperatura. Se i granchi cominciano a sparire, quindi, significa che qualcosa non va. Secondo la IUCN (Unione internazionale per la conservazione della natura), i principali fattori di minaccia per questa specie sono la cattura e il prelievo degli esemplari, il disturbo dell’habitat e l’inquinamento.
“Insieme all’associazione di divulgazione scientifica JamLab Odv - prosegue Tamburini - vorremmo installare nell’area una centralina low tech per la raccolta di dati. Ci interessa infatti capire qual'è la temperatura costante, quale il livello dell’acqua. Questo ultimo dato, ad esempio, ci permetterebbe di capire anche quanta acqua viene sottratta legalmente o illegalmente”.
Un altro parametro da tenere presente è poi quello del disboscamento. “Il taglio ceduo del bosco - prosegue Matteo Tamburini - a cicli molto ravvicinati sottopone il terreno a uno stress molto forte. Oltre a lasciare un bosco povero a livello di biodiversità, questo tipo di taglio crea erosione. L’erosione porta il sedimento e l’argilla che rende torbida l’acqua dei fiumi. Gli animali che usano le branchie per respirare si possono quindi trovare in difficoltà, per non parlare della tenuta idrogeologica del territorio”.
A questo si aggiunge poi il cambiamento climatico. “La crisi climatica può portare a periodi di estrema siccità o a improvvise piogge torrenziali che alterano le condizioni necessarie affinché molte specie possano portare a termine il proprio ciclo biologico. Aumenti eccezionali della portata dei torrenti dovuti ai sempre più comuni eventi piovosi “fuori scala”, possono danneggiare o addirittura compromettere, solo per citarne una, la riproduzione di una intera popolazione di salamandrina dagli occhiali (Salamandrina perspicillata), anfibio segnalato sul Montalbano e protetto dalla direttiva Habitat. La salamandrina dagli occhiali e la salamandra pezzata (Salamandra salamandra) come altre specie dal notevole valore conservazionistico, popolano da sempre i torrenti del Montalbano e vorremmo che rimanessero ancora per molto tempo”.
Il granchio caro a Leonardo può quindi essere utile per fornire una panoramica dell’ambiente circostante. “L’obiettivo dell’associazione - conclude il naturalista - è quello di far diventare il Potamon la nostra ‘specie bandiera’ per aumentare la consapevolezza sulla biodiversità, far sì che chi frequenta questa area comprenda il valore ambientale che ci circonda e per rendere l’area del Montalbano più protetta”.
Alice Pistolesi

Giornalista, è laureata in Scienze politiche e Internazionali e in Studi Internazionali all’Università di Pisa. Viaggia per scrivere e per documentare, concentrandosi in particolare su popolazioni oppresse e che rivendicano autonomia o autodeterminazione. È redattrice del volume Atlante delle guerre e dei conflitti del mondo e del sito Atlanteguerre.it dove pubblica dossier tematici di approfondimento su temi globali, reportage. È impegnata in progetti di educazione alla mondializzazione e alla Pace nelle scuole e svolge incontri formativi. Pubblica da freelance su varie testate italiane tra le quali Unimondo.org.