Estati all’ozono… cosa succede?

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Foto: I2.wp.com

Ozono, gas formato da 3 atomi di ossigeno. Dove si trova in natura? In concentrazioni rilevanti negli strati alti dell’atmosfera terrestre, a protezione dalla radiazione ultravioletta; in concentrazioni più basse negli strati inferiori dell’atmosfera, escluse quelle aree in cui la presenza di alcuni inquinanti chimici (specie quelli dotati di particolare reattività come il monossido di azoto e i composti organici volatili) combinati con fattori meteo-climatici come le alte temperature estive, può indurne l’aumento della concentrazione.

Un aumento chiamato “smog fotochimico, esito di reazioni complesse e non lineari che determinano un “ciclo” dell’ozono di cui una cosa è indubbia: per ridurre gli effetti sulla salute e sull’ecosistema determinati da elevate concentrazioni a livello del suolo occorre agire sulle fonti dei precursori sui quali l’uomo può esercitare un controllo, ovvero sugli inquinanti più significativi. Quali? Le emissioni da trasporto su strada, la produzione e l’utilizzo di solventi organici o di preparati che li contengono, i processi di combustione nella produzione di energia e nell’industria. Ma perché è così preoccupante la presenza di ozono in troposfera?

A causa del suo elevato potere ossidante, la presenza di ozono a livello del suolo è dannosa per la salute umana (effetti acuti irritanti e conseguenze sull’apparato respiratorio, ma ancora non sono note le conseguenze a lungo termine); è pericoloso anche per animali e piante, di queste ultime influenzando per esempio fotosintesi e crescita ed entrando nel processo di formazione delle piogge acide; non solo, l’ozono è anche causa di deterioramento per i materiali e riduce la visibilità. L’OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) nelle sue Linee guida sulla qualità dell’aria, raccomanda di non superare nel corso dell’anno una massima media giornaliera sulle 8 ore pari a 100 µg/m3. E in Italia? I valori limite di riferimento stabiliscono una soglia di allarme di 240 µg/m3 come massima media oraria (D.Lgs. 155/2010), oltre la quale scattano le misure previste dai piani d’azione comunali.

La rete di monitoraggio dell’ozono comprende circa 350 stazioni su tutto il territorio nazionale, i cui dati vengono resi disponibili in specifici report annuali dedicati, nonché con bollettini giornalieri. Nel 2019, a livello nazionale, l’obiettivo a lungo termine per la protezione della salute umana per l’ozono è stato superato nel 91,7% delle stazioni di monitoraggio SNPA. Nei primi mesi del 2020 la situazione presenta inevitabilmente uno scenario migliore, dovuto anche alle settimane di lockdown durante le quali molte attività hanno subito uno stop forzato. Rimane in ogni caso vigile lo sguardo sui dati che si stanno raccogliendo, sia per la ripresa di gran parte delle attività sospese, sia per le temperature elevate che si stanno registrando nella stagione estiva in corso, anche se un bilancio definitivo sarà possibile solo dopo che saranno disponibili i dati dei mesi di agosto e settembre. 

Possiamo però comunque ipotizzare che avremo per il 2020 dati più contenuti rispetto a quelli registrati nel corso del 2019il che dovrebbe farci riflettere proprio su quei due citati aspetti che determinano l’aumento di concentrazione di ozono, ovvero fattori inquinanti e temperature elevate, che inevitabilmente ci riportano, come spesso accade, all’impatto dell’azione dell’uomo. Attività di sfruttamento pesante delle risorse e di scarsa attenzione alle conseguenze provocate e altrettanto scarsa capacità di guardare lontano anche alla luce dei cambiamenti climatici in atto sono evidenti aspetti connessi al nostro modo di vivere, il cui miglioramento non può essere affidato solo all’utilizzo di avanguardistici sistemi di lettura, previsione e monitoraggio di dati, benché preziosi e indispensabili. Abbiamo bisogno di qualcosa di più: fare leva sul senso di responsabilità delle scelte politiche e di ciascuno di noi, orientandole sempre più ad azioni e decisioni che garantiscano un minor impatto sulla salute della terra… e di chi la abita. 

Anna Molinari

Giornalista freelance e formatrice, laureata in Scienze filosofiche, collabora con diverse realtà sui temi della comunicazione ambientale. Gestisce il progetto indipendente www.ecoselvatica.it per la divulgazione filosofica in natura attraverso laboratori e approfondimenti. È istruttrice CSEN di Forest Bathing. Ha pubblicato i libri Ventodentro (2020) e Come perla in conchiglia (2024). Per la testata si occupa principalmente di tematiche legate a fauna selvatica, aree protette e tutela del territorio e delle comunità locali.

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