Ecuador: 35 milioni di dollari per salvare l’Amazzonia dallo sfruttamento petrolifero

Stampa

Trentacinque milioni di dollari. Questa la cifra che l’Italia ha deciso di impegnare in Ecuador affinché il Paese sudamericano desista dall’estrazione di petrolio in un’area della foresta amazzonica particolarmente interessante sotto il profilo della biodiversità, come ha affermato il sottosegretario agli Esteri Vincenzo Scotti, in visita ufficiale a Quito. Per il Vice-Cancelliere Kintto Lucas: “È importante che un paese come l’Italia abbia accolto favorevolmente la proposta ecuatoriana e si sia impegnata ad assumere la proposta post-Kioto”.

Il Yasuní-ITT è un progetto che l’Ecuador ha varato dal 2007 con l’intento di captare denaro dalla comunità internazionale. Il fine: evitare lo sfruttamento di circa 846 milioni di barili di greggio pesante, nettamente più inquinante del cosiddetto greggio leggero. Non si tratta di denaro che verrà versato nelle casse ecuatoriane, ma sottratto dal debito che questo Paese ha contratto con l’Italia e che non sarà restituito, ma convertito in opere a sostegno, della salvaguardia ambientale.

Il meccanismo denominato “canje de deuda”, letteralmente scambio del debito, è conosciuto e rodato. Altra operazione simile è stata effettuata in Perù attraverso il Fondo italo –peruviano (Fip), a supporto dello sviluppo sociale e delle infrastrutture della nazione andina. Il ministro degli Esteri dell’Ecuador Ricardo Patiño fondatore della rete “Giubileo 2000” di Guayaquil in un comunicato ha fatto sapere che il denaro verrà depositato in un fondo fiduciario aperto proprio per ricevere apporti internazionali.

Secondo il documento stilato dal dicastero degli esteri di questo Paese andino, l’Italia si sarebbe impegnata a diffondere questa iniziativa anche in seno all’Unione Europea con l’intento di sensibilizzare non solo i singoli membri della UE, ma l’intero blocco. I 35 milioni di dollari di cui si fa carico l’Italia sono un segnale importante, però rappresentano solo una minima parte di quello che L’Ecuador spera e vorrebbe raccogliere. All’appello, per proteggere questo pezzo d’Amazzonia, mancano ancora 3.600 milioni di dollari. La Germania, capofila del piccolo gruppo di paesi (tra cui Svezia, Spagna, Francia, Italia e Svizzera) che hanno accettato di sostenere la proposta, si è impegnata a versare 50 milioni di dollari l'anno per 13 anni.

«Il modo migliore di ridurre le emissioni di gas serra è non estrarre più combustibili fossili», spiega Ivonne Yanez di Acción Ecologica, una delle organizzazioni di maggior spicco della campagna internazionale contro lo sfruttamento petrolifero Oilwatch. L’Ecuador è un paese dove il greggio conta per il 60% delle esportazioni. Eppure, come in molti altri paesi ricchi di risorse naturali, la gran parte della popolazione vive sotto la soglia della povertà. Il petrolio non ha generato l’effetto «a goccia» tanto declamato dalle istituzioni finanziarie internazionali, come la Banca Mondiale, che continuano a finanziare il settore estrattivo.

Al contrario, in Ecuador lo sfruttamento dell’oro nero si associa con devastanti danni ambientali e violazioni dei diritti delle comunità indigene. La frontiera del petrolio sta arrivando in zone del territorio molto fragili, ad alta biodiversità e abitate da popoli indigeni che ancora oggi vivono in isolamento volontario, come i Tagaeri e i Taromenane.

Chiedere oggi l’istituzione di “territori liberi dall’estrazione del petrolio” significa proteggere i diritti di queste popolazioni e tutelare una delle ricchezze più grandi dell’umanità, nel caso dell’Ecuador la foresta amazzonica. La campagna, iniziata in Ecuador per il territorio del parco nazionale di Yasunì, si sta espandendo sia in altri paesi del bacino amazzonico che in paesi dove è presente Oilwatch.

L’Osservatorio sull’America Latina SELVAS ha accompagnato fin dall’inizio questa campagna internazionale per la cancellazione del debito ecologico. Nel 2007 ha realizzando in Ecuador una missione di giornalisti italiani di verifica su ambiente e diritti umani, sul banco degli imputati, per le devastazioni sociali e ambientali dell’Amazzonia e dei popoli della regione Andina, siede anche l’impresa italiana Eni/AGIP.

Per mantenere accesa la mobilitazione internazionale l’Osservatorio SELVAS sta da tempo collaborando con il Comitato per la cancellazione del debito estero del Terzo Mondo CADTM di Bruxel, diretto da Eric Toussaint.

"Quanto è accaduto in Ecuador - dice De Marzo, coordinatore di A Sud - è la dimostrazione di come i movimenti, in un quadro costituzionale nuovo, possano trovare punti di incontro con i governi, momenti di relazione". Joan Martinez Alier - Professore di economia ecologica alla Università Autonoma di Barcellona, autore del libro De la economia ecologica al ecologismo popular”- Icaria Editorial, sottolinea che “il debito ecologico dei paesi del Sud, India e Africa e Latino America, se lo contassimo, è molto più grande del debito economico che questi paesi hanno con i governi occidentali. Questa diseguaglianza economica va sanata.

La Itt Yasuni è una grande riserva di bio-diversità, una foresta nel cui sottosuole c’è uno dei più grandi giacimenti di petrolio del Sud America. L’idea è tenere l’olio sotto terra. L’Ecuador fa un sacrificio economico, forse di trecento milioni di dollari per anno, per 20 anni. In cambio di questo sacrificio tutti i paesi occidentali contribuiscono, per la metà della perdita. Il Presidente Correa ha proposto ai governi occidentali di dare questi soldi sotto forma di condono del debito economico».

Presentando il mio libro “In debito con i diritti”, per studiare l’impatto del debito estero nell’infanzia lavoratrice e le conseguenze dell’immigrazione nella disgregazione familiare allo stesso Vice Cancelliere Lucas Kintto nell’aprile scorso, mi ha ripetuto le parole indirizzate al sottosegretario Scotti: “esprimo la preoccupazione dell’Ecuador relativa alla politica migratoria adottata dal Governo italiano che discrimina gli emigrati dell’Ecuador che si trovano in situazione irregolare”.

Cristiano Morsolin

(Operatore di reti internazionali per la difesa dei diritti umani in America Latina)

Ultime su questo tema

Clima e climatizzatori!

18 Agosto 2025
I condizionatori d’aria mitigano la crisi climatica che contribuiscono ad aggravare? (Alessandro Graziadei)

Cosa dobbiamo raccontare ancora, di questo diabolico Risiko? Il punto

25 Luglio 2025
Si parte confine fra Thailandia e Cambogia, con una nuova guerra che pare prendere forma da vecchie dispute. (Raffaele Crocco)

Zuppa mediterranea

23 Luglio 2025
ll Mar Mediterraneo, uno dei principali hotspot climatici a livello globale, continua a scaldarsi. (Alessandro Graziadei)

Accompagnare il declino?

15 Luglio 2025
Le Terre Alte hanno veramente intrapreso un percorso di spopolamento irreversibile? (Alessandro Graziadei)

Oltre 295 milioni di persone nel mondo hanno sofferto di fame acuta nel 2024

08 Luglio 2025
Insicurezza alimentare e malnutrizione sono in aumento, colpiti 38 milioni di bambini sotto i cinque anni. Il numero di quanti soffrono di fame catastrofica è più che raddoppiato, raggiungendo 1,9...

Video

Roghi in California: la solidarietà dei giovani greci di Mati