Cuba: conferenza mondiale sulla desertificazione

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Si svolge all'Avana (Cuba) dal 25 agosto al 5 settembre la Sesta Conferenza delle Parti della Convenzione Onu per la Lotta alla desertificazione, che vede la partecipazione di venti capi di stato, un centinaio di ministri, esperti scientifici, rappresentanti di governi, parlamentari, membri delle agenzie ambientali e delle istituzioni finanziarie e esponenti di ben 658 organizzazioni non governative.

La desertificazione ha già raggiunto più di 4 miliardi di ettari di territorio nel mondo e danneggia direttamente più di un miliardo di persone mostrando una tendenza all'incremento.

Gisela Alonso, presidente dell'Agenzia cubana dell'Ambiente assicura che l'origine del fenomeno è il super sfruttamento, la distruzione delle foreste e l'utilizzo intensivo e non razionale delle risorse naturali. Sull'isola - precisa la signora Alonso - "quasi il 76% del suolo potenzialmente agricolo presenta un certo grado di danneggiamento sia per l'erosione che per la salinità o compattazione".

Per l'Italia il portavocedi Legambiente, Roberto Della Seta intervenuto sulle proposte avanzate nel corso della Conferenza ha sostenuto che "contro la desertificazione non basta spendere quattrini nel tentativo di limitare i danni. Se non vogliamo che l'avanzata del deserto diventi inesorabile, a poco servono progetti ed investimenti di mitigazione se nulla di serio si fa sul fronte delle emissioni di gas serra. E' lì che vanno cercate le cause del fenomeno ed è lì che si deve intervenire. (...) E' quindi dal protocollo di Kyoto che bisogna ripartire, anche quando si parla di depauperamento dei suoli. E non bisogna lasciarsi ingannare dalla sensazione che il fenomeno non ci riguardi: i dati a disposizione dimostrano come il fronte caldo della desertificazione abbia già raggiunto il nostro Paese. Un Paese in cui, tuttavia, le emissioni di Co2 continuano colpevolmente a crescere".

Intanto il Protocollo firmato a Kyoto nel 1997 è ancora in attesa di entrare in vigore. "Non solo non è stato raggiunto il numero di ratifiche necessarie (servono 55 Paesi che abbiano almeno il 55% di peso inquinante) - riporta GRACES - ma anche chi più di ogni altro spinge per l'attuazione del Protocollo in realtà non riesce a rispettare il programma di riduzione di emissione dei gas serra. È il caso dell'Unione europea, il cui commissario all'Ambiente Margot Wallstrom ha recentemente strigliato i dieci Paesi su 15 (tra cui l'Italia) che sono ancora ben lontani dagli obiettivi dichiarati. Addirittura, nel 2000 e 2001 nell'Ue c'è stato un aumento delle emissioni (+1%)".

C'è comunque chi con determinazione si oppone all'avanzata del deserto; il progetto Tree is life (L'albero è vita) ha avviato in Kenya un programma per piantare alberi per rispondere all'indiscriminata deforestazione cui consegue siccità prolungata.

Fonti: UNCCD, Legambiente, Tree is life.

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