Clima: effetto serra, allarme dell'Ue

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Se non saranno presi provvedimenti sulle emissioni dannose, il riscaldamento globale potrebbe costare all'Europa migliaia di vite entro i prossimi 70 anni. E' la conclusione dello studio sulla situazione climatica e ambientale elaborato dalla Commissione europea e pubblicato ieri dal Financial Times. Il rapporto Ue evidenzia due possibili scenari: il primo prevede un innalzamento della temperatura di 2,2 gradi; il secondo, più tragico, prevede un innalzamento di 3 gradi. In entrambi i casi, entro un decennio, circa 11.000 persone in più potrebbero morire ogni anno a causa del caldo, mentre l'innalzamento del livello del mare causerebbe danni per un valore di miliardi di euro. Successivamente, nel caso del primo scenario (+2,2 gradi), quasi 29.000 persone in più potrebbero morire ogni anno nel Sud Europa dal 2071.

Il quadro più grave riguarda proprio l'Italia che, insieme alla Spagna, potrebbe essere destinata a soffrire maggiormente questa situazione catastrofica a causa, si legge nel rapporto, di "siccità, riduzione della fertilità del suolo, incendi e altri fattori dovuti al cambiamento di clima". Già nel 2020, in caso di innalzamento della temperatura di 2,2 gradi, la spesa per far fronte al disastro delle coste potrebbe essere di 4,4 miliardi di euro; nel caso del secondo scenario (+3 gradi) la spesa aumenterebbe a 5,9 miliardi e potrebbe crescere a 42,5 miliardi nel 2080. Eppure "la riduzione delle emissioni globali nel 2050 ad un livello che sia inferiore del 25% rispetto al 1990 - conclude lo studio Ue - è fattibile sia tecnicamente sia economicamente".

Le emissioni mondiali di carbonio imputabili ai combustibili fossili hanno raggiunto il picco record di 7,9 miliardi di tonnellate, circa il 3% in più rispetto all'anno precedente - segnala il Wwf. Il 50% delle emissioni di carbonio dovute alla produzione di energia sono imputabili a quattro soli paesi: Stati Uniti, Cina, Russia e Giappone. La notizia è stata diffusa nei giorni scorsi dall'Earth Policy, l'istituto americano di ricerca sullo sviluppo sostenibile diretto da Lester Brown. Il 40% circa delle emissioni dovute alla produzione di energia deriva dall'uso di combustibili fossili (ad esempio petrolio, carbone e gas naturale) per generare energia elettrica. Secondo in ordine d'importanza è il settore dei trasporti, con il 20% del totale.

Intanto il surriscaldamento terrestre continua inesorabile. Tra le conseguenze vi è quella relativa ai ghiacciai del Tibet, che si stanno sciogliendo al ritmo di 131,4 chilometri quadrati all'anno, informa un rapporto del China Geological Survey Bureau. E se non si interverrà contro il riscaldamento del pianeta altri 13mila chilometri quadrati di ghiaccio potrebbero sciogliersi entro il 2050, alterando l'equilibrio idrico della regione. La notizia segue quella degli scorsi giorni con la prima isola abitata, Lohachara nel Golfo del Bengala che è andata sommersa a causa del surriscaldamento terrestre e del conseguente innalzamento delle acque e del gigantesco iceberg che si è staccato da un'isola canadese dell'Artico.

E sarà nelle sale in Italia venerdì 19 gennaio il film "Una scomoda verità" sui rischi che il pianeta corre a causa dei gas serra. Il film-documentario, girato dal regista Davis Guggenheim, vede protagonista il vice presidente Al Gore il quale, in seguito alla sconfitta subita alle elezioni del 2000, ha deciso di dedicarsi alla salvaguardia del pianeta. [GB]

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