Clima: banner di Greenpeace sul Rosa, Legambiente replica a Scajola sul nucleare

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Nei giorni scorsi Greenpeace ha posizionato sul Monte Rosa un banner di 5200 metri quadri con la scritta "Our Climate – Your Decision!" per ricordare ai capi di governo è la prossima Conferenza sul clima di Copenhagen (7-19 dicembre) sarà il momento delle decisioni importanti sul proseguimento del Protocollo di Kyoto. Oltre al banner-record, Greenpeace ha installato sul ghiacciaio di Gorner un campo di protezione del clima, con lo scopo di mostrare la pericolosità dei cambiamenti climatici e la necessità di un'azione urgente.

"In quanto paesi alpini, l'Italia e la Svizzera sono toccati in modo particolare dal riscaldamento globale, con gran parte dei ghiacciai in ritirata. Le conseguenze sul clima – come indicato dagli scienziati membri dell'Ipcc (il panel dell'Onu che studia i cambiamenti climatici) – sono potenzialmente devastanti" - spiega Greenpeace. "Per questo è fondamentale mantenere l'aumento delle temperature terrestri al di sotto di +2 gradi centigradi (finora la crescita è stata di 0.7 gradi). I leader mondiali, in occasione dell'ultimo G8, hanno accettato l'obiettivo 2 gradi, ma non hanno indicato il modo in cui verrà raggiunto. L'azione sul Monte Rosa è un memo, in vista della Conferenza sul clima di Copenhagen, il prossimo dicembre".

I paesi maggiormente responsabili dei cambiamenti climatici – tra i quali l'Italia – devono dare l'esempio. Greenpeace indirizza due richieste principali al Governo italiano e alle altre nazioni industrializzate: ridurre le proprie emissioni di CO2 del 40 per cento (rispetto al livello del 1990) da qui al 2020, e portarle il più vicino possibile a zero entro il 2050; fornire risorse finanziarie ai Paesi in Via di Sviluppo pari ad almeno 110 miliardi di euro all'anno fino al 2020 per lo sviluppo delle rinnovabili, per fermare la distruzione delle ultime foreste tropicali, e per adattarsi agli inevitabili impatti del cambiamento climatico. "Senza precisi impegni in questo senso, l'obiettivo di mantenere l'aumento della temperatura media al di sotto dei 2 gradi sarà come scritto nella sabbia, e quindi impossibile da raggiungere" - evidenzia l'associazione.

E sempre in tema di riduzione delle emissioni Legambiente replica alle dichiarazioni del Ministro dello Sviluppo Economico Claudio Scajola sul ritorno al nucleare dell'Italia. “Il ritorno al nucleare comporta solo grandi rischi, alti costi e nessun vantaggio per il clima”. Secondo Legambiente infatti "non ci sarà nessun vantaggio per la riduzione di emissioni in atmosfera: al 2020, infatti, se tutto va bene ci sarà una centrale operativa che ridurrà le emissioni per poco più di 4 mln di ton, che, a fronte di una produzione odierna di 552,8 mln/T annue in Italia di CO2, corrisponde allo 0,7%. Tutto ciò al netto della produzione di CO2 di tutta la filiera, perché alcuni studi recenti hanno calcolato che se si considera tutto il ciclo di lavorazione, per ogni kwh di produzione con il nucleare si emette la stessa quantità di CO2 di un kwh prodotto con il ciclo combinato. Il nucleare servirà poi solo alla produzione di elettricità settore responsabile delle emissioni di CO2 per il 18-20% del totale, che non tocca gli altri grandi responsabili, i trasporti e la residenzialità".

“Il Governo - ha sottolineato il presidente di Legambiente Vittorio Cogliati Dezza – continua a ripetere i soliti luoghi comuni sul nucleare, alimentando solo false speranze sull’energia dell’atomo, mentre in realtà il suo utilizzo non potrà risolvere la crisi economica ed energetica. Non è un caso, infatti, che l’amministratore delegato dell’Enel Fulvio Conti abbia chiesto al Governo una soglia minima garantita nelle tariffe di vendita. In sostanza dunque questa scelta energetica potrà solo esporre il Paese ad un grosso rischio, perché anche con il massimo controllo non sarà possibile eliminare in modo assoluto la possibilità di incidenti. E’ assurdo pertanto mettere a repentaglio la sicurezza del Paese per un’energia che non offrirà vantaggi economici e ambientali, mentre abbiamo a disposizione l’energia del vento e del sole, risposta immediata e reale ai cambiamenti climatici e ai costi in bolletta degli italiani”.

Secondo un recente rapporto del WWF i Paesi industrializzati sono ancora lontani dalla riduzione auspicabile di almeno il 40% delle emissioni entro il 2020 rispetto ai livelli del 1990 (di cui il 30-35% realizzate su territorio nazionale) e la riduzione del 95% delle emissioni entro il 2050. Il WWF ha realizzato una miniguida sul problema del riscaldamento globale.

Anche Unimondo ha realizzato una serie di guide sui temi del cambiamento climatico, del CO2, delle energie rinnovabili, dell'energia nucleare e sul tema del petrolio. [GB]

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