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Cambiamento climatico: 10 ragioni per essere ottimisti
Cambiamento climatico
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Foto: Theguardian.com
Provocazione, utopia, speranza o realtà? Il The Guardian sfida l'opinione comune preponendo questo "Cambiamento climatico: 10 ragioni per essere ottimisti" e cacciare lo spettro del riscaldamento globale.
1) Barack Obama ha inaugurato il suo secondo mandato presidenziale con la promessa di «Cacciare lo spettro del riscaldamento globale».
Detto fatto: la sua amministrazione ha annunciato misure storiche per ridurre del 30% le emissioni delle centrali elettriche statunitensi. In soldoni, prendendo come base i livelli registrati nel 2005, il Governo statunitense prevede di tagliare la Co2 prodotta dal settore energetico del 26-27% entro il 2020 e del 30% entro il 2030. Ogni Stato Usa potrà scegliere come raggiungere l’obiettivo, dosando e combinando i vari ingredienti: il passaggio dal carbone al gas nella produzione elettrica, l’incremento dell’efficienza energetica, gli obblighi di produzione da rinnovabili... Gli obiettivi indicati dall’Epa, l’agenzia per l’ambiente Usa, sono in un decreto che entrerà in vigore tra un anno. Vedremo.
2) La Cina ha avviato un piano per il controllo delle centrali a carbone
Sulla spinta dell’entusiasmo obamiano (sarà?) anche la dirigenza cinese pare voler agire sul controllo delle emissioni di carbonio. Praticamente in concomitanza con l’annuncio del “Piano Obama taglia emissioni”, He Jiankun, presidente del Comitato consultivo della Cina sul cambiamento climatico, ha illustrato alla Reuters un programma di 5 anni volto a ridurre le emissioni di Co2 nel Paese stabilendo un tetto massimo da non sforare. Come faranno? Agendo su due fronti: intensità e valore massimo. La notizia sta nel fatto che questa è la prima volta che la promessa proviene da un’autorità vicina all’establishment cinese ed è la prima volta che la Cina si trova a stabilire un tetto massimo da non oltrepassare. Per ora ci dobbiamo accontentare dell’intenzione nell’attesa di numeri precisi e quindi obiettivi raggiunti.
3) Il costo della produzione di energia solare è calato drasticamente
In sei mesi è sceso di due terzi. Addirittura a giugno, nello stato del Queensland, in Australia, il prezzo dell’elettricità è andato sotto zero, in gran parte grazie ai pannelli installati dai privati. E sempre quest’anno, Regno Unito, Germania e altri stati europei hanno stabilito il record di produzione di energia solare.
4) Le campagne contro i combustibili ottengono ottimi risultati
Tanto che dozzine di città, istituzioni e investitori iniziano a spostare le risorse altrove. Per esempio, ne è stata avviata una nel Regno Unito 18 mesi fa e già si nota uno spostamento di capitali. Campagne simili sono state infatti intraprese in passato, per azzoppare l’apartheid in Sud Africa o contro le compagnie del tabacco. Ma nessuna prima d’ora aveva dato risultati così rapida.
5) Le donne bangladesi si specializzano in energie rinnovabili
Secondo le Nazioni Unite le più colpite dal global warming saranno le donne, le stesse che vanno a riempire le fila degli strati di popolazione più povera. Ora però, proprio dall’emancipazione femminile potrebbe passare la strada del potenziamento dell’energia pulita a scapito di quella fossile: in Bangladesh tante donne stanno diventando operaie specializzate in energie rinnovabili. L’intenzione del Governo è utilizzarle per portare la luce ai 95 milioni di bangladesi che ancora non hanno accesso all’energia elettrica.
6) Le rinnovabili la faranno da padrone nel nuovo sistema energetico
Cala il prezzo delle tecnologie, mentre crescono innovazione e interventi governativi: la strada dell’energia pulita sembra essere in discesa. Dopo l’arresto nei primi dieci anni del 2000, ora, stando ai dati, l’incremento pare inarrestabile. La buona dose di fiducia nel settore ha fatto crescere gli investimenti con ritmi che la maggior parte delle industrie possono solo sognare. Un esempio? Nel 2013 gli investitori hanno contribuito con 268.2 miliardi di dollari ai progetti sulle rinnovabili, 5 volte di più che nel 2004.
7) In Europa usiamo il 15% di energia in meno rispetto al 2000
Le campagne sul risparmio energetico stanno dando i loro frutti. Le case sono più efficienti, e i consumi di energia domestica europei sono calati del 15.5% dal 2000 al 2011. Nei Paesi in via di Sviluppo, dove l’urbanizzazione cresce a dismisura, si apre una «finestra di grandi opportunità» per il costruire nel futuro case ecocompatibili ed efficienti dal punto di vista energetico. Sin dal 2009, un programma delle Nazioni Unite si occupa inoltre di formare i costruttori locali in Tailandia, Brasile, India e Bangladesh per realizzare progetti di “abitazioni sociali” sostenuti da palazzi attenti al risparmio energetico e alimentati da energie rinnovabili a basso costo.
8) Tagliare le emissioni è diventato un imperativo
Un recente rapporto Wwf/Ceres ha rivelato come 53 tra le 100 maggiori compagnie statunitensi (le famose Fortune 100 Companies) hanno tagliato le emissioni di 58 000 miliardi di Co2 solo nel 2012, più o meno l’equivalente delle emissioni del Perù. Un risultato ottenuto soprattutto migliorando l’efficienza energetica, ma anche rivolgersi a fonti rinnovabili ha avuto il suo ruolo. Ogni megatone (mille tonnellate) risparmiato si traduce in un risparmio di 19 dollari, per un totale di 1.1 miliardi. Non male, vero?
9) Il petrolio diventa sempre più raro e più costoso
Trovare ed estrarre il petrolio comporta costi sempre maggiori. Ci segnala The Wall Street Journal che le spese per gli investimenti totali dei giganti petroliferi Chevron, Exxon Mobil e Royal Dutch Shell sono aumentate di 70 miliardi di sterline nel 2013, e nello stesso tempo le stesse compagnie hanno registrato deficit di bilancio dovuti alla necessità di scavare nuovi pozzi. C’est la vie.
10) Le auto elettriche conquistano il mercato
Dal 2011 le vendite di auto elettriche sono raddoppiate ogni anno. I consumatori gradiscono sempre più questa tecnologia tanto che la curva di crescita è esponenziale. Solo 5 anni fa la tecnologia era appena un prototipo, un espediente futuristico che non poteva avere impatto serio sul mercato. Oggi, in Norvegia un’auto su 100 è elettrica. Ne girano 174.000 negli Stati Uniti, 68.000 in Giappone e 45.000 in Cina…
Da: The Guardian