Cambiamenti climatici: l’IPCC pubblica la prima parte del Rapporto

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In questi giorni è stato presentato a Ginevra il “Climate change 2021: the Physical Science Basis”, prima parte del Sesto Rapporto dell’ IPCC (Intergovernmental Panel on Climate Change) sulla Valutazione scientifica dello stato delle conoscenze sul clima e i cambiamenti climatici (Assessment Report - AR6)

Il Rapporto è stato pubblicato dall’Intergovernmental Panel on Climate Change (IPCC), il principale organismo internazionale per la valutazione dei cambiamenti climatici. L'IPCC, istituito nel 1988 dalle Agenzie delle Nazioni Unite UNEP (Programma ONU per l’Ambiente) e WMO (Organizzazione Meteorologica Mondiale), ha il compito di redigere a scadenza regolare rapporti di valutazione sulle conoscenze scientifiche relative al cambiamento climatico, ai suoi impatti e rischi, e alle possibilità di mitigazione e adattamento. Attualmente fanno parte di questo organismo intergovernativo 195 Paesi e vi collaborano, su base volontaria e non retribuita, migliaia di ricercatori provenienti da tutto il mondo, che contribuiscono alla redazione dei rapporti. L’IPCC esamina e valuta le più recenti informazioni scientifiche, tecniche e socio-economiche importanti per la comprensione dei cambiamenti climatici.

Il rapporto avrà certamente un'influenza importante sulla prossima Conferenza Internazionale sul Clima dell’ONU, che si terrà a Glasgow dal 1° al 12 novembre 2021 e che vedrà riuniti i leader di stato e di governo col fine di elaborare nuove strategie per mitigare gli effetti del cambiamento climatico in atto. Già in passato le valutazioni IPCC si sono dimostrate importanti nel fornire le basi scientifiche per le negoziazioni: il Second Assessment Report (AR2) dell’IPCC del 1995 ha fornito, ad esempio, un contributo chiave per l’adozione del Protocollo di Kyoto, sottoscritto in attuazione della Convenzione ONU sui cambiamenti climatici (Rio 1992) ed entrato in vigore nel 2005 impegnando i Paesi sottoscrittori ad una riduzione delle proprie emissioni di gas ad effetto serra.

A riconoscimento di questo ruolo, nel 2007 l’IPCC è stato insignito del premio Nobel per la Pace.  Clima e Guerra.

La struttura organizzativa dell’IPCC prevede tre gruppi di lavoro, ciascuno dei quali è composto mediamente da 200-250 scienziati scelti su proposta dei singoli governi dal Bureau IPCC. Ogni singolo gruppo di lavoro si dedica a una delle tre sezioni che, nel loro insieme, compongono il Rapporto di Valutazione:

  • Gruppo di lavoro I: si occupa degli aspetti scientifici del sistema clima e dei cambiamenti climatici; il Rapporto presentato a Ginevra il 9 agosto è l'elaborato finale di questo gruppo di lavoro.
  • Gruppo di lavoro II: approfondisce la valutazione della vulnerabilità dei sistemi naturali e socio-economici, gli impatti dei cambiamenti climatici e le opzioni di adattamento;
  • Gruppo di lavoro III: si occupa della valutazione delle opzioni di mitigazione dei cambiamenti climatici (attraverso la limitazione, il contrasto e la riduzione delle emissioni dei gas a effetto serra in atmosfera).

Questi ultimi due rapporti verranno presentati nei primi mesi del 2022.

Come sottolinea la nota stampa del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR), dal rapporto emerge una più precisa quantificazione, rispetto al precedente rapporto IPCC (AR5, 2013), dell’effetto antropico sul clima della Terra. Si conferma che la parte preponderante del riscaldamento climatico è causata dalle emissioni di gas serra derivate dalle attività umane e che la concentrazione dei principali gas serra è oggi la più elevata degli ultimi 800.000 anni.

Il rapporto rileva che negli ultimi 50 anni la temperatura della Terra è cresciuta ad una velocità che non ha uguali negli ultimi 2000 anni; nell’ultimo decennio l’estensione dei ghiacci dell’Artico è stata la più bassa degli ultimi 1000 anni e la riduzione dell’estensione dei ghiacciai terrestri non ha precedenti negli ultimi 2000 anni. L’aumento medio del livello del mare è cresciuto ad una velocità mai prima sperimentata almeno negli ultimi 3000 anni, e l’acidificazione delle acque dei mari sta procedendo a una velocità mai vista negli ultimi 26.000 anni.

Quindi, tutti i più importanti indicatori del sistema climatico (atmosfera, oceani, ghiacci) stanno cambiando ad una velocità mai osservata negli ultimi secoli.

Il Rapporto, inoltre, simula cinque possibili scenari futuri che descrivono contesti in cui non vi è alcuna sostanziale mitigazione delle emissioni CO2, un contesto intermedio ove la mitigazione è modesta e contesti che descrivono scenari a basso contenuto di CO2, con emissioni nulle raggiunte nella seconda metà del 21° secolo.

Su queste basi emerge che la temperatura superficiale della Terra continuerà ad aumentare almeno fino alla metà del secolo corrente in tutti gli scenari di emissione considerati. L’aumento della temperatura globale raggiungerà i livelli critici di 1,5°C e 2°C al di sopra dei livelli pre-industriali entro la fine del 21° secolo, a meno che nei prossimi decenni non si verifichino profonde riduzioni delle emissioni di CO2 e di altri gas serra.

In generale, molte delle variazioni già osservate nel sistema climatico, fra cui l’aumento della frequenza e dell’intensità degli estremi di temperatura, ondate di calore, forti precipitazioni, siccità, desertificazione, perdita di ghiaccio marino artico, manto nevoso e permafrost, diventeranno più intense al crescere del riscaldamento globale.

Purtroppo, vi sono conseguenze dei cambiamenti climatici in atto che sono irreversibili su scale temporali dell’ordine delle centinaia di anni. Questo è vero, ad esempio, per i cambiamenti che riguardano l’oceano, il ghiaccio marino artico e il livello del mare, che continuerà a salire nel corso del 21° secolo. La riduzione delle emissioni di CO2 porterà invece effetti positivi sulla qualità dell’aria, osservabili su una scala temporale di alcuni anni. Diversamente, gli effetti sulla temperatura del pianeta saranno visibili solo dopo molti decenni.

Da qui l’estrema urgenza di interventi tempestivi e sostanziali per la riduzione delle emissioni clima-alteranti. E da qui la speranza che la prossima conferenza internazionale sul clima possa dare un nuovo impulso concreto e condiviso da tutti gli stati partecipanti per contrastare e mitigare i cambiamenti climatici del prossimo futuro.

Lia Curcio

Sono da sempre interessata alle questioni globali, amo viaggiare e conoscere culture diverse, mi appassionano le persone e le loro storie di vita in Italia e nel mondo. Parallelamente, mi occupo di progettazione in ambito educativo, interculturale e di sviluppo umano. Credo che i media abbiano una grande responsabilità culturale nel fare informazione e per questo ho scelto Unimondo: mi piacerebbe instillare curiosità, intuizioni e domande oltre il racconto, spesso stereotipato, del mondo di oggi.

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