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Ambiente: Carovana delle Alpi, Mediterraneo mare tropicale
Cambiamento climatico
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È ai nastri di partenza la IV edizione della Carovana delle Alpi, la campagna nazionale di Legambiente che ha l'obiettivo di effettuare un vero e proprio 'check up' di tutto l'arco alpino. Realizzata con il contributo del Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e presentata il 20 luglio in anteprima al Cervino International Film Festival, la Carovana delle Alpi metterà in luce i progetti di qualità e le migliori pratiche per la valorizzazione del territorio, ma stilerà anche un dettagliato rapporto su 'ecomostri' e interventi ad alto impatto per l'ambiente.
Descrivere vizi e virtù di una catena montuosa governata da 7 diversi Paesi europei, tutti ugualmente responsabili della sua corretta gestione ambientale, come sancito dalla Convenzione Internazionale per la Protezione delle Alpi: è questa la vocazione della Carovana, che assegna Bandiere Nere e Bandiere Verdi, rispettivamente alle cattive e alle buone politiche territoriali dal punto di vista ambientale. Ma Carovana delle Alpi è anche una campagna di monitoraggio dell'inquinamento atmosferico. Il programma scientifico prevede campionamenti e analisi dell'aria in alcune delle principali località dell'arco alpino, che purtroppo oggi soffre sempre di più delle stesse patologie dell'aria di città, in particolare quando milioni di turisti si mettono in moto per raggiungere le loro destinazioni.
"Già nelle edizioni passate la Carovana delle Alpi ha messo in luce i grossi problemi di inquinamento nelle valli più riparate dalle correnti atmosferiche. Basti pensare che nell'estate 2004 in località come Bormio e Cortina d'Ampezzo si sono misurate concentrazioni di ossidi d'azoto anche più alte di quelle rilevate dalle centraline di Milano - spiega Damiano Di Simine, responsabile Alpi di Legambiente Un altro inquinante che preoccupa è l'ozono, spesso al di sopra delle soglie d'allarme, specialmente nelle Alpi Centrali e ad alta quota: nel 2003 le concentrazioni più alte sono state misurate ai 2400 metri della Grigna Settentrionale".
Intanto il "Mediterraneo è ormai divenuto un mare tropicale. Grazie all'effetto serra e all'innalzamento globale della temperatura i nostri mari ospitano sempre più specie di origine tropicale. Dopo il caso di Genova è urgente che si affronti il problema attraverso studi approfonditi" - è il commento di Legambiente, lanciato da Goletta Verde, dopo che ottanta persone sono state ricoverate in ospedale dopo una giornata al mare nel capoluogo ligure. A causare la misteriosa intossicazione che domenica ha colpito decine di persone a Genova, ci sarebbe la Ostreopsis ovata, un'alga tropicale della famiglia delle Dinoficee che da qualche tempo s'è ambientata nel Mediterraneo. A sostenerlo è l'Arpal, Agenzia per la protezione ambiente della Liguria che ieri ha analizzato le acque del litorale genovese. Le alte temperature e una concentrazione di azoto e fosforo in acqua ne avrebbe accelerato la fioritura e l'emissione di neurotossine. L'aerosol salino che naturalmente produce il mare, con tutta probabilità, ha trasportato in aria le neurotossine, interessando quindi anche chi non si è immerso in acqua.
Sono molti i casi di organismi che, stabilendosi nel nostro bacino, stanno dimostrando che il Mediterraneo sta diventando un "mare ttropicale": la vongola 'Tapes philippinarum'; la 'Caulerpa taxifolia', la cosiddetta "alga killer" sfuggita dall'acquario di Monaco e insediata ormai stabilmente in buona parte del Tirreno dove soppianta la Posidonia oceanica (pianta endemica del mediterraneo); il pesce Pappagallo; il pesce Palla; il pesce Balestra e alcune specie di Barracuda. E' possibile - ha commentato Lucia Venturi, responsabile dell'ufficio scientifico di Legambiente - che le alghe all'origine dei malori siano arrivate con le grandi navi mercantili, depositate nelle acque di zavorra delle navi o attaccate alla chiglia, e si siano riprodotte grazie a favorevoli condizioni climatiche dovute all'innalzamento della temperature delle nostre acque marine. [GB]