I diritti della Natura e la libertà

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Foto: Unsplash.com

La piena incorporazione della natura al Diritto come soggetto sarà raggiunta, senza dubbio, solo gradualmente; per ora basta considerarlo come un traguardo che indicherà la direzione da seguire
(Godofredo Stutzin (1984), ecologista cileno [1917-2010])

I primi testi proposti sui diritti della natura nella Convención Constitucional cilena non hanno passato l’approvazione. Ci sono diverse ragioni e persino non-ragioni per questo rifiuto. Ciò che conta, senza approfondire l’analisi, è che si sia posto il dibattito e che la storia si ripete. Ricordiamoci che l’emancipazione degli schiavi o l’estensione dei pieni diritti alle popolazioni indigene, alle donne e ai bambini e bambine, ai loro tempi furono rigettate come assurde. Basti ricordare che quando gli schiavi furono “liberati” in vari paesi della Nostra America, non mancarono coloro che si lamentavano delle “perdite” subite dai loro “proprietari”, la cui “libertà” si limitava a commercializzarli, usarli, sfruttarli.

A questi diritti, approvati per la prima e per ora unica volta nella Costituzione dell’Ecuador nel 2008, si arriva da diversi ambiti. Nel caso ecuadoriano, i Diritti della Natura sono definiti come parte di un “meticciato” emancipatorio che ha determinato un “ibrido giuridico”, dove si recuperano elementi di tutte quelle culture indigene – e anche alcune “occidentali”- apparentate dalla vita, che intendono con molteplici ragioni che la Madre Terra o Pachamama, in quanto spazio territoriale, culturale e spirituale, non può essere motivo di mercificazione o esclusione.Contemporaneamente, nell’Assemblea Costituente dell’Ecuador, hanno influito tutte quelle lotte dei vari gruppi della società che hanno difeso la Natura. E’ stato un momento di grande creazione che si inserisce nel processo di emancipazione dell’Umanità, che rivendica permanentemente il diritto ad avere diritti.

Quando si parla di Diritti della Natura, va notato che il fulcro è posto sulla Natura, che ovviamente include l’essere umano. La Natura vale di per sé, indipendentemente dagli usi che gli umani gli danno, implicando una visione biocentrica. Questi diritti non difendono una Natura incontaminata che porta, ad esempio a smettere di coltivare, pescare o allevare. Ciò che si difende è il mantenimento dei sistemi e degli insiemi di vita. La sua attenzione è focalizzata sugli ecosistemi, sulle collettività, non sugli individui, senza tollerare in nessun caso la tortura di alcun essere vivente. Puoi mangiare carne, pesce e cereali, ad esempio, purché ti assicuri che ci siano ecosistemi funzionanti con le loro specie autoctone...

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