www.unimondo.org/Guide/Ambiente/Bioagricoltura/Wto-accordo-impossibile-l-Ue-cambi-strategia-53877
Wto: accordo impossibile, l'Ue cambi strategia
Bioagricoltura
Stampa
Bilancio negativo per la settimana che doveva essere decisiva per il futuro dei negoziati in corso a Ginevra nell'ambito del negoziato avviato a Doha nel 2001. Le dichiarazioni registrano il consueto scambio di accuse, nell'usuale gioco di scaricare le colpe di un insuccesso annunciato. Di fatto i paesi in via di sviluppo hanno rigettato l'ultima proposta europea in materia di tagli ai sussidi e di accesso al mercato. Il Brasile e l'India, che guidano la coalizione del G20, hanno resistito sulla loro posizione di non avanzare sul capitolo dei servizi e dei prodotti industriali fintantoché non verrà raggiunto un accordo in materia agricola. Ma Mandelson ha accusato i "pesi massimi" del G20 di giocare politicamente per i loro interessi, visto che un ampio numero di paesi in via di sviluppo vorrebbe guadagnare dalla liberalizzazione industriale, impedita dalle alte tariffe che il gruppo dei 20 mantiene. Inoltre, Mandelson ha affermato che le posizioni negoziali del Brasile e dell'India non includono gli interessi degli altri paesi, come quelli dell'Africa, dei Carabi e del Pacifico (Acp), che hanno accordi preferenziali con l'Ue e temono di perdere molto nel lungo periodo dall'erosione delle preferenze commerciali.
"La verità è che un accordo era e rimane impossibile. Solo un radicale cambiamento delle strategie dei principali governi membri del WTO potrebbe rilanciare il ruolo dell'organizzazione mondiale del commercio" scrive una voce esperta come quella di Roberto Meregalli di Tradewatch/Rete Lilliput. "Partiamo dall'agricoltura, autentica ossessione del Doha round: Mandelson, il commissario europeo responsabile della politica commerciale dell'unione, ha presentato pochi giorni fa l'ennesima proposta che ha ulteriormente indisposto la Francia e deluso le attese del Brasile, degli USA e degli altri grandi esportatori agricoli. Ma poteva offrire riduzioni maggiori Mandelson? No, poiché non ha mandato di modificare la politica agricola europea". Secondo Meregalli, Mandelson poteva essere meno aggressivo sul fronte dei prodotti industriali e dei servizi, ma il problema è che il WTO per la Commissione europea è uno strumento per favorire le esportazioni delle grandi imprese. "Se non si cambia ottica, parlare di round per lo sviluppo è ipocrita e pensare di raggiungere un accordo senza ricorrere a ricatti e pressioni è utopia. La stessa cosa vale ovviamente per gli altri governi che partecipano ai negoziati, i loro obiettivi sono così in contrapposizione che solo con i metodi utilizzati a Doha si può trovare un accordo, altrimenti occorre riconoscere che bisogna cambiare mentalità" conclude Roberto Meregalli.
"Un'altra volta il negoziato è condotto dai Grandi, con riunioni a porte chiuse secondo la logica della realpolitik dove si preferisce negoziare in pochi per poi imporre le decisioni a tutti gli altri" ricorda Sergio Marelli, Direttore generale di Volontari nel mondo - FOCSIV che ha promosso sul proprio sito un Forum di discussione dedicato ai giovani per capire cosa sta accadendo in materia di commercio internazionale attraverso domande agli esperti della società civile. Un lavoro di elaborazione che ha gia portato a una piattaforma condivisa tra le organizzazioni promotrici dell'Osservatorio Tradewatch, con Aiab, Arci e Legambiente, e dal sindacato.
I principi generali sui quali su vuole riflettere sono l'area d'azione e il mandato della Wto ad oggi, il valore della sovranità e dello sviluppo locale come principio chiave del sistema economico e commerciale, il reale contenuto di sviluppo e di rispetto dei diritti dell'Agenda di Doha, il pericolo di trade-off tra i diversi capitoli negoziali senza una reale valutazione di sistema dell'impatto globale dell'agenda.
Secondo le reti del commercio equo è il tema del cotone il paradigma più chiaro della retorica vuota che ammanta i negoziati commerciali in corso. Il cotone è ancora la fibra naturale più importante del mercato mondiale, rappresentando ben il 38% dell'intero mercato delle fibre, e per alcuni Paesi, tra i più poveri del mondo, è tra le fonti principali di reddito. Grazie alle politiche promosse da Banca Mondiale e Fondo Monetario Internazionale, che hanno visto l'impianto della fibra coloniale come il principale veicolo di sviluppo economico di molti Paesi in via di sviluppo, ben 33 Paesi Africani su un totale di 53 sono produttori ed esportatori di cotone. Ecco che nei negoziati in corso il cotone non è nemmeno trattato dai negoziati, nonostante il prezzo internazionale sempre più instabile e depresso. Per questo quattro organizzazioni equosolidali europee - Roba dell'Altro Mondo (Italia), Fair (Italia), Oxfam Magasins du monde (Belgio) e Federation Artisans du Monde (Francia) - chiedono, in un documento di pressione e di protesta, che il tema del cotone torni al centro dei tavoli negozi. "Il cotone non può essere utilizzato come arma di ricatto per imbavagliare le proteste dei Paesi più poveri" dicono i promotori.
Il testo del documento verrà consegnato alle delegazioni ufficiali a Hong Kong, con un pacchetto di richieste che si concentrano su:
- fermare la liberalizzazione forzata dei mercati delle fibre e del tessile;
- l'eliminazione dei sussidi all'esportazione;
- la creazione di un sistema internazionale di governo dell'offerta per la stabilizzazione dei prezzi;
- la creazione di un fondo di emergenza per aiutare i piccoli produttori nelle fasi di crollo dei prezzi;
- riconoscere ai singoli Paesi la possibilità di esercitare il principio di precauzione e di impedire l'impianto di cotone e fibre OGM;
- finanziare le produzioni sostenibili e la costruzione di filiere pulite attraverso un sistema di tassazione globale;
- sostenere le filiere corte, le produzioni sostenibili, biologiche ed equosolidali e la trasformazione locale della fibra. riconoscendo legittimità alle pratiche di preferenzialità nelle forniture pubbliche, oggi contrarie ale regole della Wto.[AT]
Altre fonti: Roba Coop, Osservatorio TradeWacht