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Vandana Shiva: l'economia ora ritorni alla terra
Bioagricoltura
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"Oggi in India il conflitto più importante è quello per la terra. Grande industria e governo dicono ai contadini: dovete scomparire. Ma i contadini resistono". Nel giorno in cui l'India lancia la sua prima navicella spaziale ("un gioco per le élite"), Vandana Shiva, la scienziata indiana simbolo della difesa dell'agricoltura ecologica e della biodiversità, ha partecipato a Trento alla serata di inaugurazione di "Tutti nello stesso piatto", il festival cinematografico e gastronomico, che durerà fino al 13 novembre, organizzato dalla cooperativa Mandacarù. Oggi è alla cerimonia di apertura di Terra Madre, nell'ambito del Salone del gusto di Torino.
Proprio il commercio equo e solidale, che Mandacarù rappresenta in Trentino, è per Vandana Shiva il modello alternativo nell'attuale crisi finanziaria. "Miliardi di dollari sono evaporati. Torniamo alla vera economia, che come dice il nome è la gestione della casa, della terra. Usiamo il commercio equo per reinventare l'economia".
Lei è, di formazione, una fisica. Come è arrivata a occuparsi di agricoltura?
"Dopo essermi laureata a Bangalore, ho ottenuto il dottorato di ricerca in Canada in fisica quantistica. Poi però ho visto come vivevano nel lusso i miei colleghi e ho preferito tornare e condividere la vita non facile che si faceva in India. I miei studi, comunque, mi hanno aiutato a seguire gli sviluppi scientifici, anche quelli, come la rivoluzione verde e gli Ogm, che hanno forti contenuti di propaganda".
Nei mesi scorsi c'è stata sui mercati internazionali un'impennata dei prezzi dei prodotti alimentari. Ci hanno spiegato che gli aumenti erano all'origine.
"All'origine no, perché i contadini di questi aumenti non hanno visto niente. I mercati alimentari sono controllati da poche grandi corporation, Cargill, Adm, Conagra, e i segnali sui prezzi arrivano dal mercato speculativo di Chicago. Il prezzo del riso cambia in India, Birmania o Sri Lanka anche se il prodotto è consumato per il 99% all'interno perché pesa di più quell'1% trattato dalle grandi compagnie e dalle borse".
È vero che una delle cause degli aumenti è il forte incremento delle coltivazioni per i biocarburanti?
"Sì. I combustibili vegetali sembravano una buona idea come alternativa al petrolio. Invece sono una cattiva idea, in primo luogo perché per produrli si consuma più combustibile fossile di quanto rendano, poi perché richiedono un sacco di fertilizzanti chimici e, inoltre, perché generano deforestazione, come in Indonesia".
Quali sono gli strumenti che i contadini possono mettere in campo per non scomparire? In Trentino è molto forte la cooperazione agricola.
"Lo strumento decisivo è proprio cooperare. Si può rimanere piccoli ma diventare più forti se si coopera, non solo nella produzione, ma anche nel marketing, nella formazione, nella ricerca. I contadini possono guidare la ricerca, finora manovrata dalle corporation con lo scopo del profitto. Penso si debba arrivare ad una ricerca partecipata".
Il conflitto per la terra in India è diffuso. Ma in Italia arrivano soprattutto le notizie sulle violenze interreligiose, in particolare contro i cristiani.
"Alla base delle violenze c'è il problema della terra e delle risorse. I fondamentalisti, che troviamo tra gli indù e tra i musulmani, tra i cristiani e tra i buddisti, nascondono i veri problemi dietro le questioni religiose. Non succede solo in India ma anche in altre aree del mondo, come nel Darfur".
Che ruolo giocano il commercio equo e il microcredito per reinventare l'economia?
"Il commercio equo può essere il catalizzatore di un'economia più giusta. I prodotti però non devono essere solo per ricchi consumatori occidentali, ci vuole una mutua interdipendenza. Il microcredito è uno strumento molto importante, ma dovrebbe essere maggiormente utilizzato per sostenere i contadini".
Francesco Terreri
LA SCHEDA
Sono decine i libri di Vandana Shiva tradotti in italiano. Quest'anno è uscito "Dalla parte degli ultimi. Una via per i diritti dei contadini" (edito da Slow Food, 192 pagine, 13,50 euro). La nota studiosa indiana si è riconosciuta appieno nelle tematiche sollevate da Slow Food con "Terra Madre", l'incontro mondiale delle comunità del cibo, e ne ha abbracciato con entusiasmo la filosofia, partecipando attivamente alle due edizioni dell'incontro torinese. In questo libro ripercorre le esperienze di una vita "dalla parte degli ultimi": le vittorie e le sconfitte, le gioie e lo sconforto di una battaglia che, comunque, vale la pena di essere combattuta. Il volume riprende e sintetizza le tematiche che sono proprie della studiosa indiana - il diritto ai semi, la biopirateria, la non brevettabilità della vita - leggendole sotto una luce nuova, quella che mette al centro della rinascita dell'agricoltura, non solo nei Paesi del Terzo mondo ma anche nei centri sviluppati del pianeta, il recupero dei saperi e del ruolo delle comunità locali per creare un rinnovato rapporto fra l'uomo e la terra, basato sul rispetto reciproco e su un'idea di futuro possibile.
Il Saggiatore, sempre nel 2008, ha pubblicato il saggio "India spezzata" (174 pagine, 13 euro). Nel paese di Buddha e Gandhi i contadini si suicidano. E le donne non trovano acqua da dare ai figli. Ma in Occidente si continua ad alimentare l'illusione del miracolo economico. Oggi il volto dell'India è spezzato in due: quello fasullo dell'India "splendente", nuova piattaforma tecnologica, futura superpotenza, e quello reale: l'India dei più poveri che pagano il prezzo dell'agricoltura industriale, dove acqua e cibo diventano merce, più che diritto. Le corporation brevettano le sementi costringendo i contadini a indebitarsi, privatizzano le risorse naturali, sfruttano le differenze culturali. Una speranza esiste: si chiama democrazia economica e il popolo indiano la conosce bene. Biodiversità come ricchezza, multiculturalità come risorsa, tradizione come futuro.
Fonte: L'Adige (23 ottobre 2008)