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Unione Europea: gli Ogm sbarcano a tavola
Bioagricoltura
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Dopo l'annuncio del portavoce dell'UE sig. Kemmpinen del 14 maggio scorso, l'UE ha ufficializzato ieri la possibilità di importare mais dolce BT11 anche in lattine o fresco non sgranato, ossia per un uso alimentare più aperto, ampliando così la presenza di organismi geneticamente modificati (OGM) in Europa. Dal 1998, questo "modello speciale" di mais poteva essere importato (non prodotto) nei paesi dell'Unione Europea e utilizzato "solamente" per la produzione di mangimi, nonché per la produzione di alcuni altri prodotti - olio di semi e farina di mais, zucchero e sciroppo, piccoli snacks, prodotti al forno, fritti e bibite.
Secca la reazione di condanna di Legambiente: "I cittadini europei non vogliono alimenti con ingredienti OGM" - titola il comunicato. Nel comunicato stampa di ieri, il direttore Francesco Ferrante spiega poi come dall'ottobre del 1998, quando una moratoria degli organi dell'UE avevano bloccato l'importazione di cibi OGM, il mais dolce BT11 di produzione della multinazionale svizzera Sygenta sia il primo prodotto ad essere autorizzato dall'Unione Europea per la commercializzazione al vasto pubblico.
In effetti, la decisione degli organi dell'UE di bloccare l'importazione di OGM attraverso la moratoria dell'ottobre 1998 aveva bloccato quasi completamente l'ingresso sul mercato europeo di prodotti OGM. Nell'annuncio del 14 maggio, nella sua dichiarazione il Sig Kemmpinen invece ricorda che "esiste una richiesta di autorizzazione per la coltivazione nell'UE del mais BT11 che non è stata ancora accordata". Una tale dichiarazione lascia intravedere una ulteriore liberalizzazione del mercato europeo agli OGM, visto anche che il Comitato regolamentatore della catena alimentare dell'Unione Europea ha l'obbligo di inserire sui contenitori di mais BT11 che in essi si trova del mais geneticamente modificato.
Fortemente critica anche Greenpeace. Federica Ferrario, responsabile della campagna OGM di Greenpeace, accusa la Commissione Europea di aver "scelto di difendere gli interessi dell'agrobisuness a discapito degli interessi dei cittadini e dell'ambiente". La Ferrario chiede anche ai paesi che si erano opposti al BT11 di bandire dal loro territorio il mais OGM (bando che sarebbe possibile grazie alla regolamentazione EU sui nuovi cibi). E chiede al governo italiano di seguire la stessa strada.
Negli scorsi giorni, Legambiente aveva emesso un comunicato stampa in cui il direttore Ferrante aveva denunciato la "vergognosa strategia da banderuola" che i rappresentanti del Governo italiano avevano tenuto in sede europea, ricordando la perplessità di Austria, Belgio e Francia che avevano invece "denunciato le gravi lacune nella documentazione redatta in sede europea per garantire la sicurezza di questo prodotto geneticamente modificato [il mais dolce BT11, ndr.]".
A questo, bisogna aggiungere il parere dell'Afssa - Agence Fran㧀aise de sécurité sanitaire des aliments (l'Agenzia nazionale francese per la sicurezza sanitaria degli alimenti), che in una nota del 15 aprile scorso rimandava ad un'altra sua nota datata 26 novembre 2003, e aveva sottolineato che, anche a rigore di norma, "per valutare l'impatto del consumo regolare di mais dolce contenente l'agente modificante BT11, converrebbe disporre di un test di tossicità/tolleranza" su cavie animali. Nella stessa nota, l'agenzia francese faceva notare che tale test non era ancora disponibile e sottolineava il fatto che, comunque, il metabolismo e la fisiologia del mais dolce BT11, destinato alla commercializzazione a scopo alimentare, differisce sensibilmente da quelli del normale mais di campo. Questa anche l'argomentazione di Greenpeace, che definisce irresponsabile l'autorizzazione a commrecializzare "qualsiasi cibo per il consumo umano quando rimangono simili dubbi sulla sicurezza del prodotto".
Infine, bisogna ricordare che in una sua nota del 30 aprile di quest'anno, anche Greenpeace Italia aveva denunciato "la posizione irresponsabile dell'Italia". Nella stessa nota, Greenpeace aveva evidenziato anche la mancanza di una maggioranza all'interno del Comitato regolamentatore della catena alimentare sul sì al BT11 e aveva attaccato il voto favorevole del rappresentante del Ministero della Salute italiano. Greenpeace a quel punto si era resa conto che si era arrivati probabilmente a "un punto di non ritorno per la tutela dei consumatori".
E proprio ai consumatori si rivolgono ora le associazioni ambientaliste. Save our Seeds, coalizione di cui fa parte anche Greenpeace, ha presentato al Commissario UE all'Ambiente, Sig.ra Margot Wallstr㶀m, una petizione firmata già da duecentomila cittadini dell'Unione che chiede una rigorosa etichettatura dei semi OGM. Tutto questo nell'attesa di una normativa, dopo la liberalizzazione al commercio OGM nell'UE, che regoli l'intera questione, a partire dalle etichettature dei prodotti contenenti OGM, che, come fa notare ancora Greenpeace, potrebbero essere il freno alla diffusione del BT11 tra i consumatori.
[di Massimo Chindamo]