Ogm: il decreto non passa, Italia a rischio

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Il Consiglio dei Ministri non ha accolto il decreto legge del Ministro dell'agricoltura Alemanno che proponeva la coesistenza tra agricoltura convenzionale, biologica ed organismi geneticamente modificati (ogm). E sul provvedimento è tornato anche il Presidente del Consiglio Berlusconi che ha definito che il decreto "diminuisce la libertà dei cittadini". Alemanno risponde che le sue affermazioni sono fondate su un equivoco "perché noi non neghiamo la libertà di coltivare Ogm, ma dobbiamo garantire a chi possiede campi tradizionali o biologici di non subire contaminazioni". Infatti il decreto prevede un testo rigoroso e restrittivo che contempla una moratoria sull'introduzione sui nostri campi per fini commerciali delle piante biotecnologiche. La moratoria resta, dice il decreto, fino a quando le Regioni non avranno fatto un piano di coesistenza. Sono previste tra l'altro norme severe, multe per migliaia di euro, per gli agricoltori che seminano prodotti Ogm e inquinano i terreni tradizionali. Inoltre secondo il decreto chi è sospettato di aver inquinato con le sue sementi i raccolti altrui deve dimostrare la sua innocenza.

E dal mondo agricolo arrivano i primi attacchi al respingimento del Governo. "E' necessario approvare, in tempi rapidissimi, il decreto sulla coesistenza tra Ogm e agricoltura tradizionale. Non esistono margini per indugiare ulteriormente: infatti, i produttori vivono nella totale incertezza l'immediata vigilia delle semine" ha affermato il presidente della Cia-Confederazione italina agricoltori, Giuseppe Politi. E anche la Coldiretti per voce del presidente Paolo Bedoni ha dichiarato che le "imprese di successo producono per il mercato e il mercato ed i consumatori europei hanno dimostrato in tutti i modi di non volere gli Ogm nel piatto. E' questa la ragione della nostra contrarietà alla diffusione del biotech nei campi italiani che non dipende da motivi ideologici ma dalla difesa dei veri interessi dell'agricoltura nazionale". E dall'indagine sui Comuni che si sono dichiarati ogm-free si scopre che la regione che detiene il primato è il Piemonte con 167 e sono 158 nella provicia di Salerno.

"Una sconfitta pesantissima, innanzitutto per il ministro Alemanno che per l'ennesima volta non è riuscito a far passare un testo ormai urgentissimo per regolamentare la coesistenza delle diverse colture" ha commentato Francesco Ferrante, direttore generale di Legambiente. Anche Greenpeace esprime forte disappunto. "È una misura non più rinviabile, specialmente dopo l'inserimento di 17 varietà di mais Ogm nel registro comunitario delle sementi. In assenza di questa misura, c'è il rischio che sementi transgeniche possano essere impiegate anche in Italia" afferma Federica Ferrario, responsabile campagna Ogm di Greenpeace. Per Greenpeace il decreto, anche se presenta ancora alcune lacune, come la mancanza di un'assicurazione obbligatoria per rimborsare l'agricoltore in caso di eventuale contaminazione genetica, è indispensabile.

E sempre da Greenpeace arriva la notizia che il brevetto EP 445929 della multinazionale agroalimentare Monsanto, quello sul frumento, è stato revocato, così come l'associazione aveva chiesto già all'inizio del 2004. L'Ufficio Europeo dei Brevetti (Epo) ha dato ragione al ricorso fatto da Greenpeace insieme alla maggiore organizzazione agricola indiana che si basava sul fatto che le caratteristiche descritte nel brevetto sono esattamente quelle che hanno fatto la fortuna del pane chapati (Nap Hal) presso i contadini asiatici. Anche la Corte Suprema indiana aveva chiesto il ritiro del brevetto. "È un successo per i coltivatori di tutto il mondo" - ha dichiarato Federica Ferrario secondo cui nel mondo non dovrebbero esistere brevetti sulle sementi per garantire il libero accesso alle sementi e quindi la sicurezza alimentare. Dopo la revoca, rimangono alcuni problemi: quello sul frumento indiano e brevetti simili sono stati autorizzati in Australia, Stati Uniti, Canada e Giappone. Greenpeace chiede alla Monsanto di rinunciare a questi brevetti in tutto il mondo. "Chiediamo anche all'Unione Europea di rivedere la legge sui brevetti al più presto, per escludere che si possano brevettare le sementi. Quello della Monsanto è già il secondo caso di biopirateria dimostrata: nel 2003, l'Epo ha revocato un brevetto sul mais messicano dopo l'opposizione presentata da Greenpeace" conclude Ferrario. [AT]

Altre fonti: Green Planet

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