Italia: lanciato il mese di mobilitazione per vincere la fame

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Dal Primo Vertice Mondiale sull'Alimentazione indetto dalla FAO nel 1996 a Roma, il dramma dell'insicurezza alimentare non ha cambiato profilo e le energie per sradicarlo rimangono latitanti. Dal 2 al 4 novembre l'Italia vedrà giungere a Roma Capi di Stato e di Governo da tutto il mondo in occasione del 32° Comitato per la Sicurezza Alimentare della FAO, che prevede quest'anno uno Special Forum FAO dal 30 a 31 ottobre 2006, in cui delegazioni governative e della società civile si riuniranno per discutere e valutare le azioni e gli impegni finora intrapresi e i risultati di metà percorso ottenuti per raggiungere il 1° Obiettivo del Millennio che prevede entro il 2015 il dimezzamento della fame e della povertà assoluta.

Sergio Marelli, presidente del Comitato ha spiegato: "In vista della consultazione oltre 260 organizzazioni e associazioni, ong, movimenti ecologisti e sindacati si sono riuniti nel Comitato Italiano per la Sovranità Alimentare, rappresentando oltre 10milioni italiani, un 1/5 della società civile italiana. Avere i tre sindacati confederali nel Comitato è la migliore dimostrazione che si vuole fare una battaglia comune, sia al nord che al sud, non per favorire i produttori del sud del mondo ma per affermare i diritti di tutti, per una maggiore giustizia e equità, una battaglia a favore di chi oggi è penalizzato da sistemi e decisioni che impediscono l'accesso alla terra e all'alimentazione. Non è quindi una contrapposizione tra nord e sud ma tra privilegi e diritti, solo se al sud raggiungerà la sicurezza alimentare il nord potrà avere un futuro sicuro".

"Il dato allarmante infatti - ha proseguito Marelli - ci viene dall'OCSE, l'ultimo Outlook sullo sviluppo in Africa ci dice che l'incremento medio del continente è superiore al 5% annuo, se si fa attenzione però si apprende che l'aumento maggiore è per i paesi beneficiari di un' economia di guerra, quelli cioè che esportano petrolio e materie prime, ma si vede un decremento, cioè un sottosviluppo per quelli che si fondano sull'agricoltura a scala familiare e esportano cibo. In 10 anni i miglioramenti per le popolazioni denutrite e affamate sono stati irrilevanti, il numero non è calato e le condizioni di vita vanno peggiorando, la questione non è ormai legata allo "sforzo" economico da compiere da parte dei Governi, ma del tipo di politiche agricole e commerciali che regolano la produzione del cibo in tutto il mondo".

"Rivendicare allora la Sovranità Alimentare è più che legittimo, ricordando anche che per la prima volta nel 2002 il concetto è stato inserito nei documenti ufficiali del World Food Summit FAO accanto a quello di sicurezza alimentare. E proprio la FAO deve diventare l'esempio per la concertazione con le altre agenzie ONU. La consultazione con l'IPC, International Planning Committee, fondato come processo planetario per il riconoscimento dei diritti e della consultazione con la società civile è servito a creare un dialogo e un canale diretto di comunicazione tra la FAO e le organizzazioni contadine e i partner del Sud" - ha concluso Marelli.

"Come IPC distinguiamo nettamente - ha affermato Antonio Onorati, di Focal Point IPC - tra la struttura "FAO", la cosiddetta burocrazia e i Governi che la compongono, noi chiediamo che cambino le politiche dei Governi che decidono e determini con le loro azioni l'insicurezza alimentare. Se si guarda il Piano d'Azione messo a punto 10 anni fa oggi nel 2006 ci dovrebbero essere in meno 200 milioni di persone che soffrono la fame, il numero netto reale invece è di 3 milioni in meno. Il paese che ha più numero di affamati è l'India, uno dei paesi con crescita economica esponenziale, come la Cina che resta al secondo posto anche se dagli anni '70 si è passati da 380 milioni a 150 milioni di persone attuali che soffrono la fame e la denutrizione, questo dato significa anche però che politiche adeguate e forti possono ridurre negli anni chi va a dormire senza cena".

"Per questo ripetiamo - ha continuato Ororati - che la sottoalimentazione non è legata alla sottoproduzione di cibo, perché la produzione agricola è proporzionale alla domanda, 帀 degli affamati e dei poveri del mondo infatti sono nei campi, fenomeno che persiste proprio in Cina. Nei rapporti forniti dalla Unione Europea alla FAO per la valutazione dei primi risultati non si cita chi produce cibo e che taglia hanno le aziende agricole che nei diversi paesi europei esportano prodotti lasciando molti punti irrisolti. I primi risultati resi noti due giorni fa dal Segretariato FAO con i "Mid Term Review of achieving the world food summit target" rilevano una sostanziale corrispondenza con le nostre analisi: la prima questione sollevata è quella della crescita economica che non può risolvere i problemi di per sé, importante è la qualità il modello che si sceglie di seguire, l'accento è posto sull'accesso alle risorse della piccola agricoltura, delle piccole aziende a carattere familiare".

"I Governi non ci sembra abbiano capito cosa è successo in questi dieci anni, dal 1994 ad oggi il WTO ripete la formula del mercato come soluzione alla povertà e all'insicurezza alimentare. Il commercio, le liberalizzazioni dei mercati dovevano portare immediati benefici ma proprio la FAO sostiene che i benefici non sono garantiti e universali, e che sono suscettibili a troppe variabili. Le parte del Documento finale riporta le proposte dei tecnici FAO per rispondere alla situazione attuale, ma sono molto discutibili nelle soluzioni quello con cui concordiamo è una visione di lunga prospettiva, che cerchi di guardare al futuro, un consiglio questo da parte FAO ai governi che condividiamo" - ha concluso Onorati.

Sono intervenuti all'incontro anche Giuseppe Politi (Presidente Confederazione Italiana Agricoltori), Maurizio Gabbiotti (Legambiente), Marco De Ponte (Segretario Generale Action Aid International). Il Comitato ha ricevuto il sostegno dell'Assessorato all'Ambiente e alla Cooperazione tra i Popoli della Regione Lazio e di Banca Etica.

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