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Friends of the Earth: le banche Ue finanziano gli 'agrofuels'
Bioagricoltura
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Molte grandi banche d'affari europee stanno finanziando la rapida espansione del mercato degli 'agrocarburanti' (agrofuels) in America Latina: così facendo contribuiscono alla deforestazione, alla violazione dei diritti umani e alla messa in pericolo della sovranità alimentare. Lo denuncia un dettagliato rapporto reso pubblico oggi da 'Friends of the Earth Europe' (Foee) nel quale l'associazione chiede che gli istituti di credito cessino di sovvenzionare la produzione degli 'agrofuels'.
Il rapporto 'European financing of agrofuel production in Latin America' (in .pdf) si sofferma in particolare sul ruolo che banche come Barclays, Deutsche Bank, BNP Paribas, Axa, HSBC, UBS e Credit Suisse hanno nell'investire miliardi di euro nella coltivazione e nel commercio di canna da zucchero, soia e olio di palma nei Paesi dell'america Latina. Un fattore spesso destabilizzante per il delicato ecosistema amazzonico, non tralasciando il fatto che troppo spesso le condizioni di lavoro nelle piantagioni sono bel al di sotto dei normali standard di lavoro accettati nel mondo.
Va ricordato che il gruppo BNP Paribas è attivo in Italia grazie all'acquisizione della BNL che afferma dal 2005 di perseguire "iniziative finalizzate al miglioramento degli impatti ambientali, sia diretti che indiretti, derivati dalle attività svolte dalla Banca".
Oltre a citare diverse certificazioni e l'avvio di un progetto di studio congiunto BNL-Enea per l'adozione di soluzioni innovative per il risparmio energetico, BNL afferma che "per quanto riguarda i consumi energetici e le emissioni inquinanti, è ormai noto che i processi di trasformazione dell'energia, e in particolare l'utilizzo di combustibili fossili, implicano il rilascio nell'ambiente di sostanze che possono avere effetti negativi sull'ecosistema nel suo complesso e sul clima globale del pianeta". Ma sembra non conoscere il problema degli "agro-carburanti" che, oltre ad essere devastanti sull'ambiente, sarebbero tra l'altro anche all'origine dell'impennata dei prezzi delle derrate alimentari nei Paesi poveri come ha affermato recentemente il direttore generale dell Fao, Jacques Diouf. Proprio al tema "Sicurezza alimentare, clima e biocarburanti", la Fao terrà Roma una conferenza mondiale dal 3 al 5 giugno.
Intanto Friends of the Earth Olanda e alcune ong nigeriane hanno citato in giudizio la Shell per gli enormi danni provocati nel Delta del Niger dalle continue fuoriuscite di petrolio dai suoi giacimenti ed impianti. La corposa documentazione inerente al ricorso è stata presentata la scorsa settimana presso la sede della multinazionale anglo-olandese dagli avvocati dell'associazione ambientalista. "Qualora la causa dovesse essere istruita, sarebbe la prima volta che la Shell viene processata nel suo Paese di origine per violazioni ambientali commesse all'estero" - riporta la CRBM.
Secondo gli attivisti "la Shell conosce benissimo i problemi nel Delta del Niger ma fa ben poco per porvi rimedio, ovviamente per non dover far fronte ad una perdita economica". La sussidiaria nigeriana della Shell riconosce l'esistenza di un problema legato alle condizioni degli impianti e delle pipeline, ma omette di rivelare che la bonifica del terreno nella maggior parte dei casi viene fatta in maniera superficiale lasciando residui velenosi nel sottosuolo e nelle falde acquifere. Le riserve di pesce nella regione del Delta del Niger si sono ridotte in maniera molto considerevole con profondi effetti negativi sulla vita della popolazione locale. [GB]