Di tutta l’erba un fascio: agricoltura di autoconsumo vs. agricoltura industriale

Stampa

Viviamo in un mondo polarizzato, in cui ci si schiera di continuo tra un “noi” e un “loro”. Se questa contrapposizione è spesso abilmente ricondotta a fini politico-propagandistici, appare invece piuttosto reale nei casi in cui, ad esempio, i distinguo tra maxi e mini-produttori in campo agricolo fanno la differenza. È nel mondo contadino, infatti, che è possibile individuare un “noi” costituito dalle piccole realtà familiari di piccola entità, e un “loro” da imprenditori che attuano coltivazioni industriali. Ovvio che siano i primi l’anello più debole del sistema economico, soprattutto perché, essendo un’agricoltura nascosta più che residuale, è quasi invisibile allo sguardo della leggeche non la riconosce affatto come differente a livello normativo e impone un’unica, ampia normativa in materia, con obblighi in sanitari, fiscali, amministrativi. 

Proprio da questa realtà dai numeri sconosciuti è partita nel 2009 una petizione per l’agricoltura contadina con l’obiettivo di dare sopravvivenza a queste realtà e, negli auspici, per migliorare le loro condizioni di esistenza. “Esiste un numero imprecisato di persone che pratica un’agricoltura di piccola scala, dimensionata sul lavoro contadino e sull’economia familiare, orientata all’autoconsumo e alla vendita diretta”. È scritto in più punti nero su bianco: è un’agricoltura di contadini, non di imprenditori e industriali della terra. Il mostro contro cui combattere si chiama burocrazia, un peso fatto di documentazioni imposte per lavorare e di regole tributarie, sanitarie ed igieniche gravose, del tutto inadeguate e slegate dal mondo contadino, in quanto ideate per un controllo sui beni presenti sul mercato prodotti da un’agricoltura imprenditoriale e industriale. Ufficialmente “Campagna popolare per il riconoscimento dei contadini e per liberare il loro lavoro dalla burocrazia”, il manifesto ideologico che la accompagnava puntava sulla differenziazione netta fra chi fa agricoltura per autoconsumo (e solo una parte residuale alla vendita) e chi invece lavora per il mercato, non curandosi dell’equilibrio tra ambiente e comunità, della cura della fertilità dei terreni e delle piante, della biodiversità e delle acque. Resa massima, monoculture, uso di pesticidi e fertilizzanti inquinanti, piante e animali manipolati a servizio del mercato, “dove i prodotti servono prima di tutto al gioco d’azzardo degli investitori”.

La petizione cerca di fare il punto della situazione e nel suo excursus ricorda che, nel corso del tempo, la parola “agricoltura” è diventata ambigua, essendo un ambito nel quale convivono contadini e industriali, ma anche piccoli e medi coltivatori e allevatori, e persino ristoratori e albergatori di agriturismo: tutti trattati pressoché allo stesso modo, determinando così forti ingiustizie. Cosa fare allora? Le proposte ci sono: innanzitutto l’esenzione da ogni obbligo burocratico e imposta riguardanti l’attività agricola, l'esenzione dalle norme vigenti in materia di igiene e sicurezza degli alimenti (se un prodotto lo mangio io e lo faccio mangiare ai miei figli, perché non dovrebbe essere ugualmente sano per un cliente?), l'esenzione dai vincoli progettuali e urbanistici per la costruzione di piccoli annessi agricoli e la ricostruzione di manufatti rurali; il diritto di macellare direttamente i capi di bestiame nati e allevati nel podere, di esercitare l'attività di ospitalità rurale, di pagare contributi minimi, di ricevere gratuitamente e a domicilio servizi di assistenza.

Nonostante la forte attenzione al movimento dato dalla designazione da parte della FAO del 2014 “anno internazionale dell’agricoltura familiare e contadina”, le istanze sopra descritte hanno ricevuto una timida attenzione da parte del Parlamento. Ad oggi, le proposte di legge in materia restano in attesa di discussione a dispetto dell’attivismo registrato in tutto il Paese grazie alla petizione. Una cosa resta chiara: al di là della richiesta di separare i produttori industriali dai coltivatori diretti per autoconsumo in merito ai controlli e alla burocrazia da superare, la diffusione della petizione porta con sé la riaffermazione del diritto ad un cibo portatore di vita e di salute, e dunque di un modello di agricoltura più rispettoso dell’ambiente e sostenibileChe sia questo un primo passo per riconoscere le falle, se non il fallimento, dell’agricoltura industriale? Può darsi, dinanzi alle informazioni allarmanti sui cambiamenti climatici e dunque ai rischi di desertificazione e inondazione in sempre più parti del pianeta, una maggiore tutela dell’agricoltura contadina appare una soluzione da prendere seriamente in considerazione. D’altra parte anche i livelli attuali di inquinamento dei terreni e delle falde acquifere a causa di un’agricoltura o di un allevamento intensivi con largo uso di fertilizzanti, erbicidi e pesticidi vari che uccidono la vita del suolo, rendendolo sterile, nonché l’aggravio della diffusione di intolleranze alimentari, allergie e altri tipi di patologie ben più gravi, chiamano a una inversione di tendenza e di abitudini degli individui.

Miriam Rossi

Miriam Rossi (Viterbo, 1981). Dottoressa di ricerca in Storia delle Relazioni e delle Organizzazioni Internazionali, è esperta di diritti umani, ONU e politica internazionale. Dopo 10 anni nel mondo della ricerca e altrettanti nel settore della cooperazione internazionale (e aver imparato a fare formazione, progettazione e comunicazione), attualmente opera all'interno dell'Università degli studi di Trento per il più ampio trasferimento della conoscenza e del sapere scientifico.

Ultime su questo tema

Il futuro è (era) in un volo d’ape

25 Giugno 2025
I servizi ecosistemici di cui l’uomo e l’ambiente beneficiano ogni giorno grazie all’impollinazione sono a rischio. (Alessandro Graziadei)

Rigenerare le terre alte è la chiave per contrastare il deserto dell’agricoltura e della socialità

22 Novembre 2024
Meno abitanti, meno servizi e più abbandono, in una spirale senza fine di cui l’agricoltura paga un grande scotto. Quali strumenti possiamo attuare per rigenerare le aree marginali? (Slow F...

COP16, la biodiversità vittima di indecisioni e tiratardi

11 Novembre 2024
Un bilancio deludente che lascia troppe questioni irrisolte. (Anna Molinari)

La fiera che fa la differenza

07 Ottobre 2024
Questo mese nel podcast ALTRO MODO parliamo della fiera Fa La Cosa Giusta! Trento, dedicata a consumo critico e sostenibilità. (Michele Simeone)

Una nuova stagione forestale?

27 Agosto 2024
Piantare 3 miliardi di alberi è tra gli obiettivi della legge sul Ripristino della natura dell'Unione europea. (Alessandro Graziadei)

Video

Bioagricoltura: da RaiTre - Report