Commercio: l'UE rilancia l'accordo Wto truccato

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Il Consiglio dei ministri degli esteri dei 25 paesi UE che si è tenuto ieri a Ginevra ha approvato l'operato del commissario al commercio Pascal Lamy ma ha chiesto un bilanciamento sul testo dell'agricoltura. L'Europa è d'accordo sulla fine delle sovvenzioni alle esportazioni agricole, a patto che la legge valga per tutti, Stati Uniti compresi. Nei giorni scorsi la Francia aveva formulato critiche alla bozza di accordo diffusa dal presidente del Consiglio generale dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), il giapponese Oshima, e sostanzialmente approvata dal Commissario europeo al commercio Lamy. Lo stesso Prodi aveva scritto al primo ministro francese Raffarin per chiedergli di moderare la propria posizione. Ieri la Francia non è riuscita a trovare alleati ma ha comunque ottenuto che nel testo finale fosse definita la richiesta per un maggiore bilanciamento rispetto alle concessioni in quanto non corrispondono analoghi impegni da parte degli Stati Uniti. La Francia da tempo è in conflitto con la posizione di Lamy, aveva criticato sia l'apertura sui sussidi all'esportazione in sede Wto, sia la posizione europea nell'ambito dei negoziati fra UE e Mercosur attualmente in corso. L'approvazione del "piano Lamy" da parte del Consiglio dei Ministri degli esteri darà al commissario ben poca manovra e la versione finale del possibile accordo Wto sarà approvata da un consiglio dei ministri del commercio che si terrà in forma straordinaria a Ginevra giovedì o venerdì a seconda dell'evoluzione del Consiglio Generale.

Intanto si apre oggi a Ginevrà si apre un consiglio generale del Wto che rappresenta l'ultima possibilità per superare il fallimento di Cancun. La Focsiv ieri aveva inviato una lettera al Ministro degli Affari Esteri, Franco Frattini in cui chiedeva di mantenere gli impegni a favore degli interessi dei paesi piu' poveri come assunti nel vertice di Doha. E invece il vice ministro Adolfo Urso ha dichiarato che l'UE si attende concessioni in agricoltura e prodotti industriali da parte di altri paesi. Oltre all'Italia, Francia, Irlanda, Portogallo e Polonia concordano su questa posizione, mentre la Germania, sempre secondo Urso, ha espresso la propria insoddisfazione per la parte relativa alle tariffe sui prodotti industriali. Nell'accordo in discussione si parla di eliminazione degli elementi distorsivi dei crediti all'esportazione ma solo relativamente ai tempi di rimborso e non ai tassi. Anche sulla riforma degli aiuti alimentari, aspramente criticati in passato dall'Europa, si parla in modo generico di negoziare una apposita disciplina. Rispetto al nuovo sistema di salvaguardia per i paesi in via di sviluppo si accenna in maniera generica e nessuna manovra per quanto riguarda la riduzione dei sussidi perché non sono considerati distorsivi. Tra le reazioni dai paesi che compongono il G20 spicca quella dell'India che insieme all'Indonesia è apparsa subito molto critica, dichiarando per voce del proprio ministro competente, che il testo è fortemente sbilanciato a favore dei paesi sviluppati.

Per l'occasione ActionAid International ha lanciato il rapporto Divide et impera: la reazione di Europa e America all'alleanza dei Paesi in via di sviluppo al WTO. Il documento presenta la serie di azioni mirate da parte dei Paesi ricchi per corrompere e minacciare i Paesi in via di sviluppo coalizzati nel G20, per ottenere una bozza di accordo favorevole ai loro interessi. Molti Paesi aderenti al G20 sono stati minacciati dagli Stati Uniti di perdere facilitazioni commerciali o essere esclusi dalle negoziazioni per gli accordi regionali di libero commercio. Una richiesta a tutti i membri del Wto di rivedere le proprie strategie negoziali e smettere di continuare ad ignorare le richieste dei paesi più poveri. Inoltre ActionAid International chiede che si interrompa l'usanza di fare incontri esclusivi e non verbalizzati. Di fatto anche in questo General Council si terrà una prima parte ufficiale dove non si discuterà della bozza di accordo e poi si passerà alla fase della trattativa "libera" che si svolgerà in maniera "informale" in sottogruppi. Pertanto il Consiglio si riunirà solo in caso di accordo finale. "A guardare i punti di disaccordo una soluzione sembra difficile, ma pochi appaiono disposti ad assumersi la responsabilità di un fallimento - ha commentato Roberto Meragalli della Rete di Lilliput secondo cui solo il G20 potrebbe alzare la voce.

Altre fonti: Osservatorio sul commercio, Euro News

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