Biologico: balzo in Cina, Italia prima in Ue

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In un anno è aumentata di undici volte (+1057 per cento) la produzione biologica della Cina che ha conquistato il secondo posto a livello mondiale con una superficie coltivata bio di oltre tre volte superiore a quella in Italia. E il nostro paese, scalzato dal podio occupato lo scorso anno, scende al quarto posto consolidando però la leadership europea. È quanto è emerso nel corso della Biodomenica organizzata ieri da Aiab (Associazione Italiana per l'Agricoltura Biologica), Coldiretti e Legambiente in un centinaio di piazze dove oltre un milione di cittadini sono scesi per gustare, conoscere e sostenere il biologico made in Italy.

Il "grande balzo in avanti" della produzione cinese fa crescere le coltivazioni biologiche che ora nel mondo hanno una estensione comparabile all'intero territorio italiano pari a 31,5 milioni di ettari nel 2005 (+ 19 per cento) dei quali 12,1 si trovano in Australia (+ 7,3 per cento), 3,5 in Cina (+ 1057 per cento), 2,8 in Argentina (stabile) e 1 in Italia (+12,8 per cento). Tuttavia mentre le quantità prodotte nelle Americhe, in Europa e in Oceania sono aumentate debolmente di qualche punto percentuale, sono esplosivi i tassi di crescita in Africa (+130 per cento) e soprattutto in Asia. La Cina diventa un protagonista del mercato mondiale del biologico la cui domanda vale complessivamente 23,5 milioni di euro, cresce del 11,2 per cento e si concentra in Europa e Nord America. Un profondo cambiamento, frutto di una vera "rivoluzione culturale" nelle campagne cinesi dove per soddisfare i bisogni alimentari della popolazione interna si è cercato di aumentare le quantità con ogni mezzo: dagli organismi geneticamente modificati (Ogm) all'uso intensivo e incontrollato di pesticidi, dallo sfruttamento del lavoro a quello dell'ambiente.

L'Italia con un terzo delle imprese biologiche europee ed un quarto della superficie bio dell'Unione conferma la propria leadership nel vecchio continente ed aumenta del 12 per cento i terreni coltivati che superano il milione di ettari (1.067.101,66 ettari) e del 22 per cento il numero di imprese agricole coinvolte (49.859). Si tratta di un patrimonio economico, sanitario ed ambientale che da solo non basta a sostenere le competitività delle imprese sul mercato che a livello nazionale rappresenta il 2 per cento della spesa alimentare con un fatturato complessivo stimato pari ad 1,5 miliardi di Euro. Un contributo unico alla salvaguardia dell'ambiente e alla sicurezza alimentare confermato anche dal fatto che è aumentato di ben dieci volte il numero di mense scolastiche dove vengono serviti prodotti biologici, che sono passate dalle 64 del 1996 alle 647 del gennaio 2006.

"Oggi più che mai l'Italia ha bisogno di qualità - ha dichiarato Maurizio Gubbiotti della segreteria nazionale di Legambiente - per creare nuovo sviluppo bisogna dare valore al rapporto con il territorio. Scommettere sulla creatività, sulla ricerca, sul gusto e sulle tradizioni che hanno reso il "made in Italy" celebre in tutto il mondo inoltre, è non solo la carta vincente per conquistare uno spazio nel commercio globalizzato, ma anche per difendere la nostra qualità della vita. La salute alimentare non è il solo vantaggio del biologico. La filiera corta, il legame della produzione con il territorio, l'azienda come luogo di incontro tra produttore e consumatore, fanno della bio azienda un luogo aperto, che promuove coesione sociale, mantenimento delle tradizioni, possibilità di uno sviluppo moderno e sostenibile".

"Il biologico è buono e non solo da mangiare, ma può anche essere conveniente: acquistare prodotti biologico direttamente dai produttori oltre a garantire la certezza dell'origine fa risparmiare" - sottolinea Legambiente. "Il prezzo di acquisto in fattoria e spesso inferiore a quello degli analoghi prodotti non biologici venduti in negozi e supermercati. E per chi ha maggiori difficoltà a spostarsi in città, arriva anche il servizio di consegna a domicilio (porta a porta) da parte di gruppi di produttori biologici, anche a beneficio degli anziani ai quali è stata dedicata dall'Onu la giornata del 1 ottobre". [GB]

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