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Agricoltura: scontro tra Ue-Usa, vincolo per Doha
Bioagricoltura
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Secondo il nuovo direttore dell'Organizzazione Mondiale del Commercio (Wto), il francese Pascal Lamy, l'obiettivo minimo per portare a compimento l'agenda di Doha entro il 2006 sarà quello di arrivare al vertice ministeriale di Hong Kong a dicembre con almeno due terzi delle intese sui negoziati raggiunti. Si tratta di un obiettivo ambizioso, seppur parziale, di fronte al quale molti paesi membri della WTO sono scettici, visto l'attuale stato di avanzamento dei principali negoziati. Ma al di là della buona volontà e delle capacità negoziali dell'ex commissario al commercio della commissione Prodi, il risultato dipende dalla problematicità delle questioni in discussione e dalla rigidità dei negoziatori.
Sul fronte agricolo, Stati Uniti e l'Unione Europea continuano a chiedere cambiamenti sostanziali sulle rispettive politiche agricole. I primi non accettano la politica protezionista europea, fatta di barriere tariffarie e non tariffarie sui prodotti agricoli in ingresso, l'Europa invece critica invece la politica di sostegno all'export attuata dal governo americano. L'accordo tra i due giganti rappresenta la condizione necessaria per far avanzare l'Agenda di Doha. Ma nei giorni scorsi si sono riaccese le polemiche dopo che il presidente Bush ha dichiarato che "gli Stati Uniti sono pronti a eliminare tutte le tariffe, i sussidi e altre barriere al libero flusso di beni e servizi e le altre nazioni dovrebbero fare lo stesso". La reazione del commissario europeo, Peter Mandelson, è stata secca, affermando che un conto sono le dichiarazioni generiche e senza seguito, un altro è negoziare per raggiungere tali ambiziosi obiettivi. Mandelson sembra voler affermare che l'Europa cerca di lavorare sull'obiettivo, problematico, di una riduzione dei propri dazi aumentando le possibilità di accesso al mercato per gli altri paesi.
E proprio i paesi africani produttori di banane stanno facendo pressione verso l'Unione Europea affinché allarghi la loro quota di accesso al mercato come parte di un nuovo regime commerciale sulle importazioni, che sarebbe dovuto entrare in vigore a partire dallo scorso gennaio. Elemento essenziale della contesa riguarda il regime tariffario che la UE ha concesso ai paesi non ACP (African, Caribbean and Pacific), e, cioè, principalmente, quelli dell'America Latina. A partire dal 2001, l'Unione ha eliminato le quote di importazione di banane dai paesi latinoamericani, continuando a mantenere, per i paesi ACP, una regime preferenziale di importazioni non soggette a dazi, per una quantità, affermano gli stessi paesi, che copre solo il 20% del mercato delle banane europeo, mentre il 60% è in mano alle principali multinazionali americane del settore, quali Dole Food, Del Monte e Chiquita Brand. Il Camerun e la Costa D'Avorio, i due principali esportatori devono acquistare tali quote da altri paesi ACP, finendo per sussidiare paesi che sono addirittura più ricchi di loro. Secondo gli esperti, i due paesi africani pagano all'anno dai 20 ai 25 milioni di euro per coprire le licenze di esportazione verso il mercato UE, per un volume che arriva al 30% della loro produzione totale.
Dena Hoff, segretaria del sindacato agricolo statunitense National Family Farm Coalition (NFFC), ha parlato di fronte a migliaia di contadini coreani riuniti per la commemorazione del secondo anniversario dalla morte di Kyung-Hae Lee's, il leader campesino e presidente della Korean Advanced Farmer Federation, che si suicidò in segno di protesta durante le manifestazioni contro la WTO svoltesi a Cancun nel settembre del 2003.
"Il sacrificio di mister Lee non può essere vano - ha affermato Dena Hoff -, continueremo, in spirito di cooperazione, a costruire un mondo fondato sulla sovranità alimentare. Quello che ci lega a Mr. Lee è la lotta per concretizzare il suo sogno, che è il nostro sogno". Secondo la NFFC fa parte della coalizione internazionale Via Campesina, organizzazione composta da milioni di contadini uniti nella lotta per la realizzazione della sovranità alimentare globale. La NFFC assieme ad altre organizzazioni, sarà presente il prossimo dicembre ad Hong Kong, dove si svolgerà la sesta conferenza ministeriale della WTO che sarà preceduto da un consiglio Generale dal 17 al 21 di ottobre a Ginevra dove la società civile ha gia previsto una forte mobilitazione per bloccare l'influenza delle multinazionali sugli accordi.
Fonte: Osservatorio Tradewatch, Crocevia
Approfondimento: Omc-wto, Network Seattle-to-Brussels