Agricoltura: Fao, caduta dei prezzi e l'accordo Wto

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La Commissione sui problemi dei Prodotti di Base della FAO l'Organizzazione dell'ONU per l'Alimentazione e l'Agricoltura, ha aperto la sua 65a sessione con preoccupazione rispetto al minimo storico toccato dai prezzi al produttore di molti dei principali prodotti agricoli, quali caffè, zucchero, carne, oli e cotone. Secondo alcune delle relazioni i prezzi internazionali dei prodotti agricoli hanno in genere avuto una ripresa abbastanza esitante a seguito della prolungata caduta dei prezzi registrata a partire dalla seconda metà degli anni '90. Ad esempio i prezzi internazionali del caffè tra il 1998 ed il 2001 sono calati del 58 per cento. "Le cause - secondo il rapporto FAO - sono da ricercare nell'offerta eccedente, in una domanda nell'insieme fiacca e nell'accumularsi delle scorte. Il persistere di prezzi bassi ha portato ad una riduzione dell'offerta, e questo di recente ha aiutato a far rafforzare i prezzi". Secondo la FAO i prezzi del caffè sono saliti del 33 per cento tra il 2001 ed il 2004, quando la produzione totale per il raccolto 2003/04 ha raggiunto 6 milioni di tonnellate, l'ammontare più basso registrato dal 1998/99. Nel dicembre 2004, il prezzo del caffè ha raggiunto oltre 1 dollaro alla libbra per la prima volta dal 2000.

Per discutere del processo processo di liberalizzazione del commercio agricolo e del suo impatto sulla sicurezza alimentare e sulla povertà si tiene oggi a Roma presso la sede della FAO una tavola rotonda a cui partecipano il Presidente della Nigeria, Olusegun Obasanjo ed il Direttore Generale del WTO (Organizzazione Mondiale del Commercio - Wto) Supachai Panitchpakdi, oltre ai delegati dei Ministeri dell'Agricoltura e del Commercio di molti paesi. E proprio in sede Wto è in discussione l'AoA (Agreement on Agricolture) accordo agricolo che porterebbe a delle conseguenze enormi sui Paesi del continente africano. L'AoA, nonostante si proponga come obiettivo quello di "instaurare un sistema di scambi agricoli equo e orientato verso il mercato", è fondamentalmente un patto stilato fra Unione Europea e Stati Uniti per garantire alle loro produzioni agricole un migliore accesso ai mercati mondiali. I Paesi membri sono stati vincolati a ridurre i dazi doganali sui prodotti importati, a convertire le barriere non-tariffarie in tariffe e a ridurre i sussidi all'esportazione.

Ma i Paesi industrializzati partivano da valori molto elevati di sostegno e sono stati abili ad inventare un sistema di "scatole" in cui sistemare con scaltrezza i vari sussidi esentati dalle riduzioni. Per i Paesi Africani invece, l'AoA ha vincolato una liberalizzazione già imposta dal Fondo Monetario Internazionale e dalla Banca Mondiale, eliminando la possibilità di politiche flessibili e corrispondenti alle loro esigenze, accordando piuttosto un "trattamento speciale e differenziato" ai paesi occidentali.

Ad esempio i Paesi sub-sahariani non pagavano alcun sostegno ai loro agricoltori perché le prescrizioni dei piani di aggiustamento strutturale (i famigerati SAPs) prescritti dal Fondo Monetario Internazionale e finanziati dalla Banca Mondiale avevano gia fatto piazza pulita di sussidi e meccanismi di controllo dei prezzi prima della firma degli accordi di Marrakech. Quindi la generosità nel concedere tempi più lunghi e minori percentuali di riduzione nei sussidi fu inutile.

"I Paesi occidentali, USA ed UE in testa, ben sapevano come sfruttare tutte le nicchie dell'AoA. Avevano ed anno le risorse economiche per finanziare le loro agricolture; avevano ed hanno l'arroganza di contraddire anche quanto firmato" precisa Roberto Meregalli dell'Osservatorio Tradewatch. "L'Unione Europea è stata molto brava a modificare i suoi contributi in modo da trasferirli dalla categoria delle misure da eliminare a quelle da tollerare. Ma anche gli USA non sono stati da meno. Con l'abbassamento dei dazi doganali, l'unica maniera per continuare a sostenere gli operatori del settore è rimasta quella dei pagamenti diretti. Sui sussidi all'esportazione, l'effetto dell'AoA è stato molto limitato; la ragione fondamentale di questo è che l'accordo parla solo di sussidi diretti mentre l'export dumping è fatto soprattutto di sussidi indiretti".

"L'AoA non è la causa primaria della crisi degli agricoltori africani ma certo ha rappresentato lo strumento per consolidare le riforme liberalizzatrici prescritte dal Fondo Monetario. Riforme che hanno smantellato strutture statali o para-statali" conclude Meregalli. Gli squilibri che sono emersi in questi anni di applicazione dell'AoA mostrano chiaramente che ben limitata è stata la sua influenza nel ridurre gli squilibri del mercato agricolo. I negoziati sono concentrati sui tre pilastri dell'AoA e, semplificando, vedono tre schieramenti principali: un gruppo di paesi moderati che chiedono la riduzione dei sussidi interni ma il mantenimento delle "scatole" stabilite durante l'Uruguay Round; un gruppo di Paesi con obiettivi più ambiziosi che chiedono la riduzione e la progressiva eliminazione di tutte le misure di sostegno; infine i Paesi in via di sviluppo, compresi i Paesi Africani, che chiedono sì una riduzione sostanziale dei sostegni ma vogliono ottenere margini di flessibilità per sostenere la loro agricoltura e proteggere cibi essenziali per la loro sicurezza alimentare. [AT]

Altre fonti: Osservatorio Tradewatch, Wto Lilliput Lab

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