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Africa: basta aiuti, vogliamo lavorare la nostra terra
Bioagricoltura
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"Cari G8, l'Africa può nutrire se stessa grazie al lavoro dei suoi agricoltori. Non è grazie a una maggiore invadenza del mercato internazionale che gli africani usciranno dalla povertà, ma grazie al lavoro delle proprie famiglie se saranno garantite loro regole più giuste e il timone del proprio sviluppo". Il messaggio, lanciato ai G8 in vista del vertice scozzese, arriva dagli agricoltori riuniti nella rete ROPPA (Reseau des organisations paysannes et de producteurs agricoles de l'Afrique de l'Ouest), che rappresenta oltre 60 organizzazioni locali in 10 Paesi dell'Africa occidentale. "Malgrado le condizioni climatiche difficili, le catastrofi naturali, i tanti conflitti, l'assenza di misure di protezione e di sostegno e di altre entrate garantite, tra il 1990 e il 2002 abbiamo aumentato le nostre produzioni agricole dal 20 all'80%, più dell'America del Nord (dallo 0 al 20%) o dell'Europa dell'Est che ha subito una riduzione stimata intorno al 50%. In più è risaputo che i nostri prodotti sono la fonte principale delle entrate monetarie del nostro Paese".
Per disporre di entrate monetarie Roppa denuncia che i Paesi africani hanno dovuto sostituire una parte delle coltivazioni di sussistenza con coltivazioni d'esportazione, destinate a approvvigionare gli stabilimenti dell'agrobusiness del Nord del mondo. "Questa situazione ha avuto la conseguenza di ridurre l'Africa occidentale a regione importatrice di prodotti alimentari, proprio quell'Africa che invece era una forte esportatrice. Dal 1993 al 2002 quest'area ha aumentato le proprie importazioni di cereali del 60% (per il resto del mondo l'aumento è stato del 18,2%), mentre la loro produzione è aumentata solo del 16,3% (6% per la media mondiale)". Questa importazione massiccia, largamente favorita secondo i contadini del ROPPA da aiuti alimentari e dalle distorsioni del mercato internazionale, "è il risultato di un liberismo dogmatico spinto dalle istituzioni finanziarie internazionale e con la benedizione dei Paesi donatori, tra i quali i G8 in primo luogo".
Ma l'Africa non e' una terra di disperazione perché, grazie a politiche adeguate di sviluppo e di sostegno, può nutrire se stessa come fa tutti i giorni, grazie al lavoro dei suoi contadini, che sono il 70% dei lavoratori africani. L'agricoltura familiare in Africa già oggi assicura più del 90% della produzione agricola e gestisce più del 95% delle terre agricole. "Nonostante la spietata concorrenza internazionale - svela il ROPPA - i piccoli produttori dell'agricoltura familiare assicurano fino al 90%dell'approvvigionamento alimentare delle comunità locali". Tutte le iniziative dei G8 per risolvere i problemi della fame e del sottosviluppo, secondo il ROPPA, "debbono essere accolte con ottimismo, ma la povertà e la fame debbono attaccate soltanto partendo dalle radici, ossia dalle loro cause politiche. Non bastano soluzioni tecnologiche, o iniezioni di volumi considerevoli di dollari per cambiare le cose in Africa. Perché Blair e i G8 siano coerenti nelle loro iniziative, non possono occultare l'analisi delle cause della liberalizzazione e la privatizzazione dei settori economici e dei servizi in Africa e le loro relazioni con la povertà nelle aree rurali. Non possono che sottoscrivere il riconoscimento del diritto dei paesi alla sovranità alimentari e il diritto di ciascuno di sfamarsi autonomamente, attraverso atti politici concreti e investimenti rivolti all'agricoltura familiare".
Gli agricoltori africani chiedono ai G8 di superare gli schemi consueti delle politiche di sviluppo, di consentire all'Africa di ripensare il proprio anche attraverso misure di protezione dei mercati più fragili e di sussidi, ma chiedono anche l'interruzione, da parte dell'Europa, dei negoziati per gli Accordi di partnership economica (EPAs), "perché non è realistico - sottolinea il ROPPA - ipotizzare un'area di libero scambio dove entrino in concorrenza l'Europa e i Paesi africani tra i più poveri del mondo".
Al fianco di questa nuova lotta della più ampia rete contadina africana, in Italia si schiera EuropAfrica/Terre Contadine, la nuova campagna nel corso della quale "le Terre Contadine, del Nord come del Sud del mondo - spiega Nora Mckeon, coordinatrice del programma - prenderanno la parola anche questa volta per far conoscere anche in Italia le richieste delle organizzazioni di base, ma anche per stringere con i cittadini e i consumatori un'alleanza che costringa le leggi che regolano il mercato a rispettare e dare il giusto valore al patrimonio rurale di questo pianeta". La campagna è promossa dalle ong Terra Nuova e Crocevia per il GA Gruppo d'Appoggio al movimento contadino dell'Africa Occidentale - fra gli altri AUCS, CIPSI, CISV, COSPE - con la partecipazione di Coldiretti, del ROPPA e con la collaborazione di ROBA dell'Altro Mondo fair trade.