Sudan: villaggi distrutti per il riempimento diga di Merowe

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La Settimana mondiale dell'acqua, promossa in questi giorni (20-26 agosto),
richiama all'attenzione i problemi legati alla diga di Merowe, in concomitanza con le distruzioni di alcuni villaggi avvenuta pochi giorni fa. Così l'Associazione per i Popoli Minacciati (APM) denuncia la situazione di 50 mila persone, appartenenti ai gruppi arabi dei Manasir, Amri e Hamadab, che rischiano di perdere le loro case presso le rive del Nilo in Sudan e di essere forzatamente rilocati a causa del riempimento del bacino di raccolta della diga di Merowe.

Corresponsabile dell'esodo forzato è, secondo l'APM, anche la ditta tedesca Lahmeyer International di Bad Vilbel che ha coordinato e pianificato la costruzione del mega-progetto. L'associazione chiede alla ditta Lahmeyer International di sostenere almeno le vittime nella loro richiesta di risarcimento.

Il 7 agosto, 850 famiglie hanno perso la loro case insieme a ogni proprietà a causa dell'inizio del riempimento del bacino di raccolta, avvenuto senza alcun preavviso. In questa prima fase sono già stati distrutti 15 villaggi. Altri 10 villaggi, in cui vivono complessivamente 1350 famiglie, rischiano di essere le prossime vittime del progetto, realizzato senza aver mai coinvolto la popolazione colpita nella pianificazione.

L'incaricata speciale dell'ONU per i Diritti Umani, Sima Samar, in visita a Khartoum, ha espresso la sua preoccupazione per l'esodo forzato. L'offerta di risarcimento avanzata dal governo sudanese è stata finora rifiutata dalla popolazione colpita in quanto ritenuta insufficiente, mentre le famiglie interessate si battono anche contro la rilocazione forzata in regioni desertiche e non-coltivabili.

Con il completamento del riempimento del bacino della diga, 50 mila persone, contadini e allevatori, perderanno non solo le proprie case, ma anche campi
coltivati e pascoli, che finora garantivano l'esistenza e la sopravvivenza economica, mentre tardano anche gli aiuti umanitari provenienti dall'estero.

La diga, il cui bacino di raccolta dell'acqua dovrebbe raggiungere 174 km di lunghezza e 4 di larghezza, dovrebbe servire a migliorare la fornitura energetica del Sudan. Durante la sua costruzione non sono mancati arresti arbitrari, massacri e violazioni dei diritti umani; una protesta contro il dislocamento forzato del 22 aprile 2006 è finita con l'uccisione di tre manifestanti e il ferimenti di 50 persone.

Fonte: Associazione per i Popoli Minacciati

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