Referendum, quando sfuma la volontà popolare

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La Consulta ha bocciato i quesiti referendari in materia elettorale: una decisione tecnica, di cui non si può che prendere atto, dovuta probabilmente a una cattiva formulazione dei quesiti ma che comunque manda al macero più di un milione di firme. Si dice che la Consulta, in sede di motivazioni, criticherà il porcellum e spingerà il Parlamento ad intervenire.

Le forze politiche tergiversano, nicchiano, abbozzano, cambiano idea, ritornano sui propri passi. Oppure promettono di cambiare tutto per non cambiare nulla. Commenta il sito lettera43: "Impigriti da un sistema che, così com'è, permette loro di scegliere i candidati a piacimento, gli schieramenti politici sono lontani da un accordo comune. Per ora solo contatti informali alla ricerca di un'intesa, non di più. Il Partito democratico ha messo in calendario una riunione interna per fare il punto. Il Terzo polo ha già fatto una disamina della situazione nell'incontro alla Camera tra Gianfranco Fini, Pier Ferdinando Casini e Francesco Rutelli. Ma il nodo resta il calendario: in molti vorrebbero che si aprisse prima il capitolo delle riforme costituzionali. Casini e Gaetano Quagliariello (Pdl) lo vanno ripetendo da giorni: prima si faccia la riforma dei regolamenti parlamentari, poi si intervenga su bicameralismo perfetto e riduzione di deputati e senatori. Solo dopo si saprà «quale sia il sistema migliore da adottare» per il voto. … Ed è proprio sul tipo di 'modello' che le posizioni sembrano a distanze siderali e dai riferimenti geografici infiniti ('simil-spagnolo', 'sistema tedesco puro', 'sistema francese', 'ungherese', 'pseudo-francese' ecc...)”.

I cittadini, i comitati promotori, le associazioni che hanno lavorato per la campagna non ci stanno. Le Acli, per bocca del loro presidente Andrea Olivero, premono sulla politica. In un comunicato del 12 gennaio ribadiscono che: "Ci mobiliteremo con tutte le forze sociali disponibili per costringere la politica a cambiare questa vergognosa legge elettorale, imposta dalla peggiore partitocrazia di sempre, che ha inferto alla democrazia una ferita intollerabile. Malgrado il parere negativo espresso dalla Consulta, i cittadini italiani si sono già espressi con grande forza e chiarezza. Mai più gli elettori dovranno essere sottoposti all’umiliazione delle liste bloccate. Ridare ai cittadini la possibilità di scegliere i propri rappresentanti, spezzando così la logica perversa della cooptazione, è l’obiettivo intorno al quale va costruita la più grande alleanza possibile in Parlamento. I partiti dovranno assumersi la responsabilità di trovare un accordo su un modello elettorale che garantisca la governabilità e la chiarezza della scelta degli elettori. Ma la cosa più importante, sulla quale non si può negoziare, è la necessità di restituire la possibilità ai cittadini di scegliere i propri rappresentanti. Solo questa è democrazia”.

Più significativa è però la questione dell’acqua. Qui si tratta di scelte prettamente politiche che si possono prendere o meno. In dicembre il popolo dell'acqua si era già mobilitato spingendo, mediante manifestazioni pubbliche e una campagna di "obbedienza civile", affinché l'esito referendario venisse finalmente tradotto in norme effettive. Ora la doccia fredda (con acqua privatizzata): non solo il pronunciamento di milioni di cittadini sta per finire in soffitta ma il governo, con il pacchetto delle liberalizzazioni, rischia di andare nella direzione diametralmente opposta.

In un comunicato stampa dal titolo “Non esiste liberalizzazione del servizio idrico che rispetti i referendum”, il Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua denuncia: “Ormai da giorni il Presidente del Consiglio Monti e i suoi ministri parlano di privatizzazioni alludendo anche ad un intervento sul servizio idrico. Ultimi in ordine di tempo il sottosegretario Polillo secondo cui il referendum è stato “un mezzo imbroglio” e il sottosegretario Catricalà che ha annunciato “modifiche che non vadano contro il voto referendario” alla gestione dell'acqua. Diciamo chiaramente a Monti, Passera, Catricalà e Polillo che non esiste nessuna liberalizzazione del servizio idrico che rispetti il voto referendario: il 12 e 13 giugno scorsi gli italiani hanno scelto in massa per la gestione pubblica dell'acqua e per la fuoriuscita degli interessi privati dal servizio idrico”.

“Non pensi il Governo Monti con la scusa di risanare il debito di poter aggirare il voto referendario con trucchi e trucchetti, 27 milioni di italiani si sono espressi per la ripubblicizzazione del servizio idrico e questo ci aspettiamo dal Governo nei prossimi giorni”.

“Saremo molto attenti alle prossime mosse del Governo Monti sul fronte delle liberalizzazioni, non permetteremo che la volontà popolare venga abbattuta a colpi di decreto, di Antitrust o di direttive europee in stile Bolkestein. Metteremo in campo ogni strumento utile alla difesa dei referendum, a partire dalla campagna di obbedienza civile lanciata da noi del Forum Italiano dei Movimenti per l'Acqua. L'applicazione dei referendum è la prima e la più urgente emergenza democratica nel nostro paese, per questo il Forum chiede, come già fatto e sinora senza risposta, un incontro urgente con il Presidente del Consiglio Mario Monti. Nel contempo chiede a tutte le realtà che hanno sostenuto i referendum, ai partiti che da fuori o dentro il Parlamento hanno dato indicazione per il “Sì” ai referendum di giugno, di prendere da subito una netta posizione in difesa del voto democratico del popolo italiano”.

Staremo a vedere. È chiaro però che il Parlamento e la politica in generale, già delegittimati da scandali, sprechi e inettitudine, rischiano di allontanarsi ancora dalla volontà che i cittadini cercano in ogni modo di manifestare. [PGC]

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