Italia: Firenze trasforma l'acqua in una merce

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"La corporation ACEA s.p.a. è entrata in Publiacqua. Per 60 milioni di euro i 50 comuni delle province di Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo aderenti a Publiacqua hanno tramutato l'acqua, bene comune, in una merce. I 50 sindaci, a cominciare da Leonardo Domenici, in un sol colpo hanno così tradito centinaia di migliaia di cittadini toscani che vedranno aumentarsi le tariffe dell'acqua; la società civile e i movimenti dei nostri territori, che hanno raccolto oltre 40.000 firme per la ripubblicizzazione dell'acqua e chiesto di conseguenza una moratoria per l'accesso di ACEA in Publiacqua; le centinaia di migliaia di persone del Sud del Mondo che subiscono l'arroganza delle corporations, che approfittando della privatizzazione dei servizi essenziali locali, depauperano i territori delle loro risorse e gravano gli utenti di aumenti delle tariffe non programmati né pattuiti. Leonardo Domenici, l'assessore Paolo Coggiola, il presidente di Publiacqua Amos Cecchi, dovrebbero ben sapere, come denunciato da Mani Tese e dalla Campagna per la Riforma della Banca Mondiale, che la multinazionale ACEA è protagonista di un caso simile in Honduras"

Con queste parole Ornella De Zordo, capogruppo di Unaltracittà/Unaltromondo, ha commentato l'ingresso della multinazionale nell'acquedotto fiorentino. "Il tutto senza che il consiglio comunale di Firenze sia stato né interpellato né coinvolto in una discussione sulla cessione delle quote. Ci associamo ad Alex Zanotelli, blandito pochi giorni or sono proprio a Palazzo Vecchio per il meeting sulla povertà, quando chiede alla politica da che parte sta: 'Se con l'acqua bene pubblico o con l'acqua da privatizzare e ridurre a merce. Certo non ci rassegniamo all'idea che la politica oggi abbia solo un ruolo decorativo'."

"Neanche noi ci rassegniamo - continua Ornella De Zordo. In questa vicenda la logica del profitto sostituisce quella del bene comune; Unaltracittà/Unaltromondo non si arrende a questa visione e denuncia, insieme alla società civile organizzata, il comportamento degli amministratori dell'Ato fiorentino che invece hanno preferito assecondare il trend esistente e si sono arresi a logiche che poco o nulla hanno a che vedere con una gestione fondata sulla difesa dei diritti dei cittadini.

Nella vicenda Publiacqua/Acea sarebbe bastato leggere il documento "Risultati e Strategie 2004" di Acea per capire come la multinazionale punti a tariffe che possono arrivare anche a 3,62 euro al metro cubo (come in Germania ad esempio) partendo da una media italiana di 0,91 euro al metro cubo. O più semplicemente i sindaci dell'Ato 3 avrebbero potuto telefonare ai colleghi grossetani dell'Ato Ombrone obbligati a ratificare l'ingresso di Acea sul loro territorio con una delibera che li costringe ad accollarsi l'onere, in caso di bisogno e nonostante l'aumento delle tariffe, di ripianare eventuali deficit di bilancio." "E' tempo allora - dice Ornella De Zordo - che la politica si adoperi nel perseguire scelte operate alla luce e sulla base di una visione coerente e globale del vivere insieme, dell'interesse collettivo. Deve riprendere il primato sull'arroganza dei poteri forti, sulla miopia degli interessi settoriali e corporativi. Il governo del ciclo delle acque deve tornare interamente pubblico.

E' necessario che il Comune di Firenze avvii un processo di ripubblicizzazione del servizio idrico gestito da Publiacqua s.p.a., della quale è azionista di maggioranza. A chi pensa impossibile la ripubblicizzazione di Publiacqua ricordiamo le parole di Riccardo Petrella del Contratto Mondiale per l'Acqua, oggi presidente, grazie all'impegno di Niki Vendola, dell'acquedotto della Puglia: 'Il possibile è ciò che i poteri in carica considerano permesso dunque accettabile. L'impossibile è ciò che i gruppi dominanti considerano inaccettabile'. E' perciò necessario reinventare e rafforzare il ruolo del pubblico nella gestione e nell'erogazione dei servizi e dei beni di primaria importanza - ha concluso Ornella De Zordo - che non devono in alcun modo venir trasformati in bisogni a domanda individuale, cioè ridotti a merci e in quanto tali soggetti alle sole logiche del mercato. È possibile sperimentare un nuovo "modello" di gestione del servizio pubblico: il "pubblico partecipato" basato sulla valorizzazione del lavoro e dei lavoratori, sulla centralità dei consigli elettivi, oggi sempre più espropriati di reali poteri, e sulla attivazione di nuove forme di partecipazione dei cittadini e delle cittadine alle scelte, si pensi ad esempio ai "parlamenti dell'acqua" per quanto concerne il ciclo idrico integrato".

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