Acqua: Wwf, grave la condanna Ue all'Italia

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E' di oggi la notizia della condanna della Corte Europea all'Italia "per non aver adottato, entro il termine prescritto (22 dicembre 2003) le disposizioni legislative, regolamentari e amministrative necessarie per conformarsi alla direttiva del Parlamento europeo e del Consiglio 2000/60/CE, che istituisce un quadro per l'azione comunitaria in materia di acque". Questo è l'ennesimo gravissimo segnale che l'Europa manda al nostro paese per la mancata applicazione delle norme in materia di ambiente.

Il Wwf ricorda che l'Italia ha altre 4 procedure aperte in materia di acque: due ancora sulla Direttiva quadro Acque (mancata comunicazione della designazione dei bacini idrografici, mancata relazione sugli studi ambientali di ogni distretto idrografico), la terza sul mancato rispetto della Direttiva del 1991 sul trattamento e la raccolta delle acque reflue urbane, la quarta riguarda l'inquinamento del fiume Candelabro (Manfredonia) e la mancata realizzazione dell'impianto di depurazione acque a Varese e la contaminazione del fiume Olona in Lombardia.

Il WWF Italia, insieme a oltre 780 tra ricercatori universitari e esperti e tecnici degli enti locali che hanno sottoscritto la nostra petizione online a riguardo, si augurano che l'Italia recepisca e applichi al più presto la Direttiva Quadro sulle acque 2000/60 CE che offre un'opportunità unica per un governo integrato delle acque volto alla tutela di questo bene prezioso non solo per noi ma per le generazioni future. Il nostro paese è l'unico dei 25 paesi europei a non aver ancora fatto nulla per l'applicazione di questa direttiva.

Il WWF segnala l'aggravamento della posizione dell'Italia nei confronti dell'UE che deriverebbe proprio dalla paventata approvazione della Legge Delega in materia ambientale: questa non solo non recepisce adeguatamente la Direttiva europea ma stravolge completamente il governo delle acque in Italia. Non garantisce infatti l'indispensabile integrazione nella gestione dell'acqua, svuota di funzioni le Autorità di bacino, unici enti che possono garantire il governo unitario delle acque, ponendo le basi per aumentare così i rischi idrogeologici e ridurre ulteriormente la qualità e disponibilità delle nostre acqua.

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