Un pianeta in continua tensione. Il punto

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Immagine: Atlanteguerre.it

Lontano, più lontano delle guerre che temiamo e normalmente raccontiamo, i capibranco mostrano muscoli e denti. La Cina fa manovre navali nel Meridione del Mar del Cina. Poco distante, lo stesso fanno le flotte degli Stati Uniti e degli alleati. Si annusano e si avvertono: nessuno deve esagerare, nessuno deve pensare di essere padrone del Mondo.

Sono parte del grande Risiko mondiale. La vanità dei contendenti – “filoamericani” e “antagonisti” – si specchia nella potenza delle armiA morire ci si pensa altrove, in questo scontro per ora lasciato a terzi. In Ucraina, ad esempio. Secondo il comando delle forze armate di Kiev, in 780 giorni di guerra la Russia avrebbe perso 450.890 soldati. Se il numero risultasse vero, dovremmo aggiungere almeno 250mila soldati ucraini, la stima è delle agenzie internazionali. Significa che in quella guerra sta morendo un soldato ogni minuto e mezzo.

E’ devastante, esattamente come lo è quello che, come in ogni guerra, accade ai civili. Quanti ne sono morti, ad ora? Non c’è un dato ufficiale, ma si stima siano almeno 30mila. Le bombe e i missili russi continuano a cadere, in settimana i bombardamenti sono stati furiosi. Il Presidente Zelensky ha lanciato l’allarme: ormai mancano i missili antiaereo. Ma l’appello rischia di restare inascoltato. Due anni di questa guerra hanno svuotato anche gli arsenali degli alleati. I russi, intanto colpiscono duro, nella speranza di fiaccare la volontà di resistenza degli ucraini. I missili hanno completamente distrutto la centrale elettrica di Trypilska, nel distretto di Kiev. La Russia ha danneggiato anche due altre centrali termoelettriche. La Dtek, la più grande compagnia energetica privata dell’Ucraina, ha spiegato in un comunicato che i suoi impianti sono stati presi di mira almeno 10 volte a marzo, provocando il danneggiamento o la distruzione dell’80% della capacità di generazione termica. Insomma: centinaia di miglia di Ucraini sono al freddo e Putin punta su questo per fiaccare gli ucraini.

Di pace si parla poco e male. C’è stato l’annuncio ufficiale della convocazione in Svizzera, fra il 15 e 16 giugno, di una conferenza di pace, voluta da Kiev per parlare del futuro del Paese. Mosca non ci sarà e questo rende l’incontro più una vetrina fra alleati, che un’occasione per trovare una soluzione alla guerra.

Le cose non vanno certo meglio nel Vicino Oriente. La pressione militare israeliano sui palestinesi di Gaza continua. L’uccisione dei figli e dei nipoti del leader di Hamas, Ismail Haniyeh, da parte dell’esercito israeliano ha gettato benzina sul fuoco dei negoziati. Secondo l’ufficio politico di Hamas, l’attacco dimostrerebbe la disperazione del Premier israeliano Netanyahu, impegnato a boicottare i colloqui in corso per il cessate il fuoco. Per Basem Naim, membro dell’ufficio politico di Hamas, “Netanyahu non è riuscito nelle ultime settimane a rovinare i negoziati ed è sotto pressione da parte degli americani, della comunità internazionale e della società interna israeliana. Ora sta usando tutti gli strumenti, uccidendo i nostri figli, le nostre mogli e assassinando leader o persone a Damasco, per impedire che si possa arrivare ad un accordo di cessate il fuoco”. Intanto, una ulteriore minaccia agli equilibri internazionali viene dalla decisione dell’Iran di rispondere agli attacchi aerei, subiti da suoi rappresentati a Damasco. Le forze armate israeliane attendono una rappresaglia. L’inviato americano per il Medio Oriente, Brett McGurk, tramite i ministri degli Esteri di Arabia Saudita, Emirati Arabi Uniti, Qatar e Iraq, ha inviato un messaggio a Teheran, nel tentativo allentare le tensioni con Israele

Difficile capire cosa accadrà. Nel Mar Rosso le acque sono sempre più agitate. In settimana, Israele ha abbattuto nella notte un drone mentre volava verso est, vicino alla città meridionale israeliana di Eilat. Domenica scorsa, 7 aprile, gli Houthi, hanno lanciato “cinque attacchi contro navi israeliane, britanniche e statunitensi”. E’ una guerra che rischia di diventare infinita e di logorare tutti. Soprattutto, è una vicenda che ogni minuto rischia di sfuggire di mano.

Raffaele Crocco

Sono nato a Verona nel 1960. Sono l’ideatore e direttore del progetto “Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo” e sono presidente dell’Associazione 46mo Parallelo che lo amministra. Sono caposervizio e conduttore della Tgr Rai, a Trento e collaboro con la rubrica Est Ovest di RadioUno. Sono diventato giornalista a tempo pieno nel 1988. Ho lavorato per quotidiani, televisioni, settimanali, radio siti web. Sono stato inviato in zona di guerra per Trieste Oggi, Il Gazzettino, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Liberazione. Ho raccontato le guerre nella ex Jugoslavia, in America Centrale, nel Vicino Oriente. Ho investigato le trame nere che legavano il secessionismo padano al neonazismo negli anni’90. Ho narrato di Tangentopoli, di Social Forum Mondiali, di G7 e G8. Ho fondato riviste: il mensile Maiz nel 1997, il quotidiano on line Peacereporter con Gino Strada nel 2003, l’Atlante delle Guerre e dei Conflitti del Mondo, nel 2009. 

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