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La Galite: una bellezza mediterranea
Obiettivi per lo Sviluppo Sostenibile (Agenda Globale 2030)
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Foto: Unsplash.com
Si ergono dalla distesa di acqua turchese mediterranea, con aspetto scontroso e variegato di rocce granitiche dal color dell’ebano e di origine vulcanica, con flora verde marino dalle chiazze ambrate. Sono le piccole isole che coprono, sia a sud che a nord, più o meno ampi spazi del nostro mare preferito. “Grains de beautè” a pelo d’acqua, per dirla alla francese con lessico studiato e lezioso.
Solo nelle acque tunisine ci sono una sessantina di queste isole o isolotti. Una di queste, fra le più fascinose e storicamente attive, è La Galite, l’isola principale dell’omonimo piccolo arcipelago, che sorge dall’acqua a forma di tappo galleggiante. L’arcipelago è noto per alcune sue spiagge di ciottoli, grandi ciottoli arrotondati dagli effetti dell'erosione e dall'agitazione delle onde, che lambiscono permanentemente le sue coste, come una carezza benaugurante.
In un atlante geografico si legge: “con un'estensione di oltre 808 ettari, l'arcipelago si trova al largo della costa settentrionale della Tunisia, a 64 km dalla città di Tabarka e 45 km da Sidi Michreg, il promontorio più vicino”. Le “Istruzioni nautiche sulle coste della Tunisia”, risalenti al 1890, cosi’descrivono l'isola:
"È una massa di terra grande, robusta e ripida, con poche spiagge, lunga tre miglia da nord est a sud avest, oltre un miglio di larghezza. Ha nella sua parte orientale, una costrizione alla quale corrispondono due maniglie molto aperte: una a nord-ovest, l'altra a sud. La parte occidentale, che è più alta, è di 391 metri. Il lato est è dominato da un notevole cono alto 358 metri, situato all'estremità sud-orientale dell'isola. La maggior parte di queste terre cadono in mare su pendii interamente ripidi e l'isola è difficilmente accessibile se non dal lato nord-ovest. o meglio dalla Baia del Sud di fronte alla quale si trova l'ancoraggio ”(L. Manen e G. Hèraud, 1890).
L'arcipelago de La Galite, il punto più avanzato dell’Africa verso l’Europa, è costituito, oltre che dall'isola principale, da cinque isolotti, ovvero Galiton, con un faro di 14 metri arroccato sulla sua cima e Fauchelle, posti più a ovest che formano, con la Sicilia e la Sardegna, una catena nord-sud del bacino mediterraneo, e i tre Isolotti dei Cani, chiamati, bizzarramente, il Gallo, la Gallina e il Pollastro.
Storia, leggende, arte e migrazioni da nord verso sud hanno costellato il trascorrere dei secoli de La Galitte. Ma il suo essere speciale ancora oggi è la sua dissolvenza nell’ambiente, tra acqua e cielo, una riserva naturale di biologia marina. Una flora con 300 specie di piante, con nuove piantagioni di pini d’Aleppo, rare specie marine, come alghe brune, alghe rosse e grandi prati di posidonia. La fauna terrestre è ben rappresentata da rettili, insetti e scorpioni, e da ciò che resta di antichi greggi di pecore e capre, ormai ovini selvatici; ma sono gli uccelli che con la loro presenza danno lustro all’ambiente, come il cormorano crestato ed il gabbiano rosso, oltre al maestoso falco di Eleonora, un elegante rapace con un'apertura alare di 100 cm, una coda lunga, molto veloce e abilmente agile quando insegue gli uccelli anche sull'acqua.
E’ difficile avere la certezza di chi per primo abbia calpestato questa piccola terra, le cui prime tracce , ancora in fase di studio, risalgono al neolitico, ma La Galite ha avuto comunque un vissuto anche in tempi lontani se è stata citata da molti autori antichi fra i quali Plinio il Vecchio e Tolomeo.
Venendo a tempi più recenti, nella diffusa storiografia sulle isole mediterranee, La Galite viene spesso definita l’isola clonata di Ponza. Gemella, per morfologia e pezzi di storia, a quella laziale, con i due arcipelaghi, il tunisino e l’italiano, aventi destini che si intersecano, segnando cultura e sentimenti delle genti che li abitano o li hanno abitati. A partire dalla seconda metà dell’Ottocento cominciarono ad apparire a La Galite i primi coloni ponzesi dediti alla pesca.
Tra storia e leggenda, tra romanticismo, pirateria e banditismo, si narra di un re D’arco de La Galite, pescatore e contrabbandiere, che avrebbe regnato sulle isole dell'arcipelago praticamente indipendente, la cui popolazione contava solo una sessantina di persone di origine italiana, più precisamente napoletana.
Composte da minuscole imbarcazioni a stive forate, si formavano piccole flottiglie per battere le rotte Ponza- La Galite, a vela o a remi, richiamati dai fondali molto pescosi. In effetti, questi migranti napoletani sarebbero stati i primi abitanti permanenti de La Galite dove arrivarono intorno al 1890, provenienti essenzialmente da Ponza, raggiungendo col tempo le 200 unità (in coabitazione con coloni francesi). . Col trascorrere del tempo i nuovi abitanti costruirono un villaggio che contava una quarantina di case, la chiesa e la scuola, alternando l’attività di pescatori a quella di agricoltori/allevatori.
Anche Habib Bourguiba, colui che diventò il Padre della Patria della Tunisia indipendente soggiornò per 743 giorni, fra il maggio 1952 il maggio 1954, a La Galite, posto in esilio dai coloni francesi. Fu poi trasferito in Francia ed il suo fedele amico “il cane de La Galite” si lasciò morire d’inedia.
La popolazione poi scese gradatamente, per dissapori atavici italo-francesi prima e per il ripristino della legalità sul’isola da parte della nascente Repubblica tunisina, poi. La durezza della vita quotidiana non più sopportabile alle nuove generazioni, fece il resto.
Nel 1995 si arrivò a soli tre residenti permanenti: un ufficiale di marina, una guardia nazionale e un pastore, oltre a qualche guardia del faro di Galiton
Ai giorni nostri sull'isola de La Galite, con le sue sei fonti d'acqua, vivono, poco più di una decina soldati della marina nazionale, alcuni agenti della guardia marina statale e alcuni pescatori occasionali che vengono da Biserta per pescare aragoste e pesce grosso.
Quando La Galite volge lo sguardo al suo passato orgoglioso, semplice e intenso, confrontandolo al suo presente di abbandono e desolazione, il cielo sopra di lei spesso si fa ombroso, con nuvole che si sfregano fra loro corrucciate, provocando piogge dal sapore lacrimale.
Ci dice Abdelmajid Dabbar, storico fondatore, e Presidente, dell’Associazione “Tunisie ecologie” (ATE): “Nei 32 anni in cui sono andato a La Galite e durante 19 spedizioni scientifiche in media di tre settimane ciascuna, l'unica volta che sono tornato con grande tristezza e amarezza per lo stato attuale dell'isola è stato il mio primo viaggio di tre giorni e due notti con un gruppo di venti partecipanti pochi giorni dopo la rivoluzione del 2011: tutto è stato sfigurato, distrutto....”
Effettivamente delle visite incontrollate e spesso vandaliche hanno provocato nel tempo un saccheggio sia delle risorse marine che dei beni immobili terrestri, che sono patrimonio storico dell’isola.
Abdelmajid Dabbar, coadiuvato da Rym Bensedrine, già responsabile del Desk Italia dell’UTICA (la Confidustria tunisina), e da una moltitudine di volontari, non demorde comunque: “Ho letto dei nomi sulle tombe a La Galite: D'Arco, Vitiello e Mazella: tre grandi famiglie, di origine ponzese, che ho cercato e trovato nel novembre 2016 nel sud della Francia. Insieme, nell'agosto 2017, abbiamo organizzato il primo incontro degli ex Galittesi, con due giorni a Biserta e tre giorni nella stessa La Galite. Nel 2018, con i membri di Tunisie Ecologie, abbiamo tenuto la seconda edizione dell'incontro a La Galite che è diventato annuale”; poi prosegue : “e per luglio 2020 era in preparazione un progetto di incontro tra ex galittesi Tunisini, Italiani, Francesi e Algerini. Speriamo di poterlo fare.”
Mantenere viva e diffonderne l’esistenza è la sola speranza di suscitare interesse e di sperare che, restaurata e recuperata la sua essenza ecologica, La Galite possa un giorno diventare una destinazione turistica e culturale, senza però quel turismo di massa che deturperebbe la sua bellezza mediterranea.
Solo allora La Galite potrà sorridere alla sua gemella Ponza.
Ferruccio Bellicini

Pensionato, da una quarantina d’anni vivo nei Paesi della sponda sud del Mediterraneo: Algeria, prima, Tunisia, ora. Dirigente di una multinazionale del settore farmaceutico, ho avuto la responsabilità rappresentativa/commerciale dei Paesi dell’area sud del Mediterraneo, dal Libano al Marocco e dell’Africa subsahariana francofona. Sono stato per oltre 15 anni, alternativamente, Vice-Presidente e Segretario Generale della Camera di commercio e industria tuniso-italiana (CTICI). Inoltre ho co-fondato, ricoprendo la funzione di Segretario Generale, la Camera di commercio per lo sviluppo delle relazioni euro-magrebine (CDREM). Attivo nel sociale ho fatto parte del Comitato degli Italiani all’estero (COMITES) di Algeri e Tunisi. Padre di Omar, giornalista, co-autore con Luigi Zoja del saggio “Nella mente di un terrorista (Einaudi 2017).