L’Expo sbarca a New York, la “via italiana” alla sicurezza alimentare

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NEW YORK - 302 giorni all’evento, ci ricorda il sito ufficiale di Expo 2015. A chi desideri capire meglio di quale evento si tratti, alla pagina “cos’è” si dice: “L’Italia, candidando Milano per ospitare l’Esposizione Universale, ha scelto il Tema Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita. Expo Milano 2015 si confronta con il problema del nutrimento dell’uomo e della Terra e si pone come momento di dialogo tra i protagonisti della comunità internazionale sulle principali sfide dell’umanità.”.

“Dirompente e coraggioso” è stato definito il tema di Expo 2015 dal ministro per le politiche agricole, Maurizio Martina, nel corso di un incontro - organizzato dal circolo PD di New York - svoltosi nella città americana a margine della sua visita negli Stati Uniti di questi giorni: che sia proprio l’Italia ad aver scelto questo tema non è casuale, sostiene ancora il ministro.

In una prospettiva cronologica questo evento si colloca tra l’Expo di Shanghai 2010 e quello di Dubai 2020. Incentrato sul ruolo della città - “better city, better life” - il primo, focalizzato sulla comunicazione e il futuro – “connecting minds, creating the future” – il secondo. Roberto Arditti, Direttore Comunicazione e Relazioni Esterne Expo 2015 che accompagna il ministro Martina nel suo viaggio, legge ciascuna proposta come espressione di quelle tematiche che stanno al centro delle politiche e delle specificità di ciascuno dei tre paesi: le migrazioni verso le città, per la Cina - che sta vivendo la più grande migrazione della storia dell’umanità, con 200 milioni di persone spostatesi negli ultimi trent’anni dalle campagne verso le zone urbane; il ruolo centrale nelle interconnessioni e indirettamente nella ricerca di nuove fonti di energia per gli Emirati Arabi Uniti; la centralità del cibo per l’Italia.

Attraverso Expo 2015, dunque, l’Italia non solo proporrebbe un tema globale di “vitale importanza”, secondo le parole del ministro Martina, ma metterebbe al centro della propria ambiziosa proposta un proprio modello di sviluppo come possibile strada per rispondere alle  “sfide dell’umanità”.

Ma di quale modello si tratta?

Parlare oggi del modello agroalimentare italiano, come ricorda l’agronomo Fausto Cantarelli in un articolo del 2008 dal titolo Tradizione alimentare italiana e terzo millennio, significa tornare a collegare i prodotti agroalimentari al territorio originario in cui questi nascono, significa dare valore alla biodiversità, alle piccole aziende, alla qualità e alla cultura di un prodotto e tutto questo in vista di una migliore qualità della vita.

Ne è ben consapevole il ministro Martina che, durante questo  semestre di presidenza italiana alla guida dell’Europa si trova ad affrontare lo spinoso tema dei trattati commerciali con gli Stati Uniti. Si tratta di un vero confronto tra due diversi modelli di sviluppo agroalimentare: quello statunitense che mette al centro il brand, svincolando il prodotto da una qualsiasi territorialità e quello europeo, guidato in primis dal modello italiano, che mette al centro l’indicazione geografica dei propri prodotti. Detto in altre parole, il modello Coca Cola contro il modello Parmigiano Reggiano. 

È questo dunque il modello che l’Italia attraverso il suo Expo vuole proporre al mondo come strada praticabile per “nutrire il pianeta”. Non solo: secondo quanto afferma il ministro Martina, l’intenzione è che questa proposta possa avere un suo peso nella enunciazione dei nuovi Obiettivi di Sviluppo sostenibile, che le Nazioni Unite sottoscriveranno nel settembre 2015, ad expo ancora in corso.

Il progetto è ambizioso e avrebbe il pregio di avere alcuni punti di contatto con le indicazioni nate in seno all’ Expo dei Popoli, “un coordinamento di Ong, associazioni, reti della società civile italiana e internazionale che lavora insieme per la realizzazione del Forum dei Popoli in programma per il 2015 a Milano, in concomitanza con gli eventi dell’esposizione universale – Expo 2015”. All’interno del manifesto programmatico dell’Expo dei popoli tornano infatti alcune delle parole chiave enunciate dal ministro Martina in particolare quando si riferisce alla regionalità, alla qualità dei prodotti ed alle piccole realtà produttive.

È da tali punti di contatto che auspichiamo possa nascere ad Expo 2015 un vero dialogo che partendo dal tema del cibo sappia allargarsi a quelli della fame e della giustizia. Ciò sarà possibile solo se “il dialogo tra i protagonisti della comunità internazionale”, coinvolgerà non solo i protagonisti istituzionali ma anche quei coordinamenti, come Expo dei Popoli, in grado di inquadrare “le sfide dell’umanità” all’interno di quelle problematiche e prospettive che una visione “dal basso” è in grado riconoscere e comprendere in una più ampia complessità. Allora la proposta italiana sarà davvero “dirompente e coraggiosa” perché oltre ad un tema “vitale” e ad un modello di sviluppo originale, saprà indicare anche un metodo di lavoro basato sul coinvolgimento delle comunità locali facendole partecipare in quanto vera risorsa.

Francesca Benciolini

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