Togo: si calma la tensione, ma continua la fuga

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Nonostante la fine degli scontri, resta alta la tensione a Lomé dopo l'annuncio martedì scorso dei risultati delle elezioni e fonti diplomatiche occidentali contattate dall'agenzia Misna puntano il dito contro gruppi di sostenitori del partito di governo (Rpt), che accusano la Germania di essere troppo vicina all'opposizione. "Nel fronte governativo, molti non avrebbero gradito la protezione che l'ambasciata tedesca ha garantito all'ex ministro degli interni Francois Boko, rimosso dal suo incarico alla vigilia delle elezioni di domenica scorsa per aver chiesto di rimandare la consultazione" - riporta la Misna.

Durante la notte, un alto numero di militari avrebbe circondato per qualche ora la residenza di Jean Pierre Fabre, portavoce del principale partito d'opposizione Ufc, mentre alcuni soldati starebbero dando la caccia a Emmanuel Bob Akitani, candidato del fronte antigovernativo alle elezioni di domenica, autoproclamatosi capo di Stato contestando apertamente i risultati ufficiali della Commissione elettorale che invece lo danno al secondo posto col 38% circa delle preferenze. Non è ancora possibile stilare un bilancio dei morti e dei feriti causati dalle violenze di questi giorni, iniziate con la comunicazione dei risultati definitivi delle elezioni presidenziali da parte della Commissione Elettorale Nazionale: l'elezione di Faure Gnassingbe a capo di stato non è stata infatti accettata dall'opposizione, che ha mobilitato i propri sostenitori alla resistenza.

Continua a crescere, intanto, il numero di persone in fuga dal Togo. Lo rifesisce l'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati (Unhcr), secondo il quale complessivamente 5.754 rifugiati sono arrivati nel vicino Benin, mentre in Ghana sono stati registrati altri più di 600 nuovi arrivi. L'Unhcr sta esortando i politici togolesi a trovare una soluzione pacifica all'attuale crisi e di evitare di innescare un'emergenza umanitaria. L'Alto Commissariato sta monitorando attentamente la situazione e in Benin un team d'emergenza per rafforzare la propria presenza sul posto.

Le presidenziali di domenica scorsa "non si sono svolte regolarmente e vanno annullate". Così fonti togolesi commentano su Nigrizia le elezioni presidenziali di domenica scorsa e i risultati ufficializzati dalla Commissione elettorale nazionale, che attribuiscono la vittoria a Faure Eyadéma, figlio del dittatore morto il 5 febbraio, con oltre il 60% dei consensi, contro il 38% di Emanuel Bob Akitani, candidato dell'opposizione. Gli osservatori ufficiali hanno invece considerato regolare il voto. Alla vigilia del voto, le comunità togolesi che vivono in Europa avevano chiesto il rinvio delle presidenziali, affermando che non c'erano le condizioni perché l'esercizio elettorale si svolgesse regolarmente e avevano chiesto anche l'avvio di una fase di transizione che rendesse possibile un effettivo processo di riconciliazione nazionale.

Lettera 22 pubblica un'approfondita analisi del giornalista Jean Leonard Touadi sulla crisi che ha investito il Paese africano. "La Francia dei diritti umani, quella del pacifismo esibito di Chirac è rimasta l'unica potenza ex coloniale ad attuare pesanti politiche d'ingerenza negli affari interni degli Stati che hanno conquistato nel 1960 "l'indipendenza della bandiera" - scrive Touadi. "Così, mentre il vento della democratizzazione soffiava sull'Africa facendo crollare l'uno dopo l'altro i regimi totalitari, Eyadema ha sempre potuto contare sul sostegno dell'Eliseo che non ha mai lesinato appoggi politici, militari e finanziari. Bisognava però salvaguardare le forme. Per farlo il pupillo di Chirac ha inaugurato una "democrazia totalitaria", una forma di governo basata sul principio secondo il quale "non si organizzano le elezioni per poi perderle". "Secondo fonti attendibili raggiunte a Lomé e stando alle dichiarazioni del diretto interessato, le elezioni sarebbero state vinte dal leader dell'opposizione Bob Akitani. Ma il figlio del "dinosauro" si è proclamato vincitore con più del 60% dei suffragi. Un risultato inaccettabile per un popolo che teme di subire per altri quarant'anni un nuovo Eyadema, sempre sostenuto dalla Francia di Chirac" - conclude Touadi. [GB]

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