Tav: ripresa Venaus, ora via i militari e dialogo

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Una manifestazione imponente di 50mila persone tra cui gran parte della popolazione della valle e di decine di delegazioni da tutta Italia, percorrendo sentieri scoscesi è riuscita a riprendere il presidio di Venaus per frenare il progetto del treno ad alta velocità (Tav). Il presidente della comunità montana Bassa Valle Susa, Antonio Ferrentino, nel suo intervento all'assemblea sul campo di Venaus ha detto che "l'occupazione continuerà ad oltranza" e ha sottolineato come "ormai non si può negare che in questo territorio non si possono fare grandi opere se non sono condivise dalla popolazione". Ferrentino ha anche esortato ad "evitare che ci siano scontri e gestire la situazione", e ha aggiunto tra gli applausi: "Rimarremo qui stanotte e nei prossimi giorni, a meno che nelle prossime ore il governo dia l'ordine a polizia e carabinieri di abbandonare il cantiere".

Migliaia di persone sono rimaste a presidiare il cantiere di Venaus, esattamente nel punto da cui i valsusini no Tav erano stati sgomberati con brutalità nella notte tra lunedì e martedì scorsi. Durante l'ingresso nel cantiere sono stati lanciati alcuni lacrimogeni dalle forze dell'ordine e si è temuto il peggio. Poi però gli agenti sono rimasti isolati al cospetto della massa di manifestanti limitandosi ad osservare la scena. Dal posto comunque sono state rimosse recinzioni, gabbiotti e tutti gli elementi portati dalla società che avrebbe dovuto cominciare i lavori. La mattinata è trascorsa comunque senza grandi tensioni, solo in un punto del corteo, intorno alle 11.30, c'è stato qualche tafferuglio. Anche in quest'occasione vi sono state aggressioni contro i manifestanti e, in particolare, il ferimento della collega Nicoletta Dosio, insegnante presso il Liceo di Bussoleno e da molti anni attiva nell'opposizione al treno ad alta voracità.

"Non possono pensare di portare qui migliaia di poliziotti a militarizzare la valle per quindici anni. Noi difenderemo sempre la nostra terra e la salute dei nostri figli. Torneremo sempre. Bloccheremo ogni cantiere" dicono i valligiani all'assemblea del presidio. "Ci sono 52 domeniche in un anno - dice Piercarlo Cotterchio, del circolo Legambiente Val di Susa - Devono sapere che se vanno avanti noi saremo qui ogni domenica in centomila. Devono fermarsi mandare a casa tutti e poi possiamo discutere". Sabato 17 dicembre alle 9,30, a Torino di fronte alla stazione di Porta Susa partirà una manifestazione che si propone di coinvolgere tutti coloro che sono solidali con la lotta della Val di Susa. La Confederazione Unitaria di Base sta organizzando treni e pulman da tutta Italia per garantire la massima partecipazione alla manifestazione del 17 dicembre per opporsi alla mobilitazione del territorio, al degrado ambientale, allo spreco di denaro pubblico che deve essere utilizzato per garantire servizi pubblici e trasporti gratuiti e di qualità. [AT]

Altre fonti: La nuova ecologia

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