Oltre la superficie… dell’acqua e degli stereotipi

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Ishita Malaviya, vi dice qualcosa questo nome? Forse non ancora, ma vi suggerisco di tenerlo a mente, perché chiama una ragazza che merita la nostra attenzione. Ishita è la prima donna indiana a salire sulla tavola da surf, e la sua storia è raccontata nel film Beyond the surface, che uscirà nelle sale cinematografiche nel 2014. Si tratta di un film molto speciale, che parla di onde, donne, esclusione, riscatto, equilibrio, giustizia. E che documenta come la pratica del surf e dello yoga, unite a una buona dose di creatività ecologica, stiano portando speranza e cambiamento per le comunità locali e per il pianeta. Perché Ishita non è la sola. Ci sono anche  Liz, Lauren, Emi, Kate. E Crystal Thornburg-Homcy, co-regista assieme al pluripremiato Dave Homcy, che del film dice: “Penso che sia stato lui a scegliere noi”, in un momento in cui esplodevano l’avidità di scoperta e la voglia di conoscere nuove modalità di interconnessione tra le persone, l’ambiente e la loro spiritualità.

Ogni giorno avvengono piccole invisibili rivoluzioni, declinate secondo centinaia di modalità, spesso tante quante sono le persone che le compiono. Al di là delle difficoltà contingenti e strutturali tutti hanno bisogno di guardare a un futuro positivo, che includa nel mondo un orizzonte migliore anche e soprattutto per le donne. In India questo sta in parte avvenendo anche attraverso lo sport, con ricadute positive sulle tradizioni e le usanze delle comunità locali. Il film intende raccontare proprio questa trasformazione, mentre segue il gruppo di ragazze durante il loro viaggio attraverso il Paese, le sue culture, le sue sfumature. L’India esce da questo film in tutta la sua sfolgorante bellezza, frastagliata di coste e spazzata dai venti. E forse il documentario ci offre proprio lo spunto di cui abbiamo bisogno per guardare a questa immensa penisola con occhi diversi, che possano dimenticare, pur se per il tempo di un’emozione, le immagini di povertà, violenza ed esclusione sociale attraverso cui troppo spesso il Paese bussa al nostro quotidiano. Il mare è la natura alla quale queste donne sono più e più volte andate incontro, lasciando a bocca aperta gli uomini mentre praticavano uno sport certamente inusuale per le ragazze, soprattutto per donne come Ishita, nate e aggrovigliate dentro le tenaci dinamiche della società indiana. Il film, che ci regala tra le altre anche una serie di interviste alla popolazione locale, ha obiettivi ambiziosi: favorire l’empowerment delle donne di generazione in generazione, riflettere sul biocentrismo e sulla crescita personale di corpo e anima, promuovere un ecoturismo in territori dove ancora non è conosciuto come merita, suscitare sensazioni forti di connessione con il pianeta e con gli esseri umani, invitare alla scoperta e al viaggio attraverso le culture, via primaria per conoscere se stessi.

Grazie allo sport che probabilmente più di altri concilia abilità fisiche e serenità interiore Ishita e le altre ragazze protagoniste del documentario mostrano una determinazione inviolata, che si propone di portare la speranza faccia a faccia, in maniera leggera ma non per questo meno significativa, a quelle persone che quotidianamente affrontano disparità sociali e sofferenze, levando alte le loro voci. Proprio per questo dal film nasce anche un’associazione, Beyond The Surface International, che ha lo scopo di diffondere la cultura del surf come uno strumento altamente efficace per reintegrare nelle rispettive società i cosiddetti “underprivileged”, rafforzando attraverso il necessario coinvolgimento delle comunità di appartenenza la promozione della pace e della giustizia sociale.

Uno dei film più famosi di Dave Homcy titola Come hell or high water. Ecco, venga l’inferno o l’onda che sovrasta, queste ragazze stanno combattendo una piccola battaglia di cui m’è parso valesse la pena dar conto, una di quelle tante che ogni giorno il mondo ospita, sostiene, vince.

Anna Molinari

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