Israele: grave intesa militare, altri 250 obiettori

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Il Governo italiano ha recentemente ratificato un Memorandum d'intesa con lo Stato di Israele in materia di cooperazione nel settore militare e della difesa. Il provvedimento definisce i settori di attività della cooperazione militare quali l'acquisizione e produzione di armi, formazione ed addestramento, partecipazione a manovre congiunte, ricerca e sviluppo ecc, rimandando i dettagli ad intese successive. "Questa rattifica va a rafforzare l'apparato militare di un Paese il cui governo si è macchiato di gravi violazioni dei diritti umani e del diritto internazionale, ripetutamente condannate dalla comunità internazionale, violazioni che di fatto allontanano la soluzione politica del problema palestinese" ha dichiarato 'Action for Peace', la coalizione di organizzazione che in questi anni ha contribuito a costruire ponti di pace tra la parte civile palestinese e israeliana.

Questa rattifica contrasta con la sentenza della Corte Internazionale dell'Aja, che ha ribadito che tutti gli Stati terzi, ed in particolare gli Stati che hanno ratificato la VI Convenzione di Ginevra del 1949 (come l'Italia), hanno un vero e proprio obbligo giuridico di agire per esigere da Israele comportamenti conformi al diritto internazionale. Inoltre, l'intesa intergovernativa esonera, secondo il Governo, dall'esibizione di una complessa documentazione, fra cui il certificato di uso finale, proprio lo strumento di fondamentale importanza per evitare le triangolazioni, che in passato hanno visto protagoniste anche imprese italiane.

"In questo modo l'Esecutivo svuota di contenuto la citata legge 185, una delle normative più rigorose in Europa, favorendo un ritorno al passato. A questo si aggiunge il fatto che il Governo non è tenuto a fornire alcuna informazione al Parlamento sulle attività effettivamente svolte in base agli accordi stessi, pur trattandosi di aspetti di particolare rilevanza per la nostra politica estera" ha commentato 'Action for Peace' in concordanza con la Rete Italiana per il Disarmo.

Un gruppo di ricercatori italiani ha scritto una lettera aperta in cui dichiara che "non prenderanno parte con saperi e ricerche "alle attività specifiche derivanti dalla attuazione del Memorandum d'intesa incluse quelle derivanti dagli accordi tecnici che potranno essere conclusi in tale contesto". Inoltre si sono impegnati a monitorare i programmi di cooperazione militare che dovessero essere avviati tra università italiane, centri di ricerca, centri di eccellenza, consorzi, laboratori di ricerca scientifica privata e pubblica, industrie italiane, industrie israeliane e non. L'invito è che chiunque abbia a cuore la ricerca della pace a sottoscrivere questo impegno perché il governo italiano riconsideri quanto prima la propria posizione.

Un tono critico sulla politica di Israele che arriva anche in una lettera aperta di 250 studenti liceali hanno indirizzato una lettera al primo ministro israeliano Ariel Sharon, al ministro della Difesa, Shaul Mofaz, e a quello dell'istruzione, Limor Livnat, dichiarando il rifiuto di fare il servizio militare. Un'analoga iniziativa era stata adottata la prima volta da studenti di liceo il 28 aprile 1970 con una lettera all'allora primo ministro Golda Meir. I 'refusenik' - termine con il quale si designano gli 'obiettori' che rifiutano il servizio nelle forze armate - è vasto e complesso: ne fanno parte i movimenti Yesh Gvul ("A tutto c'è un limite"), Il Coraggio di rifiutare, Nuovo profilo, Shministim e Pilot. "Sono consapevole delle conseguenze del mio gesto" dice ora Alex Kon, 18 anni, uno dei promotori della lettera, che la scorsa settimana si è presentato a una caserma in base a una convocazione ricevuta via e-mail dall'esercito, ma ha scelto di non arruolarsi. "Spero che le forze armate comprendano le mie motivazioni e mi rilascino, ma io non posso fare diversamente. Altrimenti, sono pronto ad andare sotto processo" ha aggiunto. Il quotidiano 'Haaretz' riporta la risposta del presidente israeliano Moshe Katsav alla lettera degli studenti: "Qualcosa è andato nel modo sbagliato quando abbiamo cercato di forgiare le generazioni più giovani". Il totale dei "refusenik", a luglio 2004, secondo uno dei siti israeliani che ne tiene il conto, era già di 1396 nonostante la minaccia del carcere militare. [AT]

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