Iraq: severo il tribunale anche sulle elezioni

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Si è tenuta a Roma la prima sessione italiana del Tribunale mondiale sull'intervento militare in Iraq. Tra le voci irachene intervenute c'è stata una testimonianza sulla mancanza dei servizi essenziali: elettricità, acqua, servizi sanitari, ma anche della benzina. Riyadh al Adhadh, "assessore" all'ambiente nel consiglio cittadino di Adhamiya (a Baghdad), pur facendo parte di una struttura che lavora con il governo filoamericano non ha risparmiato critiche agli occupanti. Soprattutto sulle carceri, dove ha avuto accesso grazie alla sua carica. Sono oltre 10.000 i detenuti nelle carceri gestite dalle forze di occupazione, secondo al Adhadh mentre il comando Usa ha più volte annunciato di averli ridotti, e ad Abu Ghraib, sostiene, ci sono anziani di oltre 63 anni, ragazzi di età inferiore ai 16 anni, malati, feriti e handicappati. Secondo Riyadh i militari italiani impegnati nell'operazione Antica Babilonia si sono comportati peggio degli americani nelle aggressioni.

Un argomento discusso sono state le prossime elezioni irachene. "Tutti devono partecipare alle elezioni, può essere una base per liberarci dall'occupazione. Ci sono problemi, come quello della sicurezza, ma bisogna cercare di risolverli. Nessuna area del paese deve essere esclusa dalle elezioni" sostiene l'assessore Riyadh. Ma di diverso parere è il presidente del National Iraqi Foundation Congress secondo cui "queste elezioni non permettono al popolo iracheno di esprimere la propria volontà, servono per far passare il progetto di Bush di occupazione dell'Iraq, gli americani vogliono creare una divisione tra sunniti e sciiti, una divisione del paese. Queste elezioni si basano sulle menzogne, non sono una espressione di libertà e democrazia". Verso le elezioni iracheneA sostegno di questa posizione sono intervenuti in una dichiarazione aperta un gruppo di scrittori, giornalisti e attivisti iracheni della diaspora che chiede che il "governo a interim" cessi la repressione, l'assassinio e l'arresto degli iracheni che chiedono la fine dell'occupazione e cessi di coprire i crimini orrendi delle forze di occupazione e smetta di rappresentare l'utilizzo continuo di carri armati ed elicotteri da combattimento nel paese come una necessità democratica.

Sono 83 le liste che partecipano alla campagna elettorale per la durata di sei settimane, per concludersi il 30 gennaio, data prevista delle elezioni. Gli iracheni dovranno eleggere un parlamento di 275 membri che avrà il compito di nominare un governo e redarre la costituzione. Le autorità elettorali hanno reso noto che per la competizione si sono registrati circa 70 partiti, compresi anche diversi gruppi sunniti che in un primo momento avevano minacciato di boicottare il voto. Intanto in Canada è stato creato un nuovo organismo con il compito di preparare e giudicare l'andamento delle elezioni. Lo ha annunciato Jean-Pierre Kingsley, la massima autorità elettorale canadese, al termine di un incontro a porte chiuse tra esperti di circa 20 Paesi tenuto ad Ottawa. La nuova International Mission for Iraqi Elections (Imie) vigilerà sugli sforzi per registrare elettori residenti all'estero e si terrà in contatto con le organizzazioni di monitoraggio irachene. Kingsley ha escluso la possibilità di inviare in Iraq un alto numero di osservatori internazionali. "Definiamo la nostra una missione di valutazione - ha sottolineato - non una missione di osservatori". L'Imie è composta delle commissioni elettorali di Canada, Gran Bretagna, Indonesia, Messico, Panama e Albania. [AT]

Altre fonti: Osservatorio Iraq, Uruknet

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