Iraq: evacauati i giornalisti italiani, assedio a Ramadi

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I servizi d'intelligence hanno invitato i giornalisti italiani a lasciare l'Iraq per motivi di sicurezza. Gli inviati delle principali testate, messi in allarme, sono già partiti o stanno lasciando Baghdad in queste ore. Si pone ora un serio problema per l'informazione, perchè nessuno è più in grado di seguire gli avvenimenti sul posto, neppure i cosiddetti giornalisti "embedded", coloro che lavorano al seguito degli eserciti. Questa decisione, motivata dal fatto che "le scorte armate che proteggono i giornalisti avrebbero dei rischi troppo alti", porterebbe alla cancellazione di tutta l'informazione dallo scenario di tensione e guerra che c'è ancora in Iraq.

Secondo un membro locale del Comitato degli Ulema, la principale organizzazione religiosa sunnita i due giornalisti indonesiani sequestrati in Iraq sono stati rilasciati a Ramadi (a ovest di Baghdad). Secondo al Arabiya, la giornalista Meutya Hafid e l'operatore Budiyanto, entrambi della rete privata metro Tv, sono stati rilasciati dall'Esercito islamico in Iraq, gruppo armato che ha in passato rivendicato numerosi sequestri. Il rapimento dei due giornalisti, però, era stato rivendicato da un altro gruppo, l'Esercito dei combattenti, sconosciuto finora, che aveva chiesto al governo di Giakarta di "precisare la natura della missione per la quale i due giornalisti si trovavano in Iraq", secondo quanto aveva indicato la tv del Qatar al Jazira.

E intanto la situazione a Ramadi è di nuovo infuocata. Le Forze Multinazionali di occupazione dopo aver circondato la città hanno chiuso l'entrata orientale e hanno fatto il loro ingresso in vari quartieri. Secondo gli operatori di Ics sembra essere iniziato un vero e proprio assedio nel distretto di Sufiya. Lavorando nei villaggi nell'immediata periferia di Ramadi gli operatori hanno potuto constatare che sono state uccise 7 persone e 4 auto sono state completamente bruciate in seguito al tentativo di entrare in città. Circa 150 famiglie hanno raccolto le proprie cose e hanno iniziato l'evacuazione verso Aana e Heet.

Questi racconti rimandano a quelli che a distanza di quattro mesi stanno uscendo sull'assedio delle truppe americane alla città di Falluja. Il Dott. Salam Ismael lo scorso mese ha portato aiuti a Fallujah. Tornato in Inghilterra ha raccontato cosa ha visto: "All'inizio fu l'odore che mi colpì, un odore difficile da descrivere e che non dimenticherò mai. Era l'odore della morte. Centinaia di cadaveri che si stavano decomponendo nelle case, nei giardini e nelle strade di Fallujah. I corpi marcivano dove erano caduti, corpi di uomini, donne e bambini, molti per metà mangiati dai cani randagi. Una ondata di odio aveva spazzato via due terzi della città, distruggendo case e moschee, scuole ed ospedali. Era la tremenda e spaventosa potenza dell'assalto militare degli USA". [AT]

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