Iraq: democrazia è fatta?

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"I risultati delle elezioni irachene sono ancora incerti e lo saranno probabilmente per sempre. Non sapremo mai se i partecipanti al voto sono stati veramente il 50% degli aventi diritto, come affermano i comunicati della commissione elettorale, o meno, o più. L'assenza totale di osservatori indipendenti e la mancanza di contraddittorio tra i partecipanti non consentirà mai di accertare la veridicità di queste cifre. Ma qualunque sia stato il vero numero degli elettori e chiunque sarà dichiarato vincitore di questa competizione elettorale, il risultato non cambia: il progetto di divisione del paese è andato in porto.

Il governo Bush, in difficoltà nella gestione dell'occupazione dell'Iraq, è riuscito a mettere gli iracheni l'uno contro l'altro, fino a portarli sull'orlo della guerra civile. Per questa via intende legittimare la permanenza, a tempo indefinito, delle basi militari statunitensi. E di grande aiuto in questo progetto sono stati i tagliagole di Al Zarkaawi. Resta il fatto di fondo: in base ad una legge che gli iracheni non hanno mai avuto la possibilità di discutere è stato nominata un'assemblea costituente che non comprende una parte significativa della società irachena, non è da essa riconosciuta e, quindi, per definizione, non può essere costituente.

Si infrange probabilmente oggi il sogno iracheno di poter essere uno stato democratico: a chi possiede un terzo delle riserve petrolifere del mondo non è mai stato consentito di essere democratico.

Si infrange qui l'illusione che alla guerra potesse seguire la pace.

Chi pagherà questo sarà la gente dell'Iraq, che oggi ha dimostrato di sognare la democrazia.

Tra le vittime dell'occupazione statunitense da oggi vi è anche la coesione nazionale. Nasce quindi oggi un nuovo fondamentale compito per chi ama la pace: la ricerca del dialogo tra le componenti della società, della conciliazione e dell'unità del paese nelle sue molteplici componenti, che scongiuri la guerra civile e permetta all'Iraq di riconquistare la sovranità.

Saprà la piccola e pavida Europa farsi carico di questo compito?"

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