Fse: agire sul clima passando da energia e finanza

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"Se non facciamo qualcosa subito per bloccare il cambiamento del clima, sara' esso che fara' qualcosa per bloccare tutti noi". Con questa frase ha terminato il suo intervento George Monbiot, uno dei migliori giornalisti britannici, dedicato interamente ai rischi del cambiamento climatico. Monbiot ha analizzato la questione del picco della produzione di petrolio - teoria di Huber, che secondo alcune analisi potrebbe essere raggiunto entro la fine del decennio, e della connessa questione delle emissioni di gas responsabili dell`effetto serra. L`aumento progressivo del prezzo del petrolio e la sua sempre piu` difficile reperibilita`, ha detto Monbiot, "stanno gia` orientando l`industria estrattiva ed energetica verso il piu` economico sostituto del petrolio, il carbone. Ma il ricorso al carbone accentuera` l`effetto serra, causando enormi danni e sconvolgimenti ambientali ed economici". L'appello provocatorio di Monbiot è stato quello di lasciare tutte le altre campagne e concentrarsi unicamente su questo argomento, le cui consenguenze possibili giustificherebbero un impegno in tal senso.

In occasione del seminario dal titolo "In difesa del servizio energetico pubblico", Gianni Nagi, portavoce del Forum ambientalista ha ribadito senza mezzi termini che "dal modello energetico planetario dipende non solo la pace sul pianeta ma lo stesso futuro dell'umanità". Maurizio Gubbiotti, responsabile del settore internazionale di Legambiente, ha voluto rilanciare anche in questa occasione il Contratto mondiale dell'energia. "Quella del modello energetico è una questione decisiva perché unisce i problemi della pace, e della lotta alla povertà con quelli più strettamente ambientali". Durante l'incontro è stata condivisa la necessità di far maturare all'interno del movimento la consapevolezza della centralità della questione energetica, a partire da campagne comuni tra associazioni ambientaliste a livello continentale.

Nel seminario "sussidi perversi: soldi e petrolio", organizzato dalla Campagna per la Riforma della Banca Mondiale si sono confrontati con il pubblico alcuni esperti e attivisti. Nick Hildyard, dell'Ong inglese The Cornerhouse ha fatto un forte atto d'accusa contro la Banca mondiale, la Banca per la ricostruzione e lo sviluppo e le agenzie di credito all'esportazione che hanno permesso alla British Petrolium di portare avanti il BTC, uno dei progetti piu' scandalosi di sempre. "La tattica della BP e' riuscire a stipulare degli accordi con i diversi paesi in modo da non essere soggetta alle loro normative socio-ambientali, ed allo stesso tempo evitare di assumersi i rischi commerciali dell'opera e una parte degli investimenti tramite l'ottenimento di finanziamenti da parte delle banche multilaterali di sviluppo" ha affermato Hildyard. In questo modo i paesi in via di sviluppo, come Georgia ed Azerbaigian nel caso del BTC, ricevono ben pochi benefici e si ritrovano con un maggiore debito estero. "Purtroppo non esistono ancora dei meccanismi internazionali per portare a giudizio le compagnie" l'amara conclusione di Hildyard.

Casi analoghi a quelli del BTC sono stati discussi da Paul di Clerck, dell'olandese Milieudefensie, che ha parlato dell'oleodotto Ciad-Camerun e da Tony Juniper di Friends of the Earth, che ha evidenziato come per il progetto di estrazione di gas e petrolio Sakhalin 2, in Russia, la Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo stia per commettere l'ennesimo errore, concedendo un cospicuo finanziamento. E al Forum Sociale Europeo è stato presentato il video portale www.ifiwatch.tv, 'Eyes on the International Financial Institutions'. Il portale avrà film e video indipendenti troppo spesso disastrosi, delle politiche e delle attività della Banca mondiale, del Fondo monetario e delle altre banche regionali di sviluppo. I film a disposizione sono ben 60, così come 60 sono gli anni dalla creazione delle istituzioni di Bretton Woods, Banca mondiale e fondo monetario. Il loro scopo principale è rivelare misfatti spesso volutamente ignorati e sconosciuti al grande pubblico e dar voce alle comunità locali, troppo spesso impattate da mega-progetti che promettono sviluppo ma che poi acuiscono solo i problemi legati alla povertà.[AT]

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