Europa: si a un nuovo processo costituente

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Una sconfitta per il governo di Parigi, ma non solo. Il no francese alla Costituzione europea fa temere un effetto domino per altri paesi dell'Unione. E' il caso del cancelliere tedesco Gerhard Schroeder, che deve affrontare le elezioni anticipate a settembre o del premier britannico Tony Blair che a fine giugno assumerà la presidenza di turno dell'Unione. La Gran Bretagna voterà a sua volta, ha detto Blair, se ci sarà ancora un trattato sul quale votare. Per ora bisogna dunque attendere la risposta olandese che si preannuncia una sonora bocciatura. Secondo gli ultimi sondaggi il fronte degli oppositori al trattato costituzionale raccoglierà almeno il 59% dei voti. Secondo alcuni analisti, certi ne approfitteranno per esprimere quel No all'euro che avrebbero voluto marcare su una scheda elettorale cinque anni fa, quando però un referendum sulla moneta unica non fu organizzato. Altri temono che con la Costituzione Bruxelles possa cambiare le leggi olandesi, specialmente quelle più singolari su droga, prostituzione e eutanasia.

"La vittoria del no al Trattato Costituzionale in Francia non è un no all'Europa". Una chiara posizione quella di Paolo Beni e Raffaella Bolini dell'Arci nazionale. "Il voto francese deve aprire la strada a una riflessione ampia e approfondita fra le forze sociali e politiche europeiste. Deve aprire un dibattito serio fra le forze della sinistra, quelle socialiste e socialdemocratiche. Deve aprire una discussione di merito in Italia". Secondo i due rappresenanti Arci questo Trattato Costituzionale è stato bocciato perché calato dall'alto, fondato sulla mediazione istituzionale e intriso di liberismo. "Il voto francese porta allo scoperto i limiti e gli errori con cui l'unità europea si è andata finora costruendo. Si apre ora lo spazio per pensare a una Costituzione Europea che li corregga, segnando una decisa inversione di rotta verso l'Europa sociale, di pace e democratica".

Anche Attac Italia ha salutato con entusiasmo il risultato del referendum francese. "Il no francese è un granello di sabbia in grado di inceppare l'Europa neoliberista dei Trattati di Cardiff, Amsterdam e Maastricht; è un no all'Europa della guerra e della libera circolazione dei capitali finanziari; è un no all'Europa della Direttiva Bolkestein e della Direttiva sull'orario di lavoro che deregolamentano i diritti del lavoro e privatizzano i servizi pubblici; è un no all'Europa-fortezza delle politiche di sicurezza e della precarizzazione della vita e delle relazioni sociali" Attac France, insieme alla rete degli Attac d'Europa, è stata in prima fila nella campagna che ha portato alla vittoria del no.

"Ora con più forza potremo chiedere il ripudio della guerra e il ritiro delle truppe dall'Iraq. Ora con più forza ci batteremo per il ritiro della Direttiva Bolkestein sulla liberalizzazione del mercato del lavoro e per l'abbandono dei negoziati Gats sul commercio dei servizi in sede dell'Organizzazione Mondiale del Commercio".

Meno categorico nell'analisi è il Movimento federalista europeo (Mfe) secondo cui i francesi hanno detto no non solo alla Costituzione europea, ma ad una classe politica che ha sempre concepito l'Europa come un mezzo per conservare meglio il potere nazionale. "Questa classe politica ha voluto una Costituzione a mezza strada tra un'Europa federale e un'Europa intergovernativa e senza un governo europeo capace di rispondere con politiche adeguate alle attese dei cittadini. Questa classe politica deve assumersi la responsabilità del fallimento del progetto europeo". Il Mfe giudica come 'egoismo nazionale' le voci che danno prematuro il progetto di Costituzione. " La decadenza dell'Europa comincia con la rassegnazione. Il mondo non aspetta l'Europa. Popoli più coraggiosi e forti, perché uniti politicamente, si stanno affacciando sulla scena della grande politica mondiale, come la Cina e l'India che presto dialogheranno alla pari con gli USA, la Russia e il Giappone. Gli stati nazionali europei, divisi e impotenti, finiranno per perdere insieme alla loro dignità e indipendenza, anche il benessere e la pace". I federalisti chiedono al Parlamento europeo, a tutte le forze politiche che hanno partecipato alla Convenzione europea, ai governi più consapevoli, in particolare ai Paesi fondatori, di rilanciare subito il processo costituente. [AT]

Altre fonti: Euro News

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