Diritti umani: delude la commissione Onu, qualche segno positivo

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La 60ma Sessione della Commissione sui Diritti Umani (UNCHR) che si è da poco conclusa a Ginevra (15 marzo - 24 aprile) segna un "bilancio in serio declino" - afferma una nota di Human Right Watch (HRW). "I governi quest'anno sono stati remissivi nel condannare anche le peggiori violazioni dei diritti umani" - commenta Joanna Weschler, rappresentante dell'organizzazione presso l'Onu. Il "club dei violatori", i governi ostili ai diritti umani hanno avuto facile gioco nel bloccare importanti risoluzioni trovando gli Stati Uniti spesso compiacenti e un'Unione Europea poco decisa. "Un numero crescente di governi repressivi - tra cui Algeria, Cina, Cuba, Libia, Russia, Sudan, Siria e Zimbabue - sono stati quanto mai attivi nel bloccare o nell'ostacolare risoluzioni critiche di qualsiasi paese. Il gruppo africano ha fatto blocco contro una risoluzione nei confronti dello Zimbabwe e, con l'eccezione dell'Uganda, contro una nei confronti del Sudan" - riportava una nota di HRW durante le sessioni. Secondo l'organizzaizone molti dei delegati erano "più preoccupati nel proteggersi a vicenda che a proteggere le vittime delle violazione dei diritti".

Per la prima volta gli Usa non hanno sostenuto una proposta di risoluzione di condanna della Russia per le violazioni dei diritti umani in Cecenia (risoluzione che non è passata avendo trovato 21 voti contrari, 15 a favore e 17 astensioni) e hanno desistito dal sostenere una risoluzione di critica nei confronti della Cina, affermando anzi che nel paese asiatico vi sarebbero stati "cambiamenti di leadership" e non ben specificati "miglioramenti". Ma soprattutto gli Usa hanno bloccato ogni dibattito sulla situazione dei diritti umani in Iraq e fatto resistenza al monitoriaggio della situazione durante la transizione, cosi come per l'Afghanistan. Inoltre si sono battuti - senza successo - per prevenire il richiamo della Commissione ai diversi paesi a ratificare lo statuto del Tribunale penale internazionale. E nonostante l'ampio consenso internazionale per mettere al bando la pena di morte ai minorenni, gli Usa hanno insistito per toglierne il riferimento dalla risoluzione sui diritti dei minori. Va ricordato che nel 2002 gli unici casi conosciuti di esecuzione della pena capitale di minorenni o di persone che hanno commesso crimini quando erano minorenni sono avvenuti nello stato americano del Texas. Gli Usa si sono invece battuti per una risoluzione di denuncia delle violenze e della pulizia etnica nel Darfur (Sudan occidentale): risoluzione che è stata sostituita da una più blanda "dichiarazione" alla quale gli Usa si sono opposti.

Anche l'Unione Europea, "evidentemente preoccupata delle proprie divisioni interne e della relazione con Washington, non ha mostrato risolutezza e unità su varie questioni cruciali" - nota sempre Human Right Watch. Nonostante abbia proposto risoluzioni nei confronti della Russia, dello Zimbabwe e del Sudan lo ha fatto con minor decisione degli anni scorsi e alla fine non ha trovato consensi. Va anche ricordato che l'UE non ha sostenuto una risoluzione di condanna delle violazioni dei diritti umani in Cina, nonostante le recenti dichiarazioni del Parlamento europeo. In definitiva "i governi occidentali hanno perso la volontà politica di intraprendere azioni contro governi violatori, in particolare contro quei governi che recentemente si sono uniti nella lotta al terrorismo" - conclude la nota di Human Right Watch.

Ma ci sono stati anche segni positivi: quest'anno la risoluzione contro la pena di morte condanna la pratica con maggior risolutezza e chiaramente afferma che "l'esecuzione capitale nei confronti dei minorenni è vietata dalle leggi internazionali". Va segnalata infine la nomina di un esperto indipendendente per assicurare che la lotta al terrorismo internazionale sia condotta nel rispetto dei diritti umani. Vari governi, infatti, stanno coprendo diversi abusi in materia di diritti umani col pretesto di "combattere il terrorismo".

Varie organizzazioni chiedono da tempo una riforma della Commissione dei diritti umani dove siedono 25 Stati che non hanno ancora ratificato tutti i testi che dovrebbero far rispettare. Lo scorso anno Reporter senza Frontiere aveva avanzato la proposta di permettere la partecipazione alla Commissione solo a quei paesi che hanno ratificato l'insieme degli strumenti internazionali per la tutela dei diritti umani e aveva chiesto la soppressione delle mozioni di non-azione che impediscono qualsiasi dibattito su quegli stati che violano pesantemente i diritti umani. [GB]

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