Colombia: 21-02, solidarietà con le comunità di Pace

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Era il 21 febbraio del 2005 quando in Colombia sette persone, tra cui tre bambini, sono state trucidate dall'esercito governativo. Tra queste il leader della comunità di San José Luis Eduardo Guerra che aveva partecipato a vari Forum e alla marcia Perugia-Assisi. Numerosi testimoni oculari indicarono come responsabili del massacro membri dell'Esercito colombiano. Tesi confermata da diverse commissioni d'indagine formate da giuristi internazionali che sono andati alla zona del massacro. Il Governo e il vertice delle Forze Armate negarono immediatamente qualunque responsabilità militare accusando, con dichiarazioni contraddittorie e prive d'ogni fondamento, la Comunità di pace e i difensori dei diritti umani che l'accompagnano come fiancheggiatori della guerriglia.

Invece di indagare seriamente il terribile episodio, il Governo decise l'immediata militarizzazione dell'area, rompendo così il dialogo che, con tanta difficoltà, Luis Eduardo Guerra stava portando avanti con la Vicepresidenza della Repubblica, per farlo recedere dal tentativo di installare un posto fisso di polizia dentro la Comunità. Il primo aprile 2005 la polizia e l'esercito entrarono a San José provocando un altro esodo dei membri della Comunità di Pace, costretti a fondare un nuovo villaggio. E' a San Joselito Lugar de Dignidad dove vivono tuttora, praticando quotidianamente atti di resistenza civile nonviolenta per difendersi dalle continue minacce e vessazioni della Polizia Comunitaria e dell'Esercito. Dal 21 febbraio 2005 ad oggi, alla Comunità di Pace di San José de Apartadò sono arrivate migliaia lettere di solidarietà mentre molte altre sono state inviate da Enti e Organismi Internazionali per la difesa dei diritti umani alle autorità colombiane, civili e militari, per chiedere Verità, Giustizia e Riparazione.

Le risposte del Governo colombiano e delle Autorità militari sono state le tipiche di uno Stato schizofrenico, che invece di garantire la difesa della vita dei suoi cittadini continua a procurare la loro morte. Mentre l'apparato della burocrazia dell'impunità raccoglie le denunce fatte dalle vittime (trasferendole da un'entità all'altra, da un funzionario all'altro fino ai vertici più alti), la sua macchina di sterminio continua a funzionare. Il 17 novembre 2005 e il 12 gennaio 2006, Arlen e Edilberto, leader della Comunità di Pace e coordinatori della Zona Umanitaria Arenas Altas, sono stati barbaramente assassinati da alcuni militari della Brigata XVII a cui, non a caso, gli Usa hanno tagliato i finanziamenti, per le gravi violazioni dei diritti umani e per il suo ruolo nel massacro del 21 febbraio 2005.

Sebbene le autorità governative e militari colombiane continuino ad assicurare di rispettare i diritti umani, i tragici fatti riportati sono la conferma che nel paese continui la pratica del terrore. La militarizzazione dell'intera zona, dove è situata la Comunità, giustificata dal Governo nel quadro della lotta al terrorismo, si è manifestata in tutta la sua arroganza e violenza contro i membri della Comunità di Pace. Il programma di Sicurezza Democratica , asse principale del Governo Uribe, al quale queste azioni rispondono, viene utilizzato dalla Stato colombiano per legittimare le sue azioni illegali di intervento militare e paramilitare.

In occasione del primo anniversario di questo orrendo crimine, diversi enti locali ed organizzazioni sociali, in paesi come Spagna, Inghilterra, Svizzera, Portogallo, Germania, Italia, Belgio, Francia, Austria, Nuova Zelanda, Australia, Ecuador, Argentina, Venezuela, Perù, Colombia, Brasile, Cile, Costa Rica, Nicaragua, Sudafrica e Giappone, realizzeranno il prossimo 21 febbraio, la seconda giornata internazionale di solidarietà con la Comunità di pace di San Josè de Apartadò, nella quale si porteranno avanti delle attività di ricordo e denuncia con lo scopo di chiedere giustizia, verità e riparazione, e per non permettere che questo massacro - infanticidio, rimanga nell'impunità che caratterizza la violenza colombiana.

In Italia la rete Italiana di Solidarietà con le Comunità di Pace Colombiane, insieme ad A Sud e altre associazioni ed enti locali, hanno previsto una conferenza stampa di presentazione delle iniziative con alle ore 12.00 l'intervento presso la Provincia di Roma delle organizzazioni promotrici e dei referenti politici. Alle 16 si terrà un sit-in di fronte alla Ambasciata colombiana (Via Pisanelli,4 - Roma) durante la quale una delegazione di alto livello, consegnerà all'Ambasciatore colombiano la stessa lettera che simultaneamente sarà consegnata nelle ambasciate di Colombia in diversi paesi del mondo, in cui la comunità internazionale chiede la fine dell'impunità e il rispetto del diritto alla neutralità della popolazione civile. [AT]

Altre fonti: A Sud, Latinoamerica e tutti i sud del mondo

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