Armi: sarò il vostro commesso viaggiatore - dice Berlusconi

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Sarò il vostro "commesso viaggiatore". Così ha detto oggi il Presidente del Consiglio Silvio Berlusconi ai dirigenti delle principali industrie armiere italiane in occasione della presentazione ufficiale del primo volo del caccia M-346. ''Mi chiedete che il vostro presidente del Consiglio divenga il vostro commesso viaggiatore - ha detto Berlusconi. Lo sto facendo: credo che attirerò l'attenzione dei miei colleghi su questo nuovo prodotto della tecnologia italiana all'avanguardia nel mondo. Si prevede di avere ordinativi cospicui. Abbasseremo i costi attraverso la quantità". "Ciò - ha aggiunto il premier - è reso possibile dal gran peso che l'Italia gode in politica estera grazie al lavoro di questo governo: il presidente del Consiglio - ha sottolineato Berlusconi - ha assunto nel panorama internazionale un ruolo tale che gli permette di alzare il telefono in qualsiasi momento e di ottenere risposte immediate dai suoi interlocutori internazionali''. "Nel panorama globale - ha proseguito il Presidente - l'Italia può finalmente recitare il ruolo di protagonista, un ruolo che le spetta e che corrisponde al suo effettivo peso nelle questioni internazionali. L'Italia è la sesta potenza mondiale, ed è il terzo paese nel mondo che ha impegnato la sua potenza militare a supporto della pace"'. Per questo "attirerò l'attenzione dei miei colleghi internazionali su questo gioiello dell'Aeronautica militare italiana" - ha ripetuto Berlusconi rassicurando i rappresentanti di Aermacchi, Alenia e Finmeccanica. ''Si prevede di avere per questo gioiello ordinativi copiosi in modo da poter così abbassare i costi''. Il premier non avrebbe infine rinunciato alla solita battuta: ''Basta fissare la percentuale che spetta al Presidente del Consiglio che ovviamente devolverà a usi condivisi da tutti''.

Pronte le reazioni del mondo pacifista. "Finalmente il premier ha spiegato com'è che in questi ultimi due anni sono esplose le vendite di armi italiane" - ha commentato Francesco Vignarca della Rete italiana per il disarmo. "E non si può dire adesso che il Premier non sappia a chi le vendiamo". Sono giunte infatti a quasi 1 miliardo e 300 milioni di euro le autorizzazioni all'esportazione di armi rilasciate dal Governo nel 2003 con un incremento che sfiora il 40% rispetto ai circa 920 milioni di euro del 2002, quando già si era registrato un aumento del 6,6% rispetto al 2001. Nella lunga lista degli oltre 60 Paesi destinatari delle armi "made in Italy"

figurano nazioni in stato di conflitto (come India e Pakistan), verso i quali vige l'embargo da parte dell'Unione europea (come la Cina), una lunga lista di Paesi dove vi sono costanti violazioni dei diritti umani (dall'Arabia Saudita alla Malesia, dalla Nigeria alla Turchia) e Paesi altamente indebitati (come Bangladesh e Argentina) ai quali - secondo la legge 185/'90 che regolamenta la materia - non dovrebbero essere vendute.

"Non avevamo dubbi che questo governo non avesse scrupoli in materia di vendita di armi" - sottolinea Tonio dell'Olio di Pax Christi Italia. "Il Presidente del Consiglio ha finalmente esplicitato il suo rapporto con l'industria armiera. Un fatto che ci preoccupa ulteriormente visto anche l'elenco dei Paesi ai quali esportiamo le "nostre" armi. Da parte nostra continueremo a sostenere l'impegno per la riconversione dell'industria armiera" - ha concluso Dell'Olio.

Già dal febbraio scorso un cartello di organizzazioni si è attivato, proprio in Lombardia (sede delle industrie visitate oggi dal premier Berlusconi) per chiedere di riattivare la legge regionale per l'Agenzia per la riconversione dell'industria bellica istituita con la L.R. n. 6, dell'11 marzo 1994 che dall'insediamento della Giunta Formigoni è rimasta inattiva.

"Il fatto si commenta tristemente da sè" - nota Riccardo Troisi della Rete di Lilliput. "Il Presidente del Consiglio continua ad indossare senza troppe ambiguità la veste che non ha mai dimesso, quella di "mercante di morte", continuando ad aumentare le spese militari, modificando la legge sul controllo del commercio delle armi (185/90), sostenendo guerre illegali e riducendo gli aiuti allo sviluppo dei tanti sud del mondo. Per cui trovo coerente il suo impegno da commesso viaggiatore di armi, spero solo che i suoi viaggi si concludano presto e che l'Italia sia capace al più presto di avere un capo di governo che esporti una cultura di pace fatta di politiche di disarmo, prevenzione di conflitti e di rinnovata legalità internazionale" - conclude Troisi. [GB]

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