Afghanistan: Onu apra inchiesta sui crimini di guerra anche della Nato

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Cinque anni dopo la caduta del regime dei talebani le 80 organizzazioni non governative che operano in Afghanistan per l'Agenzia afgana di coordinamento per gli aiuti umanitari (Acbar), hanno chiesto ieri al Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite di garantire che siano fatte inchieste trasparenti sulle "accuse di crimini di guerra" che sarebbero stati commessi sia dai ribelli integralisti islamici, ma anche dalle forze afghane e straniere. "Sospetti persistono sull'impiego della Forza multinazionale nei crimini di guerra" - riporta la nota delle Ong alla delegazione del Consiglio di sicurezza che è in visita in Afghanistan da sabato scorso per una missione di valutazione delle minacce che pesano sul futuro del Paese, cinque anni dopo la caduta del regime dei talebani, il 13 novembre 2001.

"Mentre gli insorti usano bombardamenti omicidi che costituiscono crimini contro l'umanità, le forze della Nato sono accusate localmente di aver commesso crimini di guerra, incluso lo sproporzionato ed inutile uso della forza (bombardamenti a tappeto e raids), punizioni collettive, uccisioni extra-giudiziali, trattamenti inumani e degradanti durante la detenzione di prigionieri e arresti non sostenuti da prove sufficienti". "Noi - afferma il documento - non possiamo raggiungere i più vulnerabili e temiamo che siano stati commessi crimini contro l'umanità e crimini di guerra, ma non abbiamo i mezzi per verificare accuse tanto gravi perché non è possibile avere accesso ad alcune regioni del sud e dell'est dell'Afghanistan, teatro di violenti combattimenti".

Le Ong accusano inoltre i ribelli di avere "giustiziato" dei "collaboratori" del governo e addebitano ai "capi di guerra" reclutati dalle forze di sicurezza afgane "abusi di potere" e "irresponsabilità" nell'aver causato la morte di molti civili. "Le leggi umanitarie internazionali devono essere rispettate in ogni tempo e da ogni parte" prosegue la nota, aggiungendo: "sospetti persistono sull'impiego della forza multinazionale nei crimini di guerra".

Secondo le ong, il Consiglio di sicurezza "dovrà promuovere la sicurezza umana piuttosto che continuare ad agire in nome dei paesi membri dell'Onu che, malauguratamente, sono sempre più inclini a promuovere la loro sicurezza nazionale ad ogni costo". Perciò - conclude il documento - "è necessario rivedere le strategie attuali per prevenire ulteriori morti di afgani". Dall'inizio del 2006, la guerra in Afghanistan ha causato 5.452 morti, di cui 969 civili, 3.147 combattenti talebani o presunti tali, 1.159 militari afgani, 36 miliziani irregolari e 178 soldati della Coalizione multinazionale.

Intanto il Forum Solint (composto dalle Ong Intersos, Cisp, Coopi, Cosv e Movimondo) interviene sul problematico rapporto civile-militare, denunciando l'ambiguità dei Prt dell'Isaf/Nato, squadre provinciali di ricostruzione composte da militari che usano gli interventi umanitari ai fini della strategia militare e chiedendo una netta distinzione delle attività e finalità militari rispetto a quelle umanitarie.

Sulla proposta di nuova Conferenza internazionale, avanzata anche dal ministro degli Esteri italiano, le Ong di Solint affermano che "la discontinuità non passa dal disimpegno o dal ritiro dell'uno o dell'altro contingente militare dall'Afghanistan, ma da una piena assunzione di responsabilità della Comunità internazionale, compresa l'Italia e l'intera Unione europea, basata sulla chiarezza e condivisione degli obiettivi, della strategia, degli impegni politici e delle modalità operative per poterli raggiungere con successo". Mentre "la priorità assoluta va data agli aiuti per superare l'emergenza povertà e rispondere ai bisogni primari della popolazione ed alla cooperazione per garantire la ricostruzione e promuovere lo sviluppo". [GB]

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