Acli: immigrati vere vittime, troppa tolleranza dello sfruttamento illegale del lavoro

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"Il problema dell'Italia non sono gli immigrati ma i mali antichi del nostro Paese: l'illegalità, il lavoro nero, la malavita organizzata, l'assenza dello Stato in ampi territori della Penisola" Lo afferma il presidente nazionale delle Acli Andrea Olivero intervenendo sui fatti dei giorni scorsi, in Calabria. "Dove non c'è legalità - spiega Olivero - è impossibile la convivenza civile. Quanto accaduto a Rosarno ha posto in evidenza una questione risaputa e irrisolta: la situazione di sfruttamento e illegalità diffusa in ampie zone d'Italia e in molti settori lavorativi, quello agricolo in particolare, che non riguarda solo i lavoratori immigrati".

"E ancora - spiega Olivero - la presenza radicata della criminalità organizzata, l'assenza dello Stato non solo come presidio di ordine pubblico ma come presidio sociale. Il problema allora non è 'rimandare a casa gli immigrati', come si ostina a dire qualcuno, ma favorire la presenza regolare degli stranieri (molti di quelli presenti a Ronarno erano rifugiati o richiedenti asilo), ristabilire finalmente la legalità in quei territori e nel mondo del lavoro. Bene ha fatto oggi il ministro del lavoro Sacconi annunciando tolleranza zero contro il lavoro irregolare in agricoltura. Si poteva fare prima, ora speriamo che alle parole seguano i fatti".

Per quanto riguarda l'immigrazione, il presidente Olivero punta il dito contro chi "diffonde odio e fomenta paure, stravolgendo la realtà di un fenomeno che già oggi rappresenta per l'Italia una grande risorsa economica, sociale e culturale. Per questo motivo - conclude il presidente delle Acli - abbiamo voluto dare la nostra adesione alle iniziative che si vanno organizzando a marzo per sottolineare il valore prezioso e insostituibile della presenza degli immigrati nel nostro Paese".

Anche la presidente di Legacoopsociali, Paola Menetti, intervendendo ieri sui fatti di Rosarno che "stanno uscendo rapidamente dalle pagine dei giornali" sostiene che "la realtà che hanno segnalato resta presente e diffusa nel Paese". "Si è parlato di “emergenza”, ma non era la prima, nè a Rosarno, nè in Italia (ricordiamo Castelvolturno, Ponticelli, e quanto emerse dalle inchieste giornalistiche sulla raccolta dei pomodori in Puglia)".

"Davvero c’è stata e c’è in questo paese troppa tolleranza, verso l’illegalità che domina in molti territori, verso la diffusione di un lavoro nero che sconfina nello schiavismo, nel consentire che migliaia di esseri umani vivano in condizioni indegne per l’uomo, come se fosse normale e inevitabile che tutto questo accada, in un paese che si colloca tra i più sviluppati del mondo, che riafferma la peculiarità e le radici della propria civiltà, che sostiene di essere immune dal razzismo" - prosegue la presidente di Legacoopsociali. "Sostenere che la responsabilità prima è degli stessi immigrati e la risposta è la loro cacciata, vuol dire nient’altro che alimentare intolleranza e nuove future emergenze. C’è bisogno di ristabilire legalità, che è condizione di una possibile convivenza civile e di sviluppo in ampie zone di questo Paese".

"Ma non può darsi legalità - spiega Menetti - se non fondata sul riconoscimento ed il rispetto dei diritti inalienabili di ogni essere umano, a partire dalle condizioni di vita e di lavoro. In questa direzione ci pare vadano gli impegni importanti annunciati dal ministro Sacconi in queste ore, e ne attendiamo i concreti sviluppi. Sempre meno ci pare sostenibile la contraddizione tra la realtà di un paese che degli immigrati ha bisogno e si avvale, in agricoltura come nell’industria, e fin dentro le proprie case per l’assistenza, e politiche sull’immigrazione orientate ad enfatizzare le sole categorie dell’emergenza e della difesa dell’ordine pubblico".

"L’esperienza delle tante nostre cooperative sociali – conclude Menetti - che nella stessa Calabria, come in Campania, in Sicilia ed in tutto il Paese, ogni giorno si misurano con la realtà dell’immigrazione, tanto sul versante dell’accoglienza che su progetti e percorsi di interculturalità, di inserimento al lavoro, di integrazione nei territori, ci sostiene nel ribadire l’esigenza di politiche che connettano in modo trasparente rispetto della legalità, capacità di accoglienza e percorsi di integrazione, destinando a questo scopo le necessarie risorse. Serve a questo scopo un ben più vivo e concreto dialogo tra istituzioni e soggetti sociali ed economici, a livello nazionale e nei territori, convinti come siamo che una società capace di accogliere ed integrare piuttosto che respingere e umiliare, sia più giusta e più sicura ed anche più attiva e capace di sviluppo". [GB]

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