ONU: Israele deferito alla Corte Internazionale per il muro

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L'Assemblea Generale delle Nazioni Unite ha deciso che la questione del controverso muro che il governo di Ariel Sharon sta costruendo in Cisgiordania venga trasferita alla competenza della Corte internazionale di giustizia dell'Aja, massimo organo giuridico dell'Onu per risolvere le controversie tra Stati. La risoluzione, che non ha potere coercitivo, è passata con 90 voti favorevoli, sette contrari (tra cui quello di Israele e degli Stati Uniti) e 74 astensioni (compresi i Paesi dell'Unione Europea, guidata dalla presidenza di turno dell'Italia). Presentata su sollecitazione dei palestinesi, la risoluzione chiede che la Corte "emetta un parere sulle conseguenze legali conseguenti dalla costruzione del muro di separazione da parte di Israele, forza occupante nei Territori palestinesi occupati". Già il 22 ottobre l'Assemblea generale aveva approvato a stragrande maggioranza una risoluzione con cui si chiedeva a Tel Aviv di sospendere la realizzazione del "muro della vergogna", come è già stato battezzato.

La costruzione va avanti comunque e costa un milione di dollari al chilometro. Israele attraversa una delle crisi economiche più gravi della sua storia, è costretta a dolorosi tagli allo stato sociale, ma il governo di Sharon è assolutamente convinto della necessità di questa barriera per fermare gli attentatori suicidi. "Hanno cominciato a costruirlo da Jenin il 14 giugno del 2002 e, ad oggi, ne sono stati completati circa 150 chilometri" - riferisce PeaceReporter. "Il progetto finale prevede un percorso totale di 350 chilometri, esattamente quanto la Linea Verde e dovrebbe essere terminato per il 2005, ma su questo non ci sono dati certi. Non esiste un piano regolatore del muro o un progetto ufficiale del governo israeliano: le uniche informazioni disponibili sono le notifiche di esproprio che i palestinesi si vedono recapitare dall'esercito israeliano".

I numerosi problemi per la popolazione connessi alla costruzione del muro sono diffusamente riportati nel sito web dell'Ong Al-Haq. Ma non sono solo i palestinesi ad opporsi alla costruzione della barriera, gruppi israeliani come Ejjp (An Other Jewish Voice) o Gush Shalom si sono insieme dichiarati contrari a questa "prigione a cielo aperto". Proprio Gush Shalom parteciperà il 13 dicembre prossimo insieme a tanti altri movimenti pacifisti ad una manifestazione contro "il muro di separazione". [RB]

Fonti: UnNews Centre, PeaceReporter, Ejjp, Gush Shalom

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