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Torino, alla ricerca dei segni di speranza
Giustizia e criminalità
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In questo 11 settembre che non può non far pensare agli attentati di New York e Washington del 2001, i carovanieri si sono mossi per Torino alla ricerca dei segni di speranza, per tentare di dare una risposta alle realtà di disagio incontrate ieri.
In mattinata tre gruppi hanno incontrato tre luoghi di speranza:
- ACMOS, un'associazione che svolge attività di animazione nelle scuole, teatro di strada, collaborando tra l'altro con il Gruppo Abele e che ha il suo nucleo in un'esperienza di vita comunitaria tra giovani. Un segno di speranza perché cerca di creare nei ragazzi una cultura di responsabilità, legalità, democrazia, partecipazione attiva⅀ valori che non dovrebbero mancare nemmeno tra gli adulti.
- ASAI, associazione nata dall'esperienza di un oratorio, che organizza varie attività rivolte soprattutto ai ragazzi del quartiere, che è caratterizzato da una forte presenza di immigrati. In questa associazione abbiamo respirato un'atmosfera aperta all'incontro, alla conoscenza reciproca e al dialogo. Non quindi "lavorare per⅀" ma piuttosto "lavorare con⅀".
- CASA WIWA, cooperativa sociale che si occupa di promuovere sia prodotti artigianali del commercio equo e solidale, sia di diffondere un'economia più etica e solidale.
In cammino per la pace
Dopo l'incontro in piazza di p. Alex con la rete dei Comuni solidali, nel pomeriggio tutti i Carovanieri si ritrovano alla Tenda della Pace cercando di coinvolgere - tra un volantino e l'altro, un augurio di pace e qualche scambio di battute, alcuni sorrisi e qualche indifferenza, una danza e l'altra di un gruppo di peruviani - i passanti a prendere parte in serata alla marcia della Pace: momento intenso, significativo, particolare, carico di grandi emozioni, che in questo giorno triste e a pochi giorni di distanza dai fatti tragici iracheni e dagli attentati avvenuti in Ossezia, diviene ancora di più, oggi, nel presente, segno di speranza.
Per alcune vie del centro storico di Torino si sfila per la pace in una lunga e silenziosa marcia, alla cui testa ci sono i leader delle diverse religioni presenti in città, gli uni al fianco degli altri, dietro allo striscione con la scritta "La pace è possibile: se c'è Vita Piena per tutti, adesso non domani". La marcia si svolge in un clima di reciprocità, di scambio vicendevole di sguardi, di rispettoso silenzio: cattolici, ortodossi, chiese evangeliche, buddisti, musulmani camminano per alcune vie del centro e i loro volti sono illuminati dalla scia tracciata dalle torce.
Di fronte ai rispettivi luoghi di culto, ogni leader interviene, esprimendo un piccolo pensiero a favore della pace, una scelta che esige un forte e chiaro segno di testimonianza, di convivenza possibile, di impegno tra le diverse religioni. Alcune parole ci colpiscono: la fratellanza universale perché il mondo possa essere una sola famiglia; il punto d'unione nella fede in Dio, pur avendo professioni religiose differenti; la religione quale strumento di promozione della cultura umana e sua massima espressione, a servizio dell'uomo.
Alla conclusione della marcia, avvenuta in piazza Palazzo di Città, con la presenza di quasi 3.000 persone, c'è stato l'intervento finale della Società Civile, che ha ribadito il NO alla guerra senza SE e senza MA; l'ultimo intervento è stato quello di Maria Grazia Turri dell'Associazione "Un ponte per⅀", che ha sottolineato la gravità dell'attuale situazione irachena.
Ogni leader religioso consegna alla Carovana dei segni da portare all'appuntamento finale: la Bibbia (protestanti), il Corano (musulmani), la Candela e un drappo bianco (buddisti).
Il tutto termina nella chiesetta di S. Rocco con una piccola Veglia di Preghiera durante la quale, dopo aver unto i torinesi presenti all'insegna dell'invio reciproco, i carovanieri vengono unti con l'olio di Limone.
Fonte: Giovane e Missione