Sudan: dopo la pace rapporto di Amnesty sui crimini

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Dopo l'accordo di pace sottoscritto il 9 gennaio scorso tra governo sudanese e l'Esercito popolare di liberazione del Sudan, Amnesty chiede che il Consiglio di sicurezza dell'Onu riferisca della situazione del paese al Procuratore della Corte penale internazionale. "Lo stesso dovrà fare nei confronti di qualunque situazione analoga in cui si verifichino crimini di diritto internazionale. Il Consiglio di sicurezza ha ripetutamente manifestato la propria preoccupazione per l'incapacità del Sudan di porre fine all'impunità e deve pertanto agire in modo coerente" - denuncia l'organizzazione per i diritti umani in un rapporto sui crimini perpetrati nel paese.

"Ma poiché la Corte penale internazionale si occuperebbe solo di una piccola parte dei responsabili di crimini di guerra e crimini contro l'umanità, il Consiglio di sicurezza e la comunità internazionale devono sostenere un'ampia riforma del sistema giudiziario sudanese che consenta di processare gli autori di gravi violazioni del diritto internazionale dei diritti umani e del diritto umanitario - continua Amnesty - Il diritto delle vittime e delle loro famiglie a ottenere verità e giustizia è un elemento essenziale del processo di riconciliazione in Sudan. Perché la pace tra nord e sud sia duratura e cessino le violazioni dei diritti umani contro la popolazione civile attualmente ancora sotto assedio nel Darfur, è indispensabile che chi ha commesso questi abusi sia incriminato e sottoposto a processo".

La popolazione del Darfur continua a rischiare la propria vita nel tentativo di denunciare e di chiedere un risarcimento per le gravi violazioni dei diritti umani che subisce quotidianamente. La popolazione dei monti Nuba spera che la pace consentirà di conoscere il destino delle persone "scomparse". Le comunità soggette a pratiche schiaviste nel Bahr-el-Ghazal vogliono che i responsabili degli abusi commessi nei loro confronti siano processati e che i sopravvissuti ottengano un risarcimento. Gli avvocati del nord attendono la fine delle leggi d'emergenza, che bloccano attualmente centinaia di procedimenti su casi di tortura, affinché i propri clienti abbiano la giustizia che meritano. Nel sud, molte persone temono ancora i possibili attacchi delle milizie, che per anni hanno agito nella totale impunità.

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