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Pena di morte: speranze d'Africa, vittime negli Usa
Giustizia e criminalità
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Sono stati accolti dal Presidente della Repubblica i partecipanti al convegno con rappresentanti di Europa e Africa a confronto per cancellare la pena di morte. Dall'Africa arriva "un importante segnale di civiltà e di difesa della vita", come ha affermato in apertura il rappresentante della Commissione Europea, Alfonso Mattera. Con 12 paesi abolizionisti de jure e 18 de facto, infatti, l'Africa si colloca in prima fila nell'affermazione di un diritto umano fondamentale, quale è quello ad un ordinamento giuridico che non preveda la pena capitale. Ne ha dato prova il ministro della giustizia del nuovo governo liberiano, Kabineh Janeh che ha rivolto un appello alla Comunità di Sant'Egidio e alla Unione Europea perché aiutino il paese nel delicato momento di riscrittura della carta costituzionale del paese a partire dall'abolizione della pena capitale.
Anche il ministro della giustizia del Malawi, Henry Phoya, ha affermato di contare sul sostegno della Comunità, impegnata in Malawi nella lotta all'AIDS, con il programma DREAM e nella lotta alla malnutrizione infantile, perché "la pena di morte possa essere cancellata dall'ordinamento del Malawi durante il mio mandato come ministro della Giustizia". Un augurio che suona anche come un impegno personale, sottolineato con un caldo applauso dall'affollata platea. Dall'Africa si aggiunge anche la voce di N.A. Assogba, rappresentante del governo del Benin, paese abolizionista de facto (l'ultima condanna eseguita risale al 1987)e la voce, in video del premio Nobel per la Pace Desmond Tutu. A chiudere le parole di Vera Chirwa, una donna coraggiosa, che ha combattuto per l'affermazione dei diritti umani nel suo paese, il Malawi. Condannata a morte, insieme al marito, ha trascorso dodici anni in prigione in attesa dell'esecuzione. "Ogni volta che si apriva la porta, poteva essere per portarmi il cibo o per uccidermi". Oggi è commissaria per i diritti umani dell'Unione Africana. "Ho una richiesta da farvi: convincete tutti coloro che vogliono mantenere la pena di morte, che penso che sia utile. La pena di morte non è una favola, non è una cosa per dire, è degradante, violenta e uccide anche prima dell'esecuzione. Io ho vissuto tutto questo!".
Il convegno "Africa for Life" è stato il primo atto di una importante "tre giorni" nell'ambito della campagna "NO alla Pena di Morte", che si concluderà il 30 novembre con la celebrazione della Giornata delle Città per la Vita a cui partecipano centinaia di città del mondo. L'iniziativa mondiale chiede alle trecento città aderenti, l'illuminazione di un monumento-simbolico contro la pena di morte, per dichiarare la loro adesione. La Giornata internazionale celebra quest'anno la sua quarta edizione e ricorda l'anniversario della prima abolizione della pena di morte dall'ordinamento di uno stato europeo, da parte del Granducato di Toscana nel 1786. Amnesty International ha promosso una fiaccolata per mercoledi' 30, a partire dalle 17 di fronte all'Ambasciata degli Usa a Roma. 'Per la sua natura, la pena di morte e' inefficace e arbitraria e non ha potere deterrente nei confronti della criminalita'' - ha dichiarato Fosca Nomis, vicepresidente della Sezione Italiana di Amnesty International. 'Al contrario, produce piu' vittime e svilisce la societa' nel suo complesso'.
Tra i mille prigionieri messi a morte negli Usa nell'ultimo trentennio, numerosissimi avevano difficolta' economiche, appartenevano a minoranze etniche e avevano avuto una difesa legale largamente o del tutto inadeguata. Molti soffrivano di ritardo mentale o erano minorenni al momento del reato: queste due categorie sono esonerate dalla pena di morte secondo gli standard del diritto internazionale. Altri avevano gravi malattie mentali. Molti prigionieri, inoltre, sono stati messi a morte pur in presenza di forti dubbi sulla loro colpevolezza; ad oggi, 122 persone sono state rilasciate dai bracci della morte perche' ingiustamente condannate. L'80% di tutte le esecuzioni e' avvenuto in una manciata di Stati del Sud e quasi la meta' delle 1000 esecuzioni ha avuto luogo in Texas e Virginia. Illinois, New York e New Jersey hanno fermato le esecuzioni e in tutti gli Usa l'equita' e l'efficacia della pena di morte sono attualmente messe in
discussione da numerosi punti di vista. Negli ultimi anni, la Corte suprema ha vietato l'esecuzione di persone con ritardo mentale e dei minorenni al momento del reato.
'Cio' dimostra che negli Usa, in un futuro prossimo, sara' possibile dire basta alla pena di morte. Ora occorre che i politici a livello statale e federale dimostrino coraggio, saggezza e leadership e pongano fine alla pena di morte una volta per sempre' - ha aggiunto Nomis. 'Le vittime del crimine violento meritano rispetto, compassione e giustizia. La pena di morte non offre niente di tutto questo. E' una soluzione illusoria a forti pressioni sociali e, nella sostanza, rappresenta un fallimento di visione politica. Le risorse spese per le 1000 esecuzioni avrebbero potuto essere destinate a programmi di riabilitazione, sostegno alle vittime e prevenzione del crimine, oltre che a migliorare il lavoro delle forze
dell'ordine'. 'L'esecuzione di 1000 donne e uomini ha determinato costi umani incommensurabili per le vittime del crimine, per le famiglie di coloro che sono stati messi a morte e per tutti coloro che sono stati coinvolti in questi omicidi sanzionati dallo Stato. E' giunto il momento che gli Usa comprendano la definitiva inutilita' della pena di morte e si allineino alla tendenza mondiale verso l'abolizione di questa pratica crudele' - ha concluso Nomis. [AT]