Omaggio a Giorgio Alpi

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Oggi si celebrano i funerali di Giorgio Alpi, il papà di Ilaria, l'inviata del Tg3 assassinata a Mogadiscio insieme a Miran Hrovatin il 20 marzo 1994. La direzione e la redazione di Unimondo rivolgono le più sentite condoglianze alla moglie Luciana che le è sempre stata vicina nella ricerca della verità e durante la grave malattia.

 

Un padre, una madre che non si sono abbandonati al dolore ma che hanno lottato e lottano per sapere chi ha “commissionato” l’esecuzione di Ilaria e di Miran: sono diventati un simbolo di impegno civile, un esempio per tutti.

Giorgio era un medico di talento, sempre disponibile ad aiutare, prendersi cura di chi aveva bisogno: anche dopo che aveva lasciato la professione con una rara capacità di relazione umana.

Diceva sempre che “c’è un filo rosso che lega e percorre le stragi di questo paese e il duplice assassinio di Mogadiscio”, che giustizia e verità sono un diritto per chi è stato colpito e un dovere per chi ha responsabilità pubbliche.

Diceva anche “non ho tanto tempo, gli anni passano…..” In nome suo, nel giorno della sua morte vogliamo rilanciare l’appello “Verità e Giustizia”: ci sembra un modo concreto e visibile per rendere significativo il dolore per la sua perdita e l’impegno a portare avanti la sua battaglia insieme a Luciana alla quale ci stringiamo in un abbraccio.

Continuiamo il nostro “omaggio a Giorgio” con un’inedita cronistoria dell’amico Duccio Canestrini:

27 luglio 1993. Il giornalista Paolo Granzotto, vicedirettore del “Giornale” pubblica un articolo di scherno su Ilaria Alpi, definendo un suo servizio dedicato alla Somalia “un melenso pistolotto” e lamentando “il vezzo comune” a “certe inviatesse con i tacchi a spillo” di “ingannare il tempo, quando la cronaca non incalza, ripercorrendo le orme di Lévi-Strauss alla busca di tristi tropici”.

15 agosto 1993. Ilaria Alpi risponde all’articolo di Paolo Granzotto, ma la sua lettera non arriva in Italia per problemi di blackout delle comunicazioni a Mogadiscio.

20 marzo 1994 Ilaria Alpi viene assassinata in Somalia.

11 novembre 1994. “Il Venerdì di Repubblica” pubblica una lettera di Paolo Granzotto a Eugenio Scalfari, allora direttore del magazine settimanale, in cui lamenta di vedersi bersaglio dei sarcastici strali della rubrica di Dario Fo e Franca Rame “Che male vi Fo”, per il fatto di avere ironizzato su un servizio di Ilaria Alpi. Contestualmente “Il Venerdì” pubblica la lettera di risposta di Ilaria Alpi, che suo padre, il medico Giorgio Alpi, ha nel frattempo trovato tra le carte della figlia. La reporter smentiva (“i tacchi a spillo io non li porto neppure a Roma”) e ribatteva che il “Giornale” di Granzotto “preferisce riportare solo un’immagine oleografica, magari un po’ nostalgica, della Somalia. Senza accorgersi che un po’ di conoscenza di quel mondo, antropologica, perché no? (che orrore?) farebbe comodo al “Giornale”. Poi citava il pezzo di Granzotto e contestava: “Il 27 luglio non è affatto il Capodanno islamico, ma una festa contadina laica, quella della primavera. Dettagli, questi, senz’altro, per un giornalismo ‘maschio’ contrario ai melensi pistolotti ideologici”.

9 dicembre 1994. “Il Venerdì di Repubblica” 1994 pubblica una lettera dell’antropologo e giornalista Duccio Canestrini dove tra l’altro afferma: “Vorrei aggiungere una considerazione a giovamento degli orizzonti umani e culturali del signor Paolo Granzotto del “Giornale”. Sono stato inviato anch’io. E sono maschio e vivo, a differenza di Ilaria Alpi. Ho visto che cosa fanno i colleghi per ingannare il tempo, quando ‘la cronaca non incalza’. Qualcuno cerca una puttana. Qualcuno riposa. Qualcuno guarda la CNN nella sua stanza d’albergo. Qualcuno studia storia e antropologia. L’ultima occupazione non mi pare la peggiore”.

12 dicembre 1994. Giorgio Alpi chiama al telefono Duccio Canestrini, ringraziandolo, commosso, di essere intervenuto. "Tanto le dovevo", signor Giorgio.

Fabio Pipinato
(Direttore di Unimondo)

 

 

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