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Nepal: golpe del re e la minaccia ai diritti umani
Giustizia e criminalità
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Il re del Nepal Gyandendra, dopo aver assunto pieni poteri, ha "spento" l'informazione indipendente, emettendo un decreto in cui minaccia dure sanzioni nei confronti dei media che diano notizie non conformi ai dettati del monarca. L'editto è stato pubblicato sul quotidiano governativo Gorkhapatra. Ogni mezzo d'informazione che non rispetti "lo spirito del proclama reale", si legge, verrà punito. L'editto resterà in vigore sei mesi. Il black out totale dell'informazione voluto dal re sembra, intanto, aver sortito l'effetto di evitare che nella capitale Katmandu ci fossero adesioni allo sciopero proclamato dalla guerriglia maoista. Militari hanno presidiato le redazioni dei giornali e delle Tv per impedire ogni imprevisto sussulto della libera informazione. Nonostante, tuttavia, la repressione e il timore degli squadroni della morte, alcuni coraggiosi sono riusciti oggi, raggruppandosi in piccoli gruppi di una ventina di persone, a inscenare manifestazioni contro il golpe di Gyandendra. La polizia, in assetto anti-sommossa, ha disperso i dimostranti.
"Un grande abuso sui diritti umani" è stata la dura denuncia di Amnesty International, Human Rights Watch e dell'International Commission of Jurists che hanno recentemente denunciato violazioni ai danni di attivisti dei diritti umani: il Nepal ha raggiunto e superato la Colombia come numero di persone sparite, sparizioni che nella maggior parte dei casi sono imputabili all'esercito. Si tratterebbe di circa 1.400 persone di cui non si ha più traccia, spesso sparite dopo essere state tratte in arresto. L'11 ottobre 2004 la Commissione sulle sparizioni in Nepal, formata agli inizi di luglio dal Ministero degli Interni, ha pubblicato il terzo rapporto sui desaparecidos della guerra nepalese: le stime ufficiali parlano di 116 persone portate via dalle forze di sicurezza del governo dopo l'agosto 2003. Una cifra ragguardevole che secondo le Ong locali potrebbe essere molto più alta. Il regno himalayano ha registrato nell'ultimo anno il maggior numero di sparizioni al mondo. Ogni giorno, dunque, in Nepal almeno una persona viene rapita e rinchiusa in qualche prigione. Gran parte dei prigionieri verrebbero portati in caserme dell'Esercito trasformate in centri di detenzione e tortura.
"La comunità internazionale deve intervenire immediatamente per proteggere la popolazione" dicono le organizzazioni per i diritti umani preoccupate per le possibili torture e di detenzioni arbitrarie. "Una pesante battuta d'arresto alla democrazia multipartito nepalese che non può essere sostituita dal golpe del re". E' quanto viene espresso in un comunicato della presidenza dell'Unione Europea che ha dichiarato di essere preoccupata sulle limitazioni ai rappresentanti politici e civili della società ricordando la necessità di accertare il rispetto per i diritti civili e politici. A questo l'Unione Europea auspica una fase di negoziazione democratica per la risoluzione del conflitto e non quella militare che metterebbe a rischio la popolazione nepalese. Tra i paesi più influenti sul Nepal c'è l'India per la vicinanza geografica e per l'atavico interesse verso questo paese. Resta comunque improbabile un intervento militare da parte dell'India proprio perché questo avrebbe delle ripercussioni a livello internazionale e regionale. E comunque l'India, così come gli Stati Uniti, concede armi all'esercito nepalese, sotto il comando del re, per contenere la minaccia maoista: quindi non risulta del tutto estranea e imparziale alla vicenda.
A seguito della notizia del colpo di stato in Nepal, l'associazione per la difesa dei diritti della famiglie adottive, si è immediatamente attivata al fine di segnalare l'esigenza di un immediato interessamento Ministero degli Esteri circa la situazione delle famiglie italiane attualmente a Kathmandu in attesa di rimpatrio con i rispettivi figli adottivi. Ci preoccupa la non possibilità di contatti telefonici ed e mail, neppure negli Hotel di soggiorno. Inoltre la preoccupazione è relativa all'ultimazione delle pratiche c/o Ministeri Nepalesi per ottenere passaporto dei piccoli ed autorizzazione dell'Ambasciata di Calcutta e CAI (Commissione Adozioni Internazionali) di Roma per il rientro in Italia.
Il golpe del re si inserisce in un clima di scontro che è ricominciato nella metà del dicembre scorso con la guerriglia dei Maoisti - che ormai controlla tre quarti del paese - contro il potere governativo per costringere il governo al dialogo, alla pace e a misure a loro favore. I quattro partiti politici hanno chiesto ai maoisti di evitare il coinvolgimento dei cittadini, non utilizzando la rappresaglia attraverso sequestri ed estorsioni. I Maoisti non hanno accettato l'ultimatum dello scorso 13 gennaio e quindi il primo ministro ha annunciato che l'esercito nepalese sarà rafforzato e saranno indette nuove elezioni. Il parlamento rimane sciolto, e le prossime elezioni ci saranno ad aprile 2005. In realtà gli stessi partiti politici si erano divisi sulla necessità di indire elezioni in quanto questa decisione avrebbe creato una situazione di alta tensione, col rischio di nuove vittime. [AT]
Altre fonti: Equilibri, Amnesty International