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Migranti: 9 arresti per il Cpt, sentenza politica
Giustizia e criminalità
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Con una gravissima decisione, la Corte di Appello di Trieste ha confermato le pesanti condanne che il Tribunale aveva inflitto ad alcuni manifestanti che nell'ottobre del '98 avevano partecipato alla manifestazione contro il centro di detenzione, all'interno del Porto Vecchio. Sono nove le persone processate e condannate tra cui Luca Casarini e il consigliere regionale Alessandro Metz e altre due persone che sono state condannate ad un anno di detenzione. Altre due persone a dieci mesi e altre tre a otto mesi. "E' una sentenza politica, che non ha tenuto conto di nessuna delle eccezioni che i difensori avevano presentato nelle loro arringhe" scrive la redazione del Progetto Meltingpot che interpreta questa sentenza come un avvertimento nei confronti delle reti che si oppongono alla costruzione del Centro di Permaneza Temporanea di Gradisca d'Isonzo che sarà il più grande d'Italia.
Anche l'associazione 'A Sud' vuole esprimere il pieno sostegno e la propria solidarietà agli attivisti. "Sette anni fa, nel '98, erano in tanti a cercare di far chiudere uno dei primi campi di concentramento per migranti. Le prove, nonostante i video, le testimonianze, le immagini documentassero l'aggessione di poliziotti e finanzieri in assetto antisommossa, si sono ridotte alle sole testimonianze dei funzionari della Digos di Trieste. Il contesto, quello di una legittima iniziativa presa da attivisti e cittadini contro un luogo di violazione di ogni diritto o principio democratico, è stato descritto dalla Procura Generale come una "preordinata azione criminosa organizzata militarmente". "Fa riflettere e desta preoccupazione che vengano processti coloro i quali si battono per chiudere luoghi indegni che hanno come unico effetto non quello di fermare pericolosi criminali ma quello di accrescere la spirale di odio contro l'occidente ed aumentare le fobie ed il razzismo che già alcune forze politiche si apprestano a cavalcare" ha precisato l'associazione 'A Sud' che invita la società civile italiana, i singoli cittadini e le forze politiche democratiche, progressite ed ecologiste a mettere in campo ogni iniziativa per evitare una deriva razzista e di totale chiusura verso qualsiasi concetto di diversità.
E non più tardi di una settimana fa anche l'Arci si è vista negare dal Ministero degli Interni l'autorizzazione ad entrare nel Centro di detenzione di Lampedusa e nell'area del porto in cui sbarcano gli immigrati che arrivano dal mare, per constatarne le condizioni e fornire loro informazioni sui diritti di cui godono. E' da sottolineare che l'Arci è iscritta regolarmente al Registro nazionale degli Enti riconosciuti dal Testo Unico sull'immigrazione e operante su tutto il territorio nazionale da più di 15 anni. " Siamo indignati e preoccupati per il perdurare di questo atteggiamento oscurantista e illiberale del nostro governo, che cerca di tenere nascosta la condizione reale dei migranti rinchiusi nei centri di detenzione e di impedire che essi vengano a conoscenza dei propri diritti". "Non è infatti tollerabile, la presenza di "zone franche" in cui non valgano le garanzie previste dallo stato di diritto; non è possibile che i contatti con i migranti siano gestiti esclusivamente da enti legati al governo da rapporti economici come gli Enti gestori dei Centri" ha precisato l'Arci che continuerà a controllare la situazione a Lampedusa e negli altri Centri di detenzione anche in assenza di un permesso da parte del Ministero. [AT]
Altre fonti: A Sud